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Il caso Ustica 43 anni dopo

Ancora un "muro di gomma" per nascondere la verità su quella che sembrava una sera tranquilla

“Mamma e Papà torneranno da me, perché non lascerebbero mai la propria piccola qui sola. Mi vogliono troppo bene per abbandonarmi. Tornate presto vi prego”.

Così scrive, sul suo Diario, Linda Lachina, la figlia di Giuseppe Lachina e Giulia Reina, marito e moglie partiti insieme quel 27 Giugno del 1980 – su quel DC 9 ITAVIA, Sigla I-TIGI, Volo Bologna-Palermo – e mai più ritornati dallo loro Linda.

Quell’aereo, partito da Bologna Borgo Panigale e diretto a Palermo, Punta Raisi. volava sicuro su una rotta del tutto ufficiale (l’Aerovia “AMBRA 13”) ma nell’ombra di quelle sue ali scoppiò un conflitto tra Stati, una scena di guerra e non era un film. 

Alle 20 e 59 del 27 giugno 1980, sul braccio di mare compreso tra le Isole italiane di Ponza e Ustica, la caduta di quel DC 9 causa la morte di ottantuno persone (66 adulti, 11 bambini tra i due e i dodici anni, due bambini di età inferiore ai 24 mesi, oltre ai 4 uomini dell’equipaggio). È la “strage di Ustica”, una delle più pesanti registrate nel nostro Paese. Come ha ricordato Andrea Purgatori che 43 anni fa, da cronista, seguì quella storiaccia, poi dopo 43 anni il “muro di gomma” della strage di Ustica non si è ancora sgretolato. (*)

Non conosciamo ancora tutta la verità su quel 27 Giugno 1980, ma una certezza – anche giudiziaria – c’è da tempo e la troviamo – stampata nero su bianco nella Sentenza-Ordinanza firmata dal Giudice Istruttore Rosario Priore in data 31 Agosto 1999. Scrive, infatti, Priore che in quella sera che sembrava tranquilla:

  • “[…]. E’ stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione che è propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta, contro il nostro paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto.“. E ancora; “[…]. il disastro di Ustica ha scatenato processi di deviazione o comunque di inquinamento delle indagini. Gli interessi dietro l’evento e di contrasto di ogni ricerca di verità sono stati tanti, e non solo all’interno del Paese, ma specie presso istituzioni di altri Stati, tali da ostacolare, specialmente attraverso l’occultamento delle prove e il lancio di sempre nuove ipotesi, con il chiaro intento di soffocare l’inchiesta, il raggiungimento della comprensione dei fatti …”.

Dunque, da tempo è chiara la sequenza temporale dell’azione e sono noti gli attori, almeno nella loro nazionalità, se non nei nomi. I nomi che si sanno, sono solo quelli delle 81 vittime https://www.stragediustica.info/le-vittime.html – e del vero bersaglio di quell’azione di guerra: il Colonnello Muammar Gheddafi, al tempo padre-padrone della Libia, che più tardi sarà oggetto di una richiesta di imputazione per crimini contro l’umanità da parte dell’allora Procuratore del Tribunale Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo e dell’avvio, in ambito ONU, (Risoluzione n.1973, del 17 Marzo 2011) di un’azione di “no-fly zone” con bombardamenti aerei e di un conflitto civile al termine del quale Gheddafi. verrà catturato e giustiziato sommariamente a Sirte, sua città natale. 

Era il 20 Ottobre del 2011.

La Sentenza-Ordinanza del Giudice Priore, a 19 anni da quella strage, ha acceso una luce, forte, sul buio steso da militari e politici del tempo su quella notte di tragedia, ma non ha trovato quella che, in gergo poliziesco, si chiama la “pistola fumante” e dunque quella luce si è spenta di nuovo. Ma come potete leggere appresso c’è chi, testardamente e a piena ragione, la vuole accesa e fa di tutto perché quella luce non si spenga.

“Luci per Ustica”: un Docufilm per non dimenticare

  • “27 giugno 1980, un DC9 dell’Itavia scompare improvvisamente dai radar quando si trova sul cielo dell’isola siciliana di Ustica. È partito da Bologna con 81 persone a bordo tra equipaggio e passeggeri, sta per arrivare a Palermo, ma non ci arriverà. Si inabissa dopo essere precipitato in mare colpito da un missile.”

Oggi le luci per Ustica sono 81 lampadine, volute dall’artista Christian Boltanski, che si accendono e si spengono come un cuore pulsante nel Museo per la Memoria di Ustica di Bologna. Sono anche, però, ciò che ha rischiarato il buio sui motivi dell’abbattimento dell’aereo, fino ad arrivare a una verità giudiziaria seppur parziale. (**)

 

Il documentario, prodotto da Sonne Film in collaborazione con Rai Documentari, lega il percorso compiuto dai familiari delle vittime della strage di Ustica e il museo che è stato voluto e concepito perché rimanesse memoria della tragedia. Luci per Ustica, in onda oggi su Rai 3 in occasione dei 43 anni dal disastro, ha sullo sfondo la Bologna di allora; in primo piano una serie di testimoni d’accezione che accompagnano la ricostruzione dei fatti del giugno 1980.

Carlo Lucarelli, l’Avvocato Alessandro Gamberini e Walter Veltroni inquadrano il periodo storico rievocando gli scenari inquietanti dei conflitti internazionali che si stavano consumando sul Mediterraneo. Marco Damilano e Marco Paolini tracciano un quadro sul comportamento che la politica assunse, nel dubbio che sia stata ingannata o complice del disastro.

