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Il registro delle inutilità – Il bambino come un “abat jour”

Fatti e misfatti di marzo 2016

Il registro delle inutilità

“Gli italiani i quali avevano creduto che, iscrivendosi al “Registro pubblico delle opposizioni”, non sarebbero stati più infastiditi dai “call center” della pubblicità – perfino nelle ore dedicate al riposo – stanno continuando, invece, ad essere scandalosamente disturbati”.

telefono_anziano_truffaGiusto, allora, chiedersi: ma non c’è nessuno con l’autorità di far rispettare questo “Registro pubblico delle opposizioni”? Sembrerebbe proprio di no. Ma, poi, a che cosa servirebbe l’intervento di un’autorità, considerato che non è stata sanzionata, per i trasgressori, alcuna penalità? Una delle tante normative all’italiana, insomma, tutto fumo e niente arrosto. Che il “premier” Renzi, tuttavia, potrebbe perfezionare e rendere efficace. Anche nel suo interesse. Non riceverebbe più, tra l’altro, le telefonate di Angelino Alfano.

Il bambino come un “abat jour”

“L’attrice televisiva americana Sherri Shepherd e suo marito – un certo giorno – hanno avuto voglia di un figlio, ma, forse per non affaticarsi troppo, lo hanno commissionato, pagando, ad una “donna-incubatrice” della Pensylvania. Poi, però, l’attrice Sherri e suo marito hanno divorziato prima che il bimbo nascesse e, quando il bimbo è nato, hanno dichiarato, ognuno, di non volerlo più”.

Commissionato e comprato, insomma, ma poi lasciato in “fabbrica”. Come un oggetto d’arredamento qualsiasi che non piaccia più. Come se ci fose stato, magari, il periodo per un diritto di recesso. Solo che il giudice della Pensylvania l’ha vista in un altro modo. E ha sentenziato che lei, l’attrice Sherri, va considerata la madre legale del bimbo e che, dunque, dovrà versare 4 mila dollari al mese per il suo mantenimento più le spese mediche fino al suo diciottesimo anno. L’attrice Sherri, così, ha potuto sì divorziare da suo marito, ma non anche, come le sarebbe piaciuto, dal piccolo che “non le andava più”. E si è solo all’inizio. Troppe in futuro, nel bene e nel male, se ne dovranno sentire. Purtroppo.


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