Categorie: Costume e Società
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L’agenda del Re Bullo

Una favola per grandi e bambini

Nella medesima foresta vicino alla Senna, dove troppi anni fa regnava il Leone, per tiranneggiare e impaurire i propri sudditi, un bel giorno il Re si mise in testa un esercizio che consisteva nel mettere in allarme gli animali che governava. Seduto sul trono, con in mano un’agenda, si mise ad attendere il rientro serale degli animali, deciso a diffondere terrore tra loro, nell’intento di renderli più miti e obbedienti, sotto l’influsso della paura. Per lui era soltanto un gioco che non avrebbe mai portato a compimento, ma non per i suoi sudditi, di sicuro sbigottiti dalla novità.

Il primo a essere fermato fu il Cinghiale.

“Avvicinati, Cinghiale.” Gli ordinò il Leone. Il suddito obbedì titubante. Vai un po’a sapere cosa vorrà. Il Re aprì l’agenda.

“Dunque Cinghiale, vediamo un po’. La tua carne è gustosa” Disse sfogliando l’agenda. “Guarda, per farti contento, ti mangerò per Ferragosto, durante il barbecue, che ogni anno organizzo sulle rive del fiume. Contento?” Il Cinghiale, abbassò il muso e tutto il pelo gli si drizzò sulla groppa, come fanno i capelli di chi ha paura. Intanto, il Leone prendeva appunti sull’agenda.

“Sì, se siete contento voi, Sire.” E se ne andò con la coda tra le gambe.

Poi fu la volta del Serpente che era lungo 3 metri e 40 centimetri.

“Serpente, vieni un po’ qua?” Ordinò il Re. “Non è che la tua carne mi faccia impazzire. Comunque, ho deciso che ti mangerò prossimamente per la domenica di Pasqua,” E segnò qualcosa sull’agenda.

“Prenotato. Ti va bene?” Il Serpente soffiò aria dalla bocca e non gli rispose, Dette un paio di sferzate con la coda e zigzagando riprese la strada di casa.

Di seguito fu la volta della Tartaruga. Al richiamo del Leone, si avvicinò con tutto il tempo che le era necessario, poveretta.

“Ascoltami, bella. Per il prossimo Natale, quest’anno vorrei un vero brodo, un brodo coi fiocchi.” E riaprì l’agenda. “Perciò avrei pensato di utilizzare te e tutta la tua famiglia – nove in tutto, se non sbaglio – per bollirvi in pentola, e gustare un brodo ristretto di qualità.” Per la paura, la Tartaruga ritrasse la testa nel guscio e si allontanò singhiozzando.

Mentre il Re segnava sull’agenda l’appuntamento con la Tartaruga, udì, un brusio in lontananza, immaginando che gli appuntamenti concordati – si fa per dire – già stavano passando di bocca in bocca.

Di come i sudditi stavano prendendo la novità, al Re non importava un fico secco e così continuò a chiamare i vari animali che vedeva, un po’ a caso, assegnando a ognuno il giorno stabilito per essere mangiato, segnandolo accuratamente sull’agenda.

Fu così che, alla ventitreesima chiamata, convocò a rapporto il Gorilla.

“Caro Gorilla, scusami ma sono assalito da un’irresistibile voglia di salame e mortadella di Gorilla.” Lo scimmione, serio, acconsentiva scuotendo il muso in segno affermativo. “Per questo, avrei pensato di utilizzarti durante il prossimo Carnevale, squartandoti e lavorando le tue carni per farne insaccati tipo salsicce, prosciutto, soppressata. Ovviamente, con in testa il salame e la mortadella. Che ne pensi?” E intanto prendeva appunti sull’agenda: Gorilla a Carnevale.

“Penso, Sire, che se arriverete a Carnevale, non sarebbe una cattiva idea. Il fatto è che prima di lasciarvi per andare a casa, tra poco vi gonfierò di cazzotti come una melanzana ripiena, non mancando di prendervi a pedate nel ventre e nel sedere, fino a farvelo diventare rosso come quello di una scimmia.” E nel contempo alzò in aria una zampa, a pugno chiuso. “Che ne dite Maestà?” Domandò avvicinandosi, muso contro muso.

A quell’uscita, colto di sorpresa, il Leone rannicchiò la testa dentro le spalle, allargando le zampe in segno di perplessità.

“Che ne devo dire?” Rispose. “Che ti cancello!”


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