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La disumanità della violenza unita a quella dell’indifferenza

È questo il vero, tragico significato di ciò che è avvenuto in una tranquilla cittadina della tranquilla provincia italiana in un tranquillo pomeriggio di una caldissima estate. Un povero cristo, di nome Alika, ambulante nigeriano e disabile, è stato massacrato da un “tranquillo” giovane con una violenza selvaggia, brutale, feroce, adoperando come arma del delitto (perché di delitto si tratta, è inutile arrampicarsi sugli specchi e scomodare legioni di psicologi) la stessa povera stampella sulla quale si sosteneva il povero ambulante nigeriano.

La stessa violenza che abbiamo visto in azione in ormai innumerevoli episodi, non ultimo il delitto compiuto dai fratelli Bianchi e dai loro complici a Colleferro ai danni del povero Willy Monteiro. A questa brutale e disumana violenza si è unita, per l’ennesima volta ma in questa occasione in maniera più clamorosa e odiosa, la disumana indifferenza dei numerosi imbecilli che, invece di intervenire e/o di chiamare soccorsi, si sono limitati a filmare la scena con i loro telefonini. Più che la ferocia dell’assassino (in nessun modo giustificabile) ciò che lascia sbigottiti è l’atteggiamento di quanti (purtroppo un esercito) sono convinti che l’immagine abbia ormai sostituito la concreta realtà.

In questo caso era più importante l’immagine dell’uomo che subiva violenza, che non la carne e il sangue e le viscere (e aggiungiamo, per chi crede: l’anima) di quell’uomo, di quel povero cristo che stava per essere sacrificato in un modo che grida vendetta al cielo. Qualcuno, sbagliando, ha cercato di collegare l’episodio all’avviata campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre. A mio avviso un collegamento del tutto cervellotico. Purtroppo questa cieca e feroce violenza si respira e se ne fa esperienza in tutti giorni dell’anno, di qualsiasi anno, elettorale o meno che sia. È una violenza che è penetrata nelle viscere di soggetti abituati ad avere tutto dalla vita e a ritenere che non debbano esistere ostacoli sul percorso della soddisfazione di qualsiasi desiderio, soprattutto se gli ostacoli sono rappresentati da soggetti “deboli” o che si presumono tali: donne, immigrati, anziani, disabili, rifugiati, profughi e così via.

Ma è una violenza alla quale è ancora possibile contrapporre argini, mettendo in esercizio la ragione, la legge morale, i sentimenti di compassione e di solidarietà. Argini che, però, hanno come principale avversario non tanto la violenza in sé, quanto l’indifferenza.

“Odio gli indifferenti”, scriveva Gramsci. Pensava che gli indifferenti fossero peggiori dei nemici. Alla luce dell’episodio accaduto a Civitanova, questa tranquilla cittadina della tranquilla provincia italiana, non si può non dargli ragione.


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