Memoria del cibo: mestiere (forzato) “assaggiatrice”
La storia romanzata di Margot Wolk che si salvò dalla fame e salvò Hitler dalla morte mangiando, per prima, il cibo a lui destinato. Un libro di Rosella PostorinoDue Note introduttive, come assaggio
Nota 1: l’uomo – se così lo si può chiamare – che voleva dominare il mondo e che per diversi anni ebbe in mano i destini dell’umanità, non ne fece affatto buon uso. L’uomo che voleva decidere chi dovesse vivere e chi no e che, per diversi anni, ne ebbe la facoltà, seminando morte e distruzione. L’uomo certamente più odiato al mondo, anche da chi, in pubblico, diceva di essergli amico (Mussolini lo aveva definito, in privato, spregiativamente “l’imbianchino austriaco”). L’uomo – come racconta lo storico tedesco William L. Shirer, nella sua Storia del Terzo Reich (Einaudi, 2014) – salvato da un mendicante ebreo che, in una notte di freddo polare, in quel di Monaco di Baviera, gli regalò la sua coperta, lercia e puzzolente ma salvifica (e che per quel gesto non fu affatto riconoscente né a quel mendicante, né a quelli della sua etnia), si chiamava Adolf Hitler. Era nato a Braunau am Inn (Austria Superiore) il 20 Aprile del 1889 ed era morto suicida a Berlino, nel Bunker sotto la Cancelleria del Reich, il 30 Aprile di 56 anni dopo.
Nota 2: Adolf Hitler, il Fuhrer della Germania nazista, era un individuo grandemente disturbato (per usare un eufemismo). A riprova di ciò (ma non per giustificare le sue azioni), così recita l’”Anamnesi personale prossima” nella Cartelle Clinica a lui intestata: “l’inizio della psicosi paranoidale coincide con la sconfitta della Germania. La psicosi è preceduta da un lungo periodo di depressione e da un episodio isterico di cecità e mutismo. Alla vecchia personalità viene a sostituirsi una nuova (anche se ogni tanto riemerge la vecchia). Adolf era orientato verso il polo masochistico, mentre il fuhrer era orientato verso il sadismo. Ha esplosioni di furore isterico, esigenze rituali circa il riassetto del giaciglio, cancerofobia ed allarme intorno alle malattie: rimane una personalità caratteropatica, difficile ed insicura. Probabilmente affetto da impotenza, sicuramente da voyeurismo e da una forma estrema di masochismo. La crisi (inside psicotico o intuizione delirante), che apre la paranoia megalomane di Hitler, scoppia quando era ricoverato in ospedale nell’immediato dopoguerra: egli ha la chiara visione di sé come futuro liberatore dei tedeschi e come artefice di una grande Germania; avverte di essere stato scelto dalla Provvidenza per questa missione, in un delirio messianico di grandezza. Insieme al delirio messianico c’è il delirio persecutorio nei confronti degli ebrei: la sua missione è sterminare tutti gli ebrei, causa dei mali del mondo. L’inconscio e la sfera istintivo-affettiva domina incontrastata sulla coscienza e sulla sfera dell’intelletto. Verso la fine della guerra si instaura in Hitler una forma di morbo di Parkinson.” Fonte: https://www.cpiabat.edu.it/attachments/article/1586/A1%20-%20Storia%20-%20Il%20caso%20clinico%20di%20Hitler.pdf
Le Assaggiatrici di Rosella Postorino
Niente paura. Non ho alcuna intenzione di tediarvi con un’ulteriore descrizione delle condizioni psicofisiche di Adolf Hitler né tantomeno giustificare così il suo operato assassino. Le Note che avete letto sopra mi sono sembrate utili ad introdurre il Romanzo che porto qui alla vostra attenzione (si avvicina il Natale e sarebbe cosa buona e giusta regalare un libro alle persone a cui si tiene). Si tratta del Romanzo della scrittrice calabrese Rosella Postorino intitolato Le Assaggiatrici (Feltrinelli, 2018) e mandato in Libreria dalla Casa Editrice Feltrinelli, nel 2018. Il Romanzo è risultato vincitore del Premio Campiello 2018 e del Premio Wondy di letteratura resiliente 2019 ed è entrato tra i finalisti del Premio Letterario nazionale Chianti 32ma edizione.
