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“I Fantasmi di San Berillo”, il documentario di Edoardo Morabito al Teatro Biblioteca Quarticciolo

Venerdì 9 maggio proiezione del lavoro premiato al Torino Film Festival 2013

Venerdì 9 maggio, alle 20, al Teatro Biblioteca Quarticciolo si terrà la proiezione del documentario di Edoardo Morabito “I Fantasmi di San Berillo”, premiato come Miglior Film per Italiana.doc Torino Film Festival 2013. Ingresso libero fino esaurimento posti disponibili.

1958: è l’anno della legge Merlin con cui in Italia si chiudono i bordelli, e anche l’anno in cui San Berillo viene raso al suolo e i suoi 30.000 abitanti deportati nel quartiere periferico. Di San Berillo ne rimane un pezzetto: un buco nero al centro della città, crocevia delle storie che l’hanno attraversato tra mito, cultura popolare e case chiuse; e dove dal ’58 si riversano migliaia di prostitute da tutta Italia, dando vita a uno dei quartieri a luci rosse più importanti del mediterraneo. Anno 2000: un blitz delle forze armate mette fine al quartiere proibito. Ancora una volta gli abitanti di San Berillo sono costretti ad abbandonare le loro case.

995586_10202563329431810_1149497486_n-642x336Holly e le altre prostitute rimaste vivono sospese in un paradosso temporale e urbanistico. Affacciate dalle porte finestre sulle vie desolate e deserte, attendono quei pochi, affezionati clienti che ancora le vanno a trovare. Tutte vogliono andarsene, ma nessuna di loro sembra riuscirci. Il fantasma di Goliarda Sapienza ritorna tra i vicoli in cui è cresciuta per ritrovare “l’architetto di lava” e quegli esseri mezzo donna e mezzo uomo che vi abitavano. Franco, un ottantenne, vive nella sua casa fatta di macerie e sogna della sua giovinezza, quando lavorava nei bordelli dove puliva i letti delle prostitute. Orazio, un deportato che si aggira per il quartiere con la sua insanabile nostalgia per il mondo perduto, tenta di portarsi a casa le pietre e i resti del quartiere distrutto. Vincenzo, un’altro deportato, vive da solo, abbandonato da moglie e figli, nel quartiere impersonale costruito appositamente per i vecchi abitanti del centro storico.

San Berillo, con i suoi fantasmi che si aggirano per le stradette, e che se solo ti fermi ad ascoltare prendono vita come voci avide di spazi e tempi per esplodere in un canto doloroso e ironico, è lo scenario dismesso dell’eterna migrazione degli ultimi, dei miserabili.

San Berillo è un luogo della fantasia; un non luogo nella realtà irrappresentabile; un cimitero di storia e cultura e il ventre da cui è generato il segno smarrito del mondo antico che risuona, tra il rombo di un motorino e l’altro, attraverso i secoli. E i suoi fantasmi ci sognano, a noi che siamo gli spettatori-attori ad occhi chiusi di un dramma in atto unico: il vuoto, l’oblio, l’incessante ripetersi del tutto che non ha mai una forma definitiva, ma vive in queste storie che tracciano, dolorose e ironiche, una continuità tra un passato idealizzato e un presente da ristrutturare.


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