Intervista a Fabio Migneco

Il suo romanzo d'esordio "Cattive compagnie" è ambientato tra Centocelle e Torpignattara

Fabio MignecoAbbiamo intervistato Fabio Migneco, giovane scrittore di Centocelle, a seguito della pubblicazione del suo romanzo d’esordio.

Classe 1982, appassionato di storie sin dalla più tenera età, macina da decenni film, fumetti, libri e musica. È autore dei saggi “Il cinema di Robert Rodriguez” (edizioni Il Foglio letterario) e “Richard Linklater – L’età inquieta” (edizioni Falsopiano).

È ancora fresco di stampa Cattive compagnie. Più emozionato per l’impresa compiuta o più in ansia per il ‘giudizio’ del pubblico?

Né l’una, né l’altra cosa in realtà! Mi spiego meglio altrimenti sembro un presuntuoso: direi soddisfatto per l’impresa, intesa come pubblicazione, perché poi per quanto riguarda la scrittura, quella è quasi sempre un puro divertimento. Ed emozionato invece per quanto riguarda il giudizio del pubblico, perché la scrittura è un esercizio solitario e al di là dei confronti con chi poi ti pubblica, non puoi mai sapere come la storia che hai immaginato venga percepita e accolta, quindi su quello sono sempre molto curioso e mi affascinano le impressioni di chi legge le mie cose.

Cattive compagnie è ambientato nella periferia romana. Perché hai scelto proprio l’area che sta tra Centocelle e Torpignattara?

E’ una scelta dettata dal fatto che a Centocelle sono cresciuto e risiedo tuttora, mentre Torpignattara è un quartiere abbastanza vicino al mio, simbolo della Roma multietnica e non solo, e mi piaceva sia l’idea di far muovere i miei personaggi in quelle stesse strade che conosco e vivo, sia quella di giocare con lo stereotipo, spesso ingigantito quando non errato, della periferia grigia e malfamata. Poi c’è il discorso di ambientare una storia di fantasia in un contesto che si conosce bene, seguendo una delle regole note a chiunque si interessi di storytelling, ovvero raccontare cose di cui si ha esperienza diretta.

Già solo dando un’occhiata veloce alla trama sorge spontanea una domanda: il libro prende spunto da qualche fatto di cronaca in particolare oppure hai lasciato galoppare la fantasia?

L’ho lasciata galoppare a briglia sciolta proprio! Non c’è niente di vero o basato su fatti reali, ma è una pura fantasia, che cerca di essere il più verosimile possibile nonostante alcune sterzate nel grottesco o un uso della violenza e delle parti più d’azione che guardano a certo cinema di genere sia nostrano che hollywoodiano. C’è anche il divertimento del voler raccontare una storia molto piccola e circoscritta, ma con un respiro quasi epico, come se quello che capitasse ai protagonisti fosse importante a livello universale. Che è poi quello che accade nella vita a livello personale, al resto del mondo delle tue cose non frega nulla, ma per te significano tutto.

Spulciando sul web, però, appare chiaro che non si è trattato certo di un primo ‘esercizio di scrittura’….

No, è il mio primo esercizio per quanto riguarda la narrativa pura, il romanzo. Ho già pubblicato saggi di argomento cinematografico, su registi sui quali all’epoca delle pubblicazioni si era scritto poco o niente, come Robert Rodriguez (la mia è stata la prima monografia critica in assoluto sulla sua opera) o Richard Linklater (la prima in Italia, poi ne sono venute altre molto valide e mi piace pensare che un po’ sia dovuto anche al mio libro edito da Falsopiano). Ho poi scritto sul sommo John Carpenter e su Sam Raimi, un regista cui nessuno rende mai veramente il giusto merito ma che ha influenzato col suo cinema tutta la Hollywood degli ultimi trent’anni. Ho partecipato a antologie critiche come quella per edizioni Historica su Brian De Palma, tradotto fumetti, che è un esercizio di scrittura diverso e ben specifico. In passato ho scritto centinaia di recensioni di film, dischi e eventi dal vivo, su vari siti, molti purtroppo scomparsi dalla rete. Che io ricordi, in un certo senso ho sempre scritto, seguendo il consiglio di una professoressa del liceo che una volta in calce a un tema mi scrisse “coltiva la tua scrittura, ne vale la pena”. Non so se sia vero, ma so che lo è stato e lo è per me e così ho sempre fatto.

Non solo la scrittura. Chi ti conosce bene sa che un’altra grande passione è il cinema…

Si, come si può evincere anche dalla risposta precedente sono un grande appassionato di cinema. In generale sono proprio le storie ad affascinarmi e chi me ne racconta una bella ha la mia eterna attenzione. Il cinema come si sa è la forma d’arte che racchiude in sé quasi tutte le altre e io lo amo incondizionatamente per la sua capacità di farti vivere altre vite, sognare a occhi aperti e tutto il resto. Poi sì sono anche un fissato della tecnica e per questo vengo preso in giro da quasi tutti gli amici, ma quella la noto sempre dopo, la prima cosa che mi colpisce è la storia che mi viene raccontata. Poi vado ad analizzare come è stata raccontata e perché.

Quanto di questa passione c’è in Cattive compagnie?

Anche per quanto riguarda questo mio primo romanzo, alla fine il cinema è entrato di prepotenza dentro, vuoi per le varie suggestioni, vuoi per la costruzione delle sequenze d’azione, un certo tipo di ritmo, ma anche perché io mentre immaginavo e scrivevo la mia storia, la vedevo. E ho cercato con le parole di riportare questa sensazione anche nel lettore. Di narrare in modo il più possibile visivo. Poi per ogni personaggio mi è venuto in mente il possibile attore che potesse interpretarlo, ma questa è più una fantasia divertita e null’altro. Però, anche se non dovrei essere io a dirlo ovviamente, per me è una storia con più di un potenziale in tal senso.

Progetti futuri?

Fabio MignecoCon l’anno nuovo vorrei scrivere il nuovo romanzo. Sempre nella stessa vena, ma al tempo stesso con altre atmosfere e più concentrato su una coppia di protagonisti che avranno a che fare con le mille sfumature del male, sia quello con la maiuscola che quello, non meno grave, che tutti quotidianamente facciamo, anche non accorgendoci. Ma ancora ho solo una traccia della vicenda e qualche immagine forte che poi darà il via al tutto. La strada è lunga e sicuramente dovrò parlarne meno e mettermi a tavolino di più con un certo regime. D’altronde non c’è altro modo! Per quanto riguarda Cattive Compagnie invece, mi piacerebbe farlo conoscere a nuovi lettori, magari anche tramite un fumetto dedicato ai suoi comprimari. E, chissà, un domani tornare a trovare il suo protagonista e sentire cosa avrà da dirmi, se ci sarà materiale sufficiente per un seguito.


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