

La prefazione al libro del Prof. Luciano Giovannini
Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante.
(Kahlil Gibran)
Matteo Simone ci conduce, con le sue domande sempre acute e mai banali, verso la scoperta delle ambizioni e dei sogni, raggiunti o irraggiungibili, di alcuni più o meno noti atleti. La delicatezza con la quale l’autore pone le domande fa sì che gli intervistati si trovino a proprio agio, come in un ipotetico salotto di casa dove conversare amabilmente con un amico.
Ma il caso vuole che questo amico sia anche uno psicologo e uno psicoterapeuta dello sport che riesce, con semplicità ma con estrema professionalità, a scandagliare le profondità e a rovistare negli angoli dell’essere.
Una delle frasi di Sigmund Freud che mi ha particolarmente colpito è la seguente: “Lo psicoterapeuta deve essere sufficientemente sano, ed essere stato in odore di malattia, tanto da comprendere quella dell’altro, in particolare la malattia di vivere”.
Perché ho voluto citare questa frase? Semplicemente per sottolineare il fatto che Matteo Simone non è semplicemente uno scrittore o un “esploratore professionista della mente”, ma anche un uomo che ha in sé gli stessi cromosomi degli intervistati, le stesse passioni, le stesse debolezze, le stesse aspirazioni. In ognuno dei singoli capitoli nel quale il libro è diviso si può scorgere il percorso che gli atleti interpellati, runners, cestisti, calciatori e nuotatori, hanno dovuto affrontare, tra sudore e rinunce, per raggiungere gli obiettivi prefissati, che siano essi la maglia azzurra, il Passatore, la Badwater, le Paralimpiadi o il Tor des Geants.
Leggendo questo libro scoprirete che l’autore tende a porre ai propri interlocutori domande simili per tono e contenuto (“Qual è stato il tuo percorso nella pratica sportiva?” “Quali fattori contribuiscono al benessere e performance nello sport?” “Chi ha contribuito al tuo benessere e/o performance?”) e rimarrete sorpresi dalla varietà delle risposte alle stesse. Quello che non cambia è il denominatore che accomuna chi pratica uno sport a vari livelli e con diverse ambizioni: la ricerca dello stare bene, quello stato cioè che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano e caratterizza la qualità della vita di ogni singola persona all’interno di una comunità. Il miglior equilibrio possibile tra il piano biologico, il piano psichico ed il piano sociale dell’individuo.
Un’altra domanda piuttosto frequente riguarda la resilienza: “Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?”
La risposta di Paola Sanna mi sembra davvero illuminante sul come un’atleta riesca a gestire le difficoltà incontrate: “i momenti di crisi in una disciplina come l’ultramaratona sono assolutamente inevitabili. Si cade, ma bisogna sapersi rialzare senza mollare mai. È così che anche quello che ci sembra impossibile, diventa possibile.
Se non ci si fa prendere dall’ansia, ma si rimane calmi, si riesce a superare tutto. Bisogna saper aspettare e pazientare, perché tutto passa e i momenti di serenità, in cui recuperiamo le forze e ci sentiamo meglio tornano dentro di noi. Questa è anche la mia filosofia di vita”.
La mente riesce in qualche modo a ricucire gli strappi, almeno quelli che la stessa aveva causato. A questo proposito mi piace citare una frase di Pietro Trabucchi, psicologo e coach esperto in resilienza: «C’è una buona notizia: ora sappiamo con certezza che gli esseri umani sono stati progettati per affrontare con successo difficoltà e stress.
Discendiamo da gente che è sopravvissuta a un’infinità di predatori, guerre, carestie, migrazioni, malattie e catastrofi naturali. Noi siamo costruiti per convivere quotidianamente con lo stress. È la resilienza la norma negli esseri umani, non la fragilità.»
Matteo Simone riesce, con una delle sue brillanti domande, a dare valore ad un ruolo professionale molto importante per chi pratica lo sport a qualsiasi livello e, in particolare, per gli agonisti delle più disparate discipline: “Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e fasi?”
Anche in questo caso vi è una pluralità di punti di vista: “Credo possa servire soprattutto nella giovanissima età, quando si comincia a praticare sport nelle scuole, lì possono esserci problemi a livello di gruppo, a volte si tende a quella età a socializzare in modo diverso e a creare delle situazioni quasi di bullismo”, “Lo sport per me è tutto di competenza degli psicologi.
Dal momento in cui i giochi mentali del cervello cercano di limitare il vostro movimento. Il tuo cervello dice no, il mio corpo dice sì e poi avviene un incidente. Non so se questa è la risposta che state cercando”, “Sì molto perché quando si hanno dei momenti di insicurezza e incertezza parlare e avere consigli e stimoli da persone preparate serve”. Questo per citare soltanto alcune delle risposte più interessanti. Il coro risulta essere magnifico per tutte le sfumature che presenta, diverse voci, una sola melodia.
Quello che davvero mi ha colpito nel leggere questo libro è la naturalezza con la quale Matteo riesce ad interagire con i suoi interlocutori. Sicuramente il fatto di essere un runner e uno psicologo e psicoterapeuta di lunga e comprovata esperienza lo ha aiutato molto, ma io sono convinto, conoscendo l’autore da tempo, che un ruolo fondamentale l’ha giocato la sua profonda sensibilità, dote questa che non si acquisisce soltanto con la corsa e la pratica professionale ma che si affina vivendo il quotidiano in mezzo alla gente, respirando la stessa aria, condividendo le stesse passioni.
Mi piacerebbe porre a lui le medesime domande che ha posto ai suoi intervistati: “Hai un modello di riferimento? Ti ispiri a qualcuno?”, “Cosa hai scoperto di te stesso praticando sport?, “Cosa ti fa continuare a fare sport?”
Sono convinto che le sue risposte sarebbero altrettanto interessanti di quelle che trovate in questo libro, che è molto di più di una raccolta di interviste, bensì un’esplorazione profonda delle motivazioni che spingono le persone a praticare uno sport anche a costo di dover sormontare difficoltà grandissime.
Buona lettura, o meglio, buona corsa tra i vicoli sempre illuminati della passione.
Prof. Luciano Giovannini
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