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L’eredità di Carlo Riccardi decano dei fotografi romani

Anche pittore e artista, nato a Olevano Romano 96 anni fa

Nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo a Roma, gremita di personaggi noti, artisti, fotografi, giornalisti, e gente del popolo, è stato dato l’ultimo saluto a Carlo Riccardi, scomparso nella notte dello scorso 13 dicembre. Decano dei fotografi romani, pittore e artista, nato a Olevano Romano nella provincia di Roma, 96 anni fa, ma vissuto fin da giovanissimo nella Capitale.

Ricordare Carlo Riccardi è doveroso, non solo per chi lo ha conosciuto personalmente, ma per far conoscere il suo lavoro, il suo impegno, la sua passione professionale in tutti i settori della società.  Ha attraversato e raccontato le vicende del nostro Paese, con le sue immagini, per circa settanta anni la vita e la storia italiana, dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Il patrimonio fotografico che Riccardi ha lasciato, costruito con un lavoro quotidiano, spesso quasi certosino, è un grande archivio fotografico, che la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio (organo periferico del Ministero della Cultura) stima in oltre tre milioni di negativi. Stima che, forse, è in difetto rispetto a una valutazione reale del materiale disponibile conservato.

Raccontare Riccardi non è facile, per la mole di testimonianze fotografiche che ha prodotto, ma vanno richiamati alcuni momenti di un impegno, che è stato sociale, culturale, etico e spesso formativo. Certo i primi anni a Roma furono tempi difficili, ma Riccardi li ricordava con nostalgia e con la speranza che esisteva un futuro per tutte le persone che si misuravano nel lavoro.

E’ stato scritto che il termine “paparazzo” si deve a Riccardi, con l’amicizia con Federico Fellini ed Ennio Flaiano, erano i tempi del film, anni sessanta, “La dolce vita”, ma l’attività di fotografo spaziava dai ritratti di divi dello spettacolo, noti in tutto il mondo, ai personaggi del mondo politico e istituzionale, a eventi sportivi e mondani come il Festival di Sanremo alla elezione dei Papi (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e Francesco), e ai Presidenti della Repubblica, da De Nicola a Mattarella.

Certamente l’attività fotografica ha consentito a Riccardi di spaziare su tutto ciò che era degno di essere immortalato, con la macchina fotografica, ma l’attività di pittore rimaneva sempre una passione che iniziò con il rappresentare, fin da giovane,  su tela i famosi “ tetti delle case di Olevano Romano” e i tanti altri soggetti in numerosissimi dipinti prodotti nel corso dei decenni della maturità. Infatti come le foto sono conosciute in molte parti del mondo e presenti in gallerie e siti culturali , così le sue tele sono state valorizzate e apprezzate, anche in mostre e in occasioni di eventi espositivi.

Per comprendere la personalità di Riccardi è utile ricordare tre eventi, anche se esistono centinaia di episodi degni di essere richiamati o citati. Il primo, un dipinto del 1979, per essere più precisi la realizzazione di un Murales, che prendendo lo spunto dal famoso “Presepe dei netturbini” di Roma, realizzato da Giuseppe Ianni nel 1972, con “oltre 3000 pietre provenienti da tutto il mondo, per ricostruire nei minimi dettagli le tipiche costruzioni della Palestina di 2000 anni fa.” Riccardi dipinge la grande opera “La moltiplicazione dei pani e dei pesci” che rappresenta il miracolo evangelico, per sottolineare il bisogno della condivisione delle risorse per aiutare le persone in difficoltà,  “richiamando l’attenzione al centro delle decisioni sociali e politiche l’essere umano, per creare una società a misura d’uomo.”  Questa realizzazione trovò un attenzione particolare di Papa Giovanni Paolo II, che visitava durante il suo pontificato il “Presepe dei netturbini” e si rafforzò un rapporto speciale con Riccardi, che già si conoscevano da quando era Arcivescovo di Cracovia in Polonia.

33º anno della Maxitela di Carlo Riccardi a Piazza del Popolo

Il secondo evento è del novembre 2016, per il conferimento da parte dell’Amministrazione comunale di Olevano Romano della Cittadinanza Onoraria a “Carlo Riccardi, artista, fotografo e primo paparazzo della “Dolce vita” romana”. Tale conferimento è scaturito dall’entusiasmo dei cittadini olevanesi, orgogliosi del concittadino Carlo Riccardi, il quale, in oltre 70 anni di attività, ha portato con i suoi lavori il nome di Olevano Romano in giro per il mondo. Inoltre a 90 anni continua ad esporre le sue opere con “blitz artistici” in difesa del patrimonio culturale, e può costituire nuova linfa per chi ama la fotografia, il patrimonio artistico e la cultura in generale. Con il suo esempio ha creato un precedente, che dà forza a chi crede che con l’arte e la cultura, anche da un piccolo centro come Olevano, si possa arrivare lontano.

Infine il terzo evento, forse quello più atteso, e arrivato ai tempi supplementari. Nel corso dei lavori del XIX Congresso Confederale della CISL, il 26 maggio 2022, ha consegnato una targa ricordo nella quale si legge:” Al Maestro Carlo Riccardi, la gratitudine della Cisl per aver accompagnato con competente impegno e profonda sensibilità un lungo cammino sindacale attraverso linguaggi della fotografia, della pittura e dell’arte.” Nel consegnare la targa il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha ricordato “come Riccardi è uno dei pochi che conosce la Cisl dalla nascita, dal 1950, dai tempi di Pastore, fondatore della Confederazione. Un uomo generoso e umile, al quale il mondo sindacale deve tanto.”

Qual è, se si può dire cosi, l’insegnamento o meglio l’eredità che lascia Carlo Riccardi, per gli amici semplicemente  Carletto? La risposta non è semplice, ma basta guardare come è ricordato sui mezzi di comunicazione, per capire che l’eredità è una memoria storica del nostro Paese, è stato testimone per oltre 70 anni dei cambiamenti che sono avvenuti nella società, e il lascito dell’Archivio fotografico, con milioni di immagini, sono un patrimonio da studiare, da utilizzare, perché il sapere e il conoscere è  sempre uno stimolo e  una spinta per il progresso sociale.

Questa è l’eredità che Carletto ha cercato di lasciare!


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