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Le donne al Parlamento: Aristofane in scena al Teatro Arcobaleno fino al 12 marzo

La compagnia Castalia ha scelto di festeggiare il suo venticinquennale con questa commedia

Dal 391 a.C. Aristofane riesce ancora a raccontare qualcosa di profondamente attuale con l’adattamento e la regia di Vincenzo Zingaro. La compagnia Castalia, in scena a Roma al Teatro Arcobaleno, in via Francesco Redi 1a fino al 12 marzo 2017, offre al pubblico uno spettacolo unico, di notevole impatto, divertente, graffiante, poetico, che lancia un monito profetico sulla decadenza della nostra civiltà. La comicità e la satira di Aristofane, ci offrono un’illuminante occasione di riflessione sul rapporto conflittuale fra individuo e società. L’analisi che le donne condividono circa la natura degli uomini che hanno il potere e l’egoismo che caratterizza la gestione della cosa comune sembra scritta ai giorni nostri.

Lo spettacolo va in scena solo il venerdì e il sabato alle ore 21,00 e la domenica alle ore 17,30.

In un’Atene sfiancata dalla guerra, in uno stato di sbando materiale e spirituale,  l’autore immagina che le donne, stanche dell’inettitudine degli uomini, della loro incapacità di costruire un mondo giusto, attuino un “colpo di stato” e assumano il potere. Una volta al governo, decidono di mettere tutto in comune, abolendo la proprietà privata e la famiglia. Tutti attingeranno in parti uguali al patrimonio collettivo, amministrato dalle donne, che avranno in comune tutti gli uomini e potranno fare figli con chiunque. Questo nuovo status quo non è però privo di problematiche e contraddizioni che comicamente vengono messe in scena e spingono il pubblico ad una riflessione sulle funzioni e le finalità delle istituzioni contemporanee.

Particolarmente suggestiva è la resa offerta dalle maschere che gli attori indossano, esse contribuiscono a ricreare l’atmosfera del teatro classico sebbene, nel periodo in cui Aristofane scrive questa commedia il coro abbia già variato la sua funzione originale e la sua importanza si sia ridotta. Il periodo storico nel quale si colloca questa opera è infatti un’epoca di decadenza. Nel 405 a.C. Atene subì la sconfitta decisiva: gli Spartani, distrussero la flotta ateniese ed entrarono da vincitori nel Pireo. Le lunghe mura furono abbattute e un presidio spartano fu instaurato in Attica. Nel 392 a.C., quando Atene cercava di riprendere la vecchia politica antispartana e di riguadagnare le posizioni perdute dopo la grave sconfitta subita, Aristofane rappresentò le Ecclesiazuse (Le donne a parlamento) in questo momento molto critico per la città.

L’opera si inserisce in una trilogia che ha come protagoniste le donne di cui fanno parte Le Tesmoforiazuse e Lisistrata , messa in scena in questa stagione teatrale al Teatro Arcobaleno che è il Centro Stabile del Teatro Classico e propone molte opere greche e latine.

Le Tesmoforiazuse, del 411 a.C., dopo la catastrofe della spedizione in Sicilia, è imperniata sulla celebrazione di una festa riservata alle donne, l’opera, bersagliava Euripide e la sua analisi dei personaggi femminili, e in generale il fatto che nella tragedia euripidea il centro dell’attenzione è irrimediabilmente distratto dai problemi della convivenza politica e spostato verso la psicologia individuale e le vicende private. Il ruolo della donna è centrale anche nella Lisistrata, che ha come protagonista una donna agli antipodi del modello euripideo, tutta rivolta verso gli interessi della comunità, che per spezzare la spirale di una guerra ormai senza fine propone e realizza lo “sciopero sessuale” delle mogli di tutta la Grecia, affinché gli uomini smettano di uccidersi tra loro.

 

Il regista Vincenzo Zingaro ha spiegato quali scelte stilistiche ha compiuto per la resa scenica di questa opera: “Nel mio allestimento, ho cercato di mettere in evidenza il senso di precarietà che si percepisce  nell’opera. Atene, lontana dagli antichi fasti, attraversa una significativa trasformazione anche nel suo teatro, in particolare, proprio in quella forma di teatro che era stata, sin dalle origini, un momento di esilarante partecipazione e, insieme, di confronto e di arricchimento: la commedia attica antica. La pregnanza sociale dei suoi contenuti, la satira politica che esprimeva, erano per la città un punto di riferimento fondamentale. Il Coro, sappiamo, era l’anima della rappresentazione: al di là dell’elemento lirico e spettacolare, esso incarnava la “coscienza” dell’autore, attraverso cui si levava la voce dell’intera pòlis. Ne “Le donne al Parlamento” questa voce sembra affievolirsi, fino quasi a tacere. Il Coro è spogliato della sua funzione critica e si limita ad accompagnare l’azione dei personaggi. Un’umanità spenta e avvilita, che si trascina in un mondo senza più punti di riferimento. Atene appare così una città sepolta, dalle cui rovine la passione civile di Aristofane, pur lontana dalle graffianti sferzate e dagli affreschi lirici de “Le Nuvole” o de “La Pace”, riesce comunque ad affiorare, per lasciarci un messaggio indelebile: attraverso una comicità sempre più malinconica, il poeta sembra dirci, ancora una volta, che l’unica possibilità di salvezza sta nel buon senso e nella volontà di costruire il mondo nella concordia.”


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