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“La cetra e la penna” di Marco Testi

Sabato 4 maggio, la presentazione dell’ultimo libro dell'autore alla ricerca delle radici storiche delle “canzoni” d’autore

Verrà presentato sabato 4 maggio 2024, alle ore 18,00, l’ultimo libro di Marco Testi “La cetra e la penna” (edizioni Ancora 2024) – alla Biblioteca di Comunità “A. Dominici” Villa Adriana, Parco “Sogno di Malala”. Dialogherà con l’autore Patrizio Spaventa, accompagnato dalla chitarra di Giancarlo Iori.

Questo libro di Marco Testi – critico letterario dell’agenzia stampa della Cei, collaboratore di quotidiani e testate non solo nazionali, docente nella facoltà di Scienze religiose “A. Trocchi” collegata alla Lateranense – è una vera novità poiché, forse per la prima volta, un critico e storico della letteratura cerca le radici e crea collegamenti con la canzone d’autore di oggi e di ieri. Il libro di Testi, frutto di lunghissime ricerche, va alla caccia di antichi motivi, indaga sulle origini che partono da lontano e, all’inizio del libro a mo’ di dedica introduttiva, riporta un episodio del Purgatorio; il cantore Casella intona una canzone dell’Alighieri. Già allora le poesie venivano cantate, non è un caso che si chiamassero appunto canzoni, ballate e sonetti. 

L’autore parte anche da un’altra celebre citazione che cela una radice sconosciuta a molti ammiratori di Battiato: 

“Ma l’animale che mi porto dentro/ non mi fa vivere felice mai/ si prende tutto, anche il caffè” – Presente in “L’animale” di Battiato, qualcosa che arriva dal Settecento, precisamente da uno dei primi romanzi moderni – Viaggio intorno alla mia camera di Xavier de Maistre, fratello del più celebre Joseph. Correva il 1794.

Notevole sorpresa si crea nell’uditorio anche quando l’autore rivela che il rock progressivo degli anni Settanta, ad esempio il gruppo degli Osanna, nasconde profondi legami con le Scritture. Infatti la colonna sonora del film “Milano calibro 9” (1972) diretto da Fernando Di Leo, “There will be time” di Luis Bachalov, interpretata dal gruppo partenopeo degli Osanna, ha come sottotitolo “canzona”, alla maniera medioevale. Il testo di questa composizione richiama, non solo l’Eliot del Canto d’amore di Prufrock e la la celebre “Turn turn turn” di Pete Seeger, ma anche l’Ecclesiaste:

“un tempo d’amore, un tempo d’odio/ un tempo di guerra, un tempo di pace (…)”. 

Testi ci fa capire come le cose siano molto più complesse di quanto si è creduto: il folk americano degli anni Cinquanta-Sessanta, i cantautori francesi legati all’esistenzialismo ed ai “maledetti”, ma anche molto più indietro nel tempo, i Beatles, gli Animals, i Rolling Stones, Bob Dylan, Leonard Cohen e da noi Tenco, Endrigo, De Andrè, Venditti, Roversi-Dalla, De Gregori, tutti vengono da lontano, molto lontano. 

Merito di questo libro con un titolo, che richiama i legami tra antico e moderno, tra poesia e musica, è di mostrarci le fonti di quelle che, come cantava Edoardo Bennato, (Non) sono solo canzonette!


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