La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. «Da anni avevamo fame e paura», dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: «mangiate» dicono, la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le SS studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer – fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito. (Fonte: Feltrinelli Editore)
Il Romanzo della Postorino si ispira ad una storia veramente accaduta. Nella realtà l’Assaggiatrice (dei pasti di Hitler) è veramente esistita, si chiamava Margot Wolk, era nata nel 1917 a Berlino ed è morta nel 2014, all’età di 96 anni. La sua storia l’ha raccontata, per la prima volta, una decina d’anni fa, la Sezione che si occupa di Storia del Der Spiegel, l’importante Quotidiano berlinese.
Nell’inverno del 1941, a 24 anni, Margot Wölk abbandonò la casa dei suoi genitori a Berlino, danneggiata dai bombardamenti dell’aviazione britannica, per trasferirsi in un paesino della Prussia Orientale di nome Gross-Partsch (oggi Parcz, nella Polonia nordorientale) dove viveva la suocera. A pochi chilometri da Gross-Partsch, però, si trovava il Quartier Generale di Adolf Hitler sul fronte orientale, il Wolfsschanze – ovvero la “Tana del Lupo” – di Rastenburg: un tetro insieme di bunker seminascosti nella foresta da cui Hitler diresse le operazioni in Unione Sovietica fino alla fine del 1944, quando venne abbandonato frettolosamente a causa dell’avanzata dell’Armata Rossa.
Stando ai ricordi della Wölk, il sindaco del paesino dove si era appena trasferita era “un vecchio nazista” e, poco dopo il suo arrivo, le SS si presentarono alla sua porta e la costrinsero a seguirle. Così cominciò il suo periodo da “assaggiatrice”: veniva periodicamente portata insieme ad una decina di altre donne in una caserma del vicino paese di Krausendorf, dove alcuni cuochi preparavano il cibo per Hitler che loro dovevano assaggiare per capire se fosse avvelenato. Poi le SS portavano quindi le pietanze a Rastenburg, ma Hitler non mangiava mai prima di un’ora dall’assaggio (che avveniva tra le 11 e mezzogiorno) come ulteriore precauzione contro i veleni. Margot veniva svegliata tutti i giorni alle 8 dalle SS, che le gridavano «Margot! Alzati!» da dietro la finestra di casa sua, e doveva essere disponibile tutti i giorni, anche se veniva portata in caserma solo quando Hitler era a Rastenburg, il che succedeva piuttosto spesso. Tra il 1941 e il 1944 Hitler rimaneva nella “Tana del lupo” in media due giorni su tre. Margot – che non vide mai Hitler di persona -.così ha ricordato quei momenti: “Il personale di servizio portava piatti e zuppiere di verdura, salse, pasta e frutta esotica, piazzandoli in una stanza con un grande tavolo di legno. Poi bisognava assaggiarlo”. “Non c’era mai carne perché Hitler era vegetariano e il cibo era buono, perfino molto buono. Ma non potevo godermelo.”
La famiglia di Margot, e la ragazza stessa, non era nazista: lei aveva rifiutato di aderire all’organizzazione giovanile della Gioventù Hitleriana, la Lega delle Ragazze Tedesche (Bund Deutscher Mädel) e suo padre, scrive lo Spiegel, non era stato promosso sul lavoro perché non aveva la tessera del partito nazista. Il marito di Margot, Karl, era in guerra e non mandava sue notizie da due anni. Subito dopo l’attentato ad Hitler del 20 Luglio del ‘4, una notte Margot venne stuprata da una SS che si era introdotto con una scala nella sua stanza. Le cose a Rastemburg stavano rapidamente precipitando e un Ufficiale della Wermacht disse a Margot che era il momento di andarsene di là, mentre la caricava su un treno per Berlino. Così la ragazza si salvò, mentre le altre assaggiatrici furono tutte uccise dai sovietici che nel frattempo avevano raggiunto la Tana del Lupo hitleriana.
Nel Romanzo della Postorino è attraverso la voce narrante di Rosa, la protagonista, che scopriamo la storia vera di Margot Wölk, che per due anni e mezzo fu costretta dalle SS ad assaggiare il cibo del Führer. Su quel periodo della propria vita mantenne il silenzio per più 70 anni, finché una giornalista dello Spiegel non la ritrovò casualmente e raccontò la sua vicenda. Con “Le assaggiatrici”. Rosella Postorino dà vita e voce ad un personaggio “minore” nel vasto quadro della Storia di quegli anni, per regalarci un punto di vista insolito sul nazismo e sulla capacità dell’essere umano di adattarsi, di lasciarsi vivere, perché, dice Rosa alla fine del libro, “tutto quello che ho imparato dalla vita è sopravvivere».”.
Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”
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