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‘In punta di piedi’, il calcio protagonista al teatro dell’Orologio

Sogni e speranze di un terzino senza talento e cattiveria calcistica

‘E correndo, correndo di notte da solo prendi la tua tuta blu. Stella stella crudele e sincera fammi correre di più, fammi correre di più’. Era il 1988, quando Antonello Venditti dedicò la canzone ‘Correndo, Correndo’ a Sebino Nela, storico terzino e centrale della Roma che con i giallorossi conquistò nella stagione 1982-1983 il secondo scudetto della storia dei capitolini.
gentile_marca_maradona_nazionale_italiana_calcioNell’immaginario collettivo di allora il terzino era il mastino che tallonava per 90 minuti l’ala avversaria, cercando di non fargli toccare palla. Come dimenticare, in quegli anni, Gentile, che nei mondiali dell’82’ marcò in modo asfissiante Maradona durante Italia-Argentina. Ed è proprio il Mastino il protagonista dello spettacolo ad opera della compagnia Biancofango ‘In punta di piedi’, scritto e diretto da Francesca Macri e Andrea Trapani , ed in scena al teatro dell’Orologio fino a domenica 20 marzo.

Una storia che ripercorre il calcio di una volta, fatto di speranze e sudore sui campi di terra. Un calcio che si basava sulla fase difensiva per poi cercare di sfruttare il contropiede. Con il mister che dalla panchina urlava ‘Indietro e pedalare’, o ‘Poche cose, ma fatte bene’. Ad interpretare entrambi i ruoli è lo stesso Andrea Trapani, che si immedesima nell’allenatore rude ed intransigente, e nel calciatore, timido e riservato.

In punta di piedi Teatro OrologioMastino è un ragazzo poco sicuro di sé e non ha la considerazione del tecnico e dei compagni. E’ impacciato, e non ha dalla sua parte il talento. Si, perché allora vi erano due tipi di giocatori: il talentuoso e chi, con la cattiveria e l’aggressività, randellava l’avversario. Ma Mastino non ha nessuna delle due qualità e vive il calcio come fosse un’ossessione. Un’ossessione verso la vita, verso il rapporto conflittuale con il padre.
Vedendo la squadra in difficoltà ma soprattutto una ragazza che gli si avvicina mentre era in panchina, il terzino prende coraggio e chiede al mister di scendere in campo per aiutare i compagni. Al rifiuto del tecnico Mastino continua a scaldarsi ed entra sul terreno di gioco senza alcuna disposizione dell’allenatore. Ma è li che le sue fragilità e l’ossessione che l’avversario lo derida e che non gli faccia vedere la palla lo sopravanzano.
E’ una partita nella partita, dove Mastino non gioca più contro l’ala ma contro la sua mente, in preda al panico e alla paura di sbagliare. Riaffiorano durante i minuti le parole del tecnico “Non hai neanche la cattiveria”.

Proprio da un suo errore nasce il gol avversario e il difensore incolpa l’arbitro. Il direttore di gara lo espelle e il terzino, incredulo, esce dal campo.
Triste e rabbuiato si sta per recare negli spogliatoi, quando lo pervade il pensiero del rapporto conflittuale con il padre, che mai ha creduto in lui come calciatore. Ma soprattutto il timore che quella sia stata la sua ultima partita da calciatore.

‘In punta di piedi’ ripercorre il calcio del passato e i sogni di chi, adolescente, spera di calcare i campi professionistici.
Un’età chiave dove o si riesce a realizzare il proprio sogno o il calcio può divenire una vera e propria ossessione. Un calcio dove non vi era il tiki taka e il continuo possesso palla. Un calcio dove i terzini dovevano rimanere al loro posto, a differenza di oggi, dove i fluidificanti sono i primi attaccanti.
Dani-AlvesSe il prototipo di terzino destro oggi è Dani Alves, allora era Gentile. Cattivo, concentrato, con gli occhi fissi sull’avversario.

‘In punta di piedi’ riporta lo spettatore alle prime esperienze vissute negli spogliatoi e al rapporto con i compagni di squadra e con il tecnico. Non sempre idilliaco, alle volte conflittuale. Ma un ritorno al passato che di certo non si può dimenticare.

In punta di piedi’ al Teatro dell’Orologio, in via dei Filippini 17/a fino a domenica 20 marzo. Tel.066875550


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