La logica spietata dei “Padroni di casa”

Domenica 27 novembre si è tenuto il sesto incontro della rassegna cinematografica “Female touch”

Domenica 27 novembre si è tenuto il sesto incontro della rassegna cinematografica “Female touch” ideata dall’associazione culturale BLUE DESK (Via Orazio Coclite, 5, Roma, tel. 347 645 9675), prevalentemente operativa nel campo del cinema e del teatro, al cui attivo si devono importanti collaborazioni con le scuole di tutta Italia per  realizzazioni di progetti di cortometraggi e di cinema legati al sociale.

i-padroni-di-casa-valerio-mastandrea-elio-germano-valeria-bruni-tedeschi-gianni-morandi-foto-dal-film-3Il film proiettato durante l’evento è stato Padroni di casa che ha visto la partecipazione dell’ospite d’onore Maricetta Lombardo al cui film ha lavorato con enorme passione. Fonico in presa diretta, ha collezionato fino ad ora premi su premi, lavorando a fianco dei più grandi registi italiani, tra i riconoscimenti più importanti ricordiamo il David di Donatello e il Nastro d’Argento nel 2009 per Gomorra di Matteo Garrone.

La vicenda di Padroni di casa prende luogo in una provincia sull’Appennino tosco-emiliano, ma si capisce che non è la vita di provincia il suo scopo. E nemmeno il conflitto, piuttosto l’indifferenza emotiva generalizzata.

A rompere gli schemi routinari della monotona vita di paese sono le facce nuove dei due piastrellistri romani, Cosimo e Elia (Valerio Mastandrea e Elio Germano), che arrivano per realizzare la ristrutturazione nella villa dell’unico possidente dell’area: il popolare cantante Fausto Mieli. Mieli, che si è ritirato dalle scene e che vive in quel paese ormai da più di un decennio a causa della malattia della moglie, è amato/odiato dalla comunità locale. Al termine di quella settimana, in paese, si terrà il primo concerto rentrée di Fausto. Nel frattempo, la goffa e inconsapevolmente arrogante presenza di Cosimo ed Elia nel borgo genera fastidio, ostilità nei maschi locali e diffidenza.

Gabbriellini mostra i fratelli Cosimo e Elia, svelandone forze e debolezze, strumenti funzionali a rompere l’apparenza dominante del paese. Questa storia è verosimile come una cronaca, brillante e tragica nei toni. Intenzionata non a ragionare ma a lasciarsi andare a un sentimento di violenza, che i paesani infastiditi dalla presenza dei due stranieri vogliono sfogare. Gabbriellini dipinge in modo personale una realtà piccola ma comune, dove il cantante famoso si è ritirato suo malgrado e i paesani sono afflitti da paura dello sconosciuto e facili alle armi.

L’umore del regista livornese e del film si fa forte di personaggi trainanti come Mastandrea e Germano, insoliti, come un Morandi ambiguo e indelicato, e di un pericolo per gran parte solo ipotizzato. Dove cede invece è in una brusca risoluzione della vicenda, interessante ma scomposta. È l’irruenza che sotterra tutti i segnali e le sfumature che avrebbero meritato maggiore profondità.

Al termine della proiezione, il fonico Maricetta Lombardo ha cercato di spiegare quali sono le fasi più importanti del suo lavoro e in che cosa consiste.  Ogni volta che si accinge a cominciare un nuovo film prova  a raccogliere il maggiore numero possibile di suoni e suggestioni sonore tali da arricchire il contenuto cinematografico della pellicola. Aprendosi alla possibilità di creare più canali e varianti sonore impreziosisce la trama cromatica del film, rendendolo unico nel suo genere.

Ed ecco infine una videointervista a Edoardo Gabriellini Gianni Morandi…


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