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Memoria del lavoro e della sua Festa del 1° Maggio 1947

Per non dimenticare quella giornata di lotta e di sangue di Portella della Ginestra

“Persuadevo dolcemente i lavoratori morenti di fame che la colpa non è di alcuno; è del sistema… Perciò non ho predicato l’odio agli uomini ma la guerra al sistema. (…) Davanti a voi abbiamo fornito i documenti e le prove della nostra innocenza; i miei