Il Forlanini, da ospedale a casa degli invisibili all’insegna del degrado

Violenza, spaccio, abusivismo e morte fanno da contorno ad un contesto in completo degrado

Ospedale: struttura sanitaria per il ricovero di malati e/o malati terminali che non possono essere curati dai propri familiari. Consultando il vocabolario si trova questa definizione, in pratica un vago ricordo di quel che era l’ospedale Carlo Forlanini.

Situato in piazza Carlo Forlanini 1, porta il nome di uno dei principali estimatori e seguaci, in Italia, del professor Robert Koch, Premio Nobel per la medicina nel 1905 e scopritore dall’agente patogeno della tubercolosi. Fu inaugurato il 10 dicembre 1934 e fino a poco tempo fa era considerato una delle principali strutture ospedaliere romane.

La storia insegna che alle volte una struttura, un concetto, un luogo, concepiti ed ideati per un determinato scopo, diventano vittime di loro stessi, mutando, per poi sprofondare nell’esatto contrario. E’ il caso dell’ospedale Forlanini, quel posto che ha aiutato a curare tante vite, ora è teatro di violenza, abusivismo, degrado, droga e morte.

Una foto d'epoca della struttura ospedaliera
Una foto d’epoca della struttura ospedaliera

Facendo un piccolo passo indietro torniamo al 2008, anno in cui si decide che la struttura sarebbe stata svuotata e pian piano dismessa. Tra questa idea ed il fatto di metterla in pratica passa del tempo. Si arriva al 2014, anno nel quale l’ospedale viene dismesso per poi essere ceduto alla Regione Lazio l’1 gennaio 2015. Da quando il Forlanini smette di essere operativo iniziano i problemi.

E’ una struttura grande e dismessa, in pratica, un giardino dell’eden per i senza tetto; difficile intuirlo? Apparentemente no, ma evidentemente a nessun organo istituzionale era venuto in mente che quella sarebbe potuta diventare la “terra di nessuno”.

Arrivando ad oggi, sulla carta, l’ex ospedale appartiene alla Regione Lazio, ma come detto in precedenza invece viene utilizzato da loro, dagli invisibili: disadattati, pusher, stranieri irregolari, ma anche cittadini italiani in completo stato di povertà. Li vogliamo chiamare invisibili perché i fatti questo dicono. Si occupa abusivamente, si spaccia, si fa della violenza, insomma si delinque, però stando nella “terra di nessuno” non succede granché, a meno che non ci scappa il morto.

Sara Bosco
Sara Bosco

Sara Bosco, 16 anni, capelli biondi e grandi occhi azzurri. E’ lei che l’8 giugno 2016 è deceduta per un’overdose (si attendono ancora risultati ufficiali sulla sostanza che ha causato il decesso), una giovane vita è stata spezzata così. Sarebbe omicidio volontario e non più suicidio, come si era paventato inizialmente. Ci sarebbe un fermo per un pusher al quale sarebbe imputato questo capo d’accusa. L’adolescente era instabile a livello d’umore e non era nuova all’uso di tossicodipendenti.

Notizia di giornata: sgomberato l’eco ospedale Forlanini dagli abusivi. Ormai è così, fila quasi come una formula matematica, se ci scappa il morto si agisce, altrimenti la “terra di nessuno” la si ignora, tanto loro esistono ma non vivono, loro sono gli invisibili. Peccato che già nel maggio 2014, un padiglione abbandonato del Forlanini fece da palcoscenico ad un tentato stupro di branco.

Sei romeni (tra cui due donne) derubarono e tentarono di violentare una prostituta, loro connazionale di 19 anni, riuscita a scampare all’incubo lanciandosi da una finestra. Tre del branco vennero presi ed indovinate un po’? Tutti senza fissa dimora, con piccoli precedenti alle spalle, che spesso dormivano negli edifici abbandonati del nosocomio.

Si, proprio loro, gli invisibili, ma alla fine non ci era scappato il morto, ne c’era stata violenza sessuale e provvedimenti seri evidentemente non sono stati presi, a dirlo non siamo noi ma coloro che quando sono lampanti, sono indiscutibili: i fatti.

Una mappa dall'alto dell'ospedale
Una mappa dall’alto dell’ospedale

Eppure questa “domus” di melma con un odore nauseabondo di morte, o ancor peggio di chi è in vita ma è già morto, non sembra recare grossi pensieri o preoccupazioni alle figure istituzionali.
Al suo interno sono ancora presenti composti chimici e materiale dedito al lavoro (microscopi ad esempio), ma nessuno se ne cura.

E’ una situazione molto simile all’ex fabbrica di penicillina presente in via Tiburtina, della quale vi parlammo tempo fa. Anche quella ora è stata posta sotto sequestro, ma prima è dovuto verificarsi un rogo ed i famigerati lavori del raddoppio della Tiburtina. Anche qui, i fatti, ci dimostrano come la “terra di nessuno” resta invisibile agli occhi se nulla di eclatante accade.

A giorni ci sarà l’elezione del nuovo sindaco di Roma e sarà uno tra Virginia Raggi e Roberto Giachetti. Ecco, noi come giornale vogliamo consegnare al futuro Sindaco questa istantanea di quello che era l’ospedale Forlanini e di quello che è diventato.

Roma non può più essere la casa degli invisibili, Roma deve tornare all’altezza del suo nome.


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