L’Italia segreta di Mario Tozzi

Alla libreria Rinascita di viale Agosta, l’autore ha raccontato il suo viaggio nei sotterranei delle più importanti città italiane

Dalle fondamenta di Roma alle viscere del Vesuvio, dai canali sotterranei di Torino alle necropoli di Palermo. E’ questo il viaggio nei sotterranei urbani compiuto dal geologo e conduttore televisivo Mario Tozzi raccontato nel suo ultimo libro “L’Italia segreta”. Una discesa agli inferi che l’autore ha voluto oggi spiegare, presso la libreria Rinascita di viale Agosta, ai suoi lettori, in un incontro organizzato da "la compagnia del libro di Rinascita".

Per circa sessanta minuti l’ottima dialettica e la facilità espressiva di Tozzi hanno trasportato i presenti in un mondo, quello del sottosuolo, che per tradizione è ritenuto magico, stregato, e abitato a volte da esseri fatati, altre da presenze oscure più inquietanti che hanno da sempre affascinato l’uomo. Nonostante questo forte legame oggi, però, molto poco sappiamo di ciò che è o che è stato fisicamente sotto i nostri piedi, e questo libro vuole, in qualche modo, colmare questa lacuna attraverso un itinerario che indaga il sotterraneo passando dal neolitico agli etruschi, dai romani agli arabi giungendo fino ai bombardamenti della seconda guerra mondiale e alla vita allucinata nei rifugi antiaerei.

Tra le curiosità, l’esistenza di una Basilica Neopitagorica nei pressi di porta Maggiore, a Roma, o dei tanti colombari precristiani utilizzati dai romani per depositare urne cinerarie, con tanto di statue, dipinti e lapidi. E ancora, la comunità di Damanhur, a quaranta chilometri da Torino, che nel sottosuolo ha ricavato un tempio dedicato a diverse divinità e che vive rispettando il principio di società ecosostenibile. Senza ovviamente trascurare l’unica città, Matera, in cui la gente abita allo stesso tempo in superficie e sottoterra, e in cui il legame con la terra, con la madre terra in senso pagano, è ancora molto forte .

Oltre all’intento divulgativo il saggio vuole anche essere una riflessione sui rischi e le opportunità ambientali legati a una realtà troppo spesso trascurata “solo perché lontana dai nostri occhi”.

“Se il patrimonio del sottosuolo fosse conservato e indagato meglio – ha sottolineato l’autore – potrebbe dare l’opportunità a certe realtà italiane di venire riconsiderate”. Per sfruttare al meglio i nostri sotterranei ha poi aggiunto, “oltre al denaro servono le idee”. E a quanto pare, anche per quest’ultime, bisognerà scavare ancora un bel po’ prima di trovarle.


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