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La morte di Liliana Resinovich

Un giallo, un caso ancora aperto

“Voglio trovare un senso a questa storia / Anche se questa storia un senso non ce l’ha”// (Vasco Rossi, “Un Senso”, dall’Album “Buoni e Cattivi”, 2003, Etichetta EMI)

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In una Serie TV molto nota, “Senza Traccia”, la prima scena è sempre quella che vede un personaggio, uomo o donna, impegnato in un’azione la cui immagine, improvvisamente, si dissolve, segnale della sua sparizione. Quella è la persona scomparsa che la Squadra di Agenti Speciali dell’FBI di New York dovrà cercare.

Ecco, la dissolvenza nel nulla è quello che è successo a Liliana Resinovich, 63 anni, triestina. E non si è trattato di un effetto cinematografico, perché questa storia non è frutto della fantasia di uno sceneggiatore, ma è storia vera.

Il 14 Dicembre del 2021, Liliana Resinovich, per tutti Lilly, esce di casa e da quel momento la sua immagine si dissolve. Lilly sparisce, senza lasciare alcuna traccia, e restano oscuri i motivi di quello che – come ipotizzano, in un primo tempo, gli Inquirenti – sembra un allontanamento volontario, ma anche un suicidio, come pure un omicidio: tutte le ipotesi sono plausibili e lo resteranno a lungo.

Dunque, da quel 14 Dicembre di 4 anni fa di Lilly Resinovich non si hanno più notizie e la sua sparizione riempie parte di una puntata della Trasmissione di RAI 3 “Chi l’ha visto?”, condotta da Federica Sciarelli. L’appello per il suo ritrovamento viene lanciato, ma di lei si è persa ogni traccia. Fino a quando il 5 Gennaio del 2022 – tre settimane dopo la sparizione – il suo corpo senza vita – meglio una parte del suo corpo contenuta in due sacchi neri della spazzatura – sarà casualmente ritrovato in un luogo cittadino assai noto.

Il cadavere di Lilly Resinovich viene rinvenuto, infatti, all’interno del Parco di San Giovanni, il Parco dell’Ospedale Psichiatrico di Trieste. Finito d costruire nel 1913, in tempo per accogliere i militari italiani “impazziti” per la violenza della cosiddetta “Grande Guerra”, prima. di quel ritrovamento, l’Ospedale Psichiatrico triestino era noto perché vi aveva lavorato Franco Basaglia, il padre della Legge 180/78 e della riforma della Psichiatria in Italia.

Dunque, in quel Parco viene ritrovato il cadavere di Lilly Resinovich, per meno di un mese scomparsa (volontariamente? Perché rapita? O per quale altro). Subito iniziano le indagini che si trascinano lentamente, navigando a vista tra molti dubbi e poche certezze. E la storia della donna triestina torna ancora alla ribalta, nel Dicembre 2023, in quella Trasmissione RAI, quando ancora non è chiaro come e perché la donna sia morta.

Un dubbio sulla procedura degli Inquirenti

Solitamente, quando si trova un cadavere, gli uomini della Polizia Scientifica arrivano sul posto con indosso tute, cuffie per i capelli, guanti e calzari, affinché non vi siano contaminazioni dovute al loro intervento. Nel caso della Resinovich – come denuncia la Sciarelli nel corso della Puntata del Dicembre 2923 della sua trasmissione, mostrando i fotogrammi di un video – gli uomini che intervengono nel Parco del Bosco di San Giovanni, a Trieste, non hanno indosso il consueto abbigliamento. Perché? Dimenticanza? Approssimazione? Incuria? Domande rimaste, ad oggi, senza risposta.

Suicidio o omicidio? Questo il dilemma degli investigatori. Ritrovato il corpo, gli Inquirenti restano perplessi. L’Ipotesi del suicidio è sposata dalla Procura della Repubblica di Tieste, anche se quella ipotesi ha una contraddizione logica nella questione dei sacchi neri in cui era contenuto il corpo e nei primi risultati dell’autopsia; mentre i parenti della donna propendono per l’omicidio e ricordano la rivalità esistente tra il marito ed il presunto amante di Lilly, che continuano ad accusarsi reciprocamente di avere ucciso la donna.

