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“L’altra parte di me” di James La Motta

Il monologo è stato rappresentato a Roma il 29 giugno. Intervista al regista e sceneggiatore

Sabato 29 giugno 2019 nell’elegante location Interno 4 in via della Lungara n°44, gestita dalla ballerina, coreografa modella e bravissima attrice di cinema e teatro Chiara Pavoni, si è tenuto un evento che ha coinvolto vari artisti e nel quale è stato anche rappresentato il monologo del regista, sceneggiatore, attore e doppiatore James La Motta intitolato “L’altra parte di me” interpretato magistralmente da Chiara Pavoni. Il monologo tra l’altro fa parte del più ampio progetto di La Motta “My self”.

Quest’ultimo è uno spettacolo interattivo, collocatosi nella sezione teatro sperimentale e di denuncia, contro il femminicidio, la violenza di genere, bullismo e cyber bullismo. Il progetto è stato concepito per esortare i giovani alla denuncia, perché purtroppo il fenomeno si sta divulgando a macchia d’olio all’interno di settori come, quello scolastico (ed anche tra le mura domestiche) e lo si sta proponendo come scelta didattica per educare i ragazzi nelle scuole.

Il monologo “L’altra parte di me” narra di una donna che spiega quello che avrebbe voluto fare da grande, come se si ascoltasse la sua “voce bambina”, ed il racconto continua nella direzione della scelta del voler diventare una modella e la descrizione dell’abominio di tutte le difficoltà, i soprusi e delle violenze che purtroppo sono molto comuni in quell’ambiente in tutti i tipi diversi di età. Una piaga dei giorni nostri. Tra l’altro è anche un omaggio e un tributo alla figura di Marilyn Monroe che, pur essendo alla fine diventata una sex symbol, ha dovuto soffrire di queste problematiche sin dalla giovane età. Dal testo di La Motta è stato tratto anche un servizio fotografico che ha visto come protagonista Chiara Pavoni. Il fotografo Lorenzo Caramelli ha dato vita agli scatti, mentre del trucco si è occupata Silvia Bastet.

 

L’intervista

A margine dell’evento abbiamo avuto il piacere di poter porre delle domande al regista James La Motta.

Cosa le ha fatto scegliere il sociale come direzione portante della sua opera come regista e sceneggiatore?

Ormai sono anni che sono in questo campo. Da ragazzo ho lavorato come operatore sociale nei carceri di Nisida e con molte associazioni. Si credo che come predisposizione si nasce sensibili e propensi a donarsi e lo faccio attraverso i miei lavori. Non è una scelta quindi ma ripeto una predisposizione naturale.

Rispetto al cortometraggio intitolato “Abused child” c’è da ricordare che è stato presentato fuori concorso alla 74 esima mostra del Cinema di Venezia, quindi ha raggiunto un obiettivo molto importante. Durante un’intervista vicino al Red Carpet l’attrice protagonista del corto da lei diretto Anna Soares de Oliveira ha dichiarato che lei l’ha diretta attraverso una preparazione molto importante e rigida. Quando e come è nato questo progetto?

Il cortometraggio “Abused child” è stato girato nel 2007 a Matera ed è stato tratto da un monologo chiamato “Abusata”. E’stato girato durante la notte tra il 22 e 23 agosto quando io e la Oliveiras abbiamo deciso di girare questo corto e tradurlo dall’italiano all’inglese. E’un testo che ha visto piu’ di cento proiezioni tra cui la prima a Londra e l’ultima al Senato della Repubblica con cui si sta tentando di farlo diventare un corto istituzionale. Questo corto fa parte anch’esso di un progetto che ha come titolo “My self”.

Ci parli ora meglio del suo monologo “L’altra parte di me”, interpretato da Chiara Pavoni.

Il monologo “L’altra parte di me” fa sempre parte del progetto “My self” ma non solo del progetto di cui parlavo prima, anche del musical e quindi è da specificare che ci sono ben 4 diverse versioni di questo testo che è andato a crescere visto che i fruitori principali sono i giovani che sono anche quindi i protagonisti di ogni versione e modalità differente che cerca sempre però di attrarre la loro attenzione e farli entrare nel vivo del messaggio. Quindi lo scopo dei corti e dei monologhi è volto proprio alla sensibilizzazione soprattutto tra i giovani e nelle scuole con un intento fortemente sociale.

 

Liliana Manetti


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