Sulla Bologna dell’epoca parlano Romano Prodi, l’ex sindaco di Bologna Walter Vitali, lo scrittore Loriano Macchiavelli.

Il cardinale Matteo Zuppi, Presidente della CEI, e il teologo Vito Mancuso spiegano come si elabora un lutto davanti a un evento traumatico e trattano le implicazioni filosofico-morali di una perdita senza un perché e, in molti casi, senza una tomba sulla quale piangere. Infine lo scrittore e sociologo Luigi Manconi riflette sulla giustizia fatta e su quella ancora da compiere alla ricerca di chi diede l’ordine di sparare il missile e di chi premette il pulsante. In chiusura, la poetessa Mariangela Gualtieri legge una sua poesia scritta appositamente per il documentario.”. (Fonte: Ufficio Stampa RAI)

(Nota: “Luci su Ustica” è stato trasmesso ieri 27 Giugno, alle ore 16,05, sul Terzo canale della RAI).

43 anni sono un mare di giorni (esattamente 15.695) e una montagna di ore (esattamente 376.680). Un tempo infinito durante il quale la verità sulla strage di Ustica è stata tenuta nascosta da chi sapeva, è stata strumentalizzata per fini non proprio, onorevoli, come il mantenimento del potere e la ragione di Stato; ha prodotto almeno altre 20/25 morti, liquidate frettolosamente come “suicidi” come, ad esempio, quelle dei due piloti italiani delle Frecce Tricolori – il Tenente Colonnello Ivo Nutarelli e il Tenente Colonnello Mario Naldini – che la sera del 27 Giugno 1980 erano in volo sul mare di Ustica e avevano visto la battaglia aerea svoltasi tra aerei americani, francesi, libici, ma anche italiani, che è costata la vita a quegli 81 nostri concittadini innocenti. Quei due piloti moriranno il 28 Agosto 1988 in una collisione tra i loro due velivoli in volo nel cielo della base aerea NATO di Ramstein, in Germania.

Quella strage aveva un obiettivo inconfessabile: colpire ed uccidere il Colonnello Gheddafi, in volo quella sera su Ustica. Un’azione da “guerra sporca”, un’azione che – come occidentali – non avremmo mai potuto rivendicare a viso aperto. Quella strage ha, invece, prodotto 81 morti innocenti. Il relitto di quell’aereo è oggi presente alla nostra Memoria a Bologna, nel Museo per la Memoria di Ustica, fortemente voluto dall’Associazione dei Parenti delle Vittime di quella strage. All’interno del Museo 81 luci ricordano quelle vite spezzate e, di lato alla carcassa dell’aereo che se non fosse la bara di quelle 81 vite potrebbe sembrare quasi un’opera d’arte, sei casse coperta da drappi neri, come fossero sacelli, contengono gli oggetti che il mare Tirreno ha restituito, insieme a solo 39 corpi di quelle 81 vittime.

Quel Museo è certo un luogo per ricordare, ma anche per i parenti ancora in vita (e per tutti noi) un luogo dove piangere quelle vite spezzate. Nostro compito è fare Memoria di quella strage e di quelle vite spezzate, non solo per ricordare, ma anche per dare un futuro a quella Memoria. (***)

(*) Racconta Andrea Purgatori, al tempo della strage di Ustica cronista del Quotidiano “Il Corriere Della Sera”, che il giorno dopo quell’”incidente” aereo ricevette una telefonata da un militare, all’epoca controllore di volo a Palermo (al tempo, negli Aeroporti tutti gli addetti a quella mansione erano militari) il quale gli comunicò che il DC 9 ITAVIA del volo Bologna-Palermo del 27 Giugno, era stato “tirato giù da un missile”. Aggiungendo poi: “Non farti fregare”. Occorre ancora ricordare che – al tempo di quella strage – avendo il Colonnello Gheddafi il possesso del 15% delle azioni della torinese FIAT, il Corriere della Sera rientrava, in parte, nella sua disponibilità essendo quel Quotidiano tra le proprietà della FIAT.

(**) L’’artista francese Christian Boltanski è noto per il suo consolidato rapporto con fatti che riguardano la Memoria. Prima delle 81 lampadine per le vittime della strage di Ustica vanno ricordate le sue istallazioni, disseminate per la città di Bologna, costituite da grandi foto dei volti di partigiani che “osservano” la vita cittadina. E ancora le istallazioni formate da campanelli istallati, in Cile, nei pressi delle fosse comuni nelle quali sono stati rinvenuti i corpi delle vittime del regime del Generale Augusto Pinochet. 

(***) Per inquadrare perfettamente il significato della strage di Ustica anche a livello, diremmo così, bolognese, va ricordato che la città di Bologna fu colpita, dopo quella strage, dalla strage fascista-piduista del 2 Agosto 1980 alla Stazione ferroviaria (85 morti e oltre 300 feriti) e  poi, dal 19 Giugno 1987, al 21 Ottobre 1994, dai fatti delittuosi noti come i “crimini della Uno bianca”, consistiti in 102 azioni criminali compiute da un gruppo di Agenti della Polizia di Stato della Questura cittadina, dichiaratamente nazifascisti. Tutti crimini a sfondo razzista che causarono ben 23 morti e oltre 100 feriti.


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