La tesi del consueto triangolo amoroso: “Lei, lui, l’altro” – dove i due uomini sono Sebastiano Visintin, 73 anni, il marito di Lilly e Claudio Sterpin, 85, il presunto amante della donna – disegna i contorni di un delitto passionale, meglio di un femminicidio, perpetrato per motivi di possesso e gelosia insieme. L’ipotesi poggia sull’abitudine a questo quadro omicidiario che così fa pendere il piatto della bilancia verso quell’ipotesi.. I troppi femminicidi, a cui assistiamo, da tempo, orientano le ipotesi investigative verso il marito della donna – che nei casi di Scuola è sempre il primo indiziato, quando a morire, per cause non chiare è la moglie. Ma gli alibi, solidi, dei due uomini sono un ostacolo quasi insormontabile a quella soluzione, forse troppo comoda e sbrigativa.

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Dunque, una storiaccia a cui ancora occorre trovare un senso, anche se in  questa storia – parafrasando le parole di Vasco Rossi ancora “un senso non c’è”- c’è un non detto che riguarda il vissuto dei tre personaggi che la animano (una dei quali, purtroppo, è violentemente uscita di scena e non potrà più raccontare nulla a nessuno) e questo groviglio apparentemente inestricabile di questioni irrisolte ha fatto si che ad oggi, quasi fine Maggio 2024, i fatti relativi a quella morte non sono ancora chiari e le indagini sono tutt’ora in corso, essendo stato chiesto dagli Investigatori – e concesso dalla Procura della Repubblica di Trieste – un supplemento di indagini.

Ma forse a breve si potrebbe delineare una svolta nelle indagini, poiché in questa fase è entrato in gioco un elemento, (meglio uno strumento di indagine) che potrebbe rivelarsi risolutivo. Si tratta di una tecnica forense, da noi ancora in fase sperimentale, che può permettere, attraverso l’esame del microbiota di Liliana Resinovich, di determinare, con precisione, l’ora della sua morte.

Cos’è il microbiota

Si tratta dell’insieme di variegati organismi: batteri, funghi, protozoi e virus, che convivono con il nostro organismo, dall’intestino alla pelle, senza danneggiarlo. Una galassia composta da più di cento trilioni di microorganismi, dieci volte più numerosi delle nostre cellule. Nel caso di Liliana Resinovich, capire esattamente quando la donna è morta aiuterebbe a capire – con precisione – se si è uccisa o se è stata uccisa, dando forse una svolta definitiva alle indagini.

Ci stanno lavorando la Dottoressa Cristina Cattaneo, Ordinaria di Medicina Legale presso l’Università Statale di Milano e Antropologa forense, nota alle cronache giudiziarie per essersi occupata di decine di casi di assassinio come, ad esempio, quello della piccola Jara Gambirasio e l’ex Generale dei Carabinieri, Luciano Garofalo, che è stato per molti anni Comandante del RIS, il Raggruppamento Investigazioni Speciali, di Parma, dell’Arma dei Carabinieri.

Se dopo le loro indagini verrà autorizzato il trasferimento a Londra – dove esiste un Laboratorio specializzato in questa tecnica di analisi, lo ripeto,  da noi ancora in fase sperimentale –  del materiale indagato dai due Esperti forensi italiani – e con quell’autorizzazione si darà un valore ufficiale e probatorio a quell’esame del microbiota della vittima  – grazie alla Scienza Forense le  indagini potranno ripartire da un punto fermo e potrà essere, forse, possibile fare luce su questa morte, ad oggi, ancora coperta da una spessa coltre di nebbia.

Aggiornamento: il 5 Maggio scorso, la Procura della Repubblica di Trieste ha autorizzato nuovi accertanti tecnico-peritali su uno dei telefonini a disposizione di Liliana Resinovich, nominando il perito del Tribunale stesso. Le indagini, dunque, proseguono.


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