Le ossa ritrovate al San Camillo, non sono di Emanuela Orlandi: l’ombra del mistero resta

I primi risultati dei test escludono che possa trattarsi della "Vatican girl"

Non appartengono a Emanuela Orlandi le ossa rinvenute lo scorso luglio all’ospedale San Camillo di Roma.

A dirlo, con i primi esiti del Dna, sono stati gli esperti della Sapienza, chiamati a sciogliere un enigma che, appena emerso, aveva subito fatto tremare i ricordi legati alla Vatican Girl scomparsa nel 1983.

I resti umani sono venuti alla luce nel vano ascensore del padiglione Monaldi, un edificio che racconta da sé il degrado del tempo: un tempo reparto di patologia clinica neuromuscolare, chiuso alla fine degli anni ’80, poi ristrutturato solo in parte e infine dichiarato inagibile, rifugio di senzatetto e fantasmi urbani.

Ma perché, ancora una volta, il nome di Emanuela Orlandi è stato subito evocato? La connessione risale al 2008, quando Sabrina Minardi – ex compagna di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana – raccontò ai magistrati di un misterioso sotterraneo che da un’abitazione in via Antonio Pignatelli, a Monteverde, conduceva fino all’ospedale San Camillo. Secondo il suo racconto, Emanuela sarebbe stata trasferita lì dopo il rapimento. Quel tunnel fu davvero trovato, ma nessuna traccia della ragazza.

Le suggestioni si sono infrante davanti ai dati scientifici. I forensi hanno stabilito che quelle ossa appartengono a un uomo adulto, morto non 40 anni fa, ma tra i due e gli otto anni fa. Una verità che chiude la porta all’ipotesi di un legame con la sparizione della giovane cittadina vaticana.

Intanto, le ossa del San Camillo attendono ancora l’identità del loro proprietario. Non quella di Emanuela Orlandi, ma di qualcun altro che ancora manca all’appello.

Il commento di Pietro Orlandi:

Sono contento che non ci sia nessun legame con Emanuela ma è comunque una questione che va approfondita, ci sono tante persone scomparse in Italia e non è normale che ci siano delle ossa in quel luogo, soprattutto di pochi anni fa”: così commenta Pietro Orlandi, il fratello della cittadina vaticana scomparsa.

“Io non credo quelle ossa siano di mia sorella Emanuela”, aveva detto a pochi giorni dal ritrovamento. Del resto, ogni volta che viene fatta una macabra scoperta si parla subito di Emanuela Orlandi ma a Roma gli scomparsi sono davvero tanti.

Qualche anno fa, a tal proposito la sindaca di Roma Virginia Raggi si dichiarò disponibile a estrarre il Dna di tutti i corpi di persone ritrovate senza vita, custoditi nelle celle frigorifere e di cui non si conosce l’identità, e di compararlo con quello delle famiglie delle persone scomparse.


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