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“La “questione fedeltà” finita nel calderone della legge sulle unioni civili – così il filosofo e politico Massimo Cacciari, in una intervista a “La Repubblica”, dopo l’approvazione in Senato – “un dibattito fra ubriachi su un concetto nobile””.
Comunque la si pensi sulla “questione fedeltà” e in generale sulle unioni civili, in effetti, non si potrebbe che concordare – dopo avere ascoltato per giorni le minoranze, la maggioranza e i suoi “riservisti” delle varie “Legioni straniere” – con il filosofo e politico Massimo Cacciari. Uno dei pochi, guardando in particolare a sinistra, a dimostrarsi ancora sobrio.
“Mi sposo” ha annunciato Ivan Scalfarotto il quale – oltre che sottosegretario alle Riforme e ai Rapporti con il Parlamento – è uno strenuo lottatore per i diritti dei gay”.
Auguri. E peccato che, essendo per ora saltata la “stepchild adoption”, non gli si possa augurare il classico “auguri e figli maschi”.
“L’approvazione in Senato delle unioni civili – così, invece, i sempre più tracotanti “verdiniani” – è merito nostro. Senza di noi, ormai, il Governo non ha più la maggioranza a Palazzo Madama. Noi, insomma, siamo il paracadute che impedisce a Renzi di schiantarsi”.
Potrebbe essere pure così. Ma quanto finirebbe per costare, a Matteo Renzi, quel paracadute? Per continuare a farlo aprire, innanzitutto, pagando, ai “verdiniani”, il prezzo per il servizio. Ma, soprattutto, per continuare a trattenere nei ranghi del suo partito quella minoranza che non accetta di vedere, di giorno in giorno, un Pd sempre più scolorito e sfilacciato. Con un incombere, sul fortino del Nazareno, di “Nuvola bianca”-Verdini con la sua tribù degli Apalachee (la tribù il cui nome, tradotto, è “il popolo dell’altra riva”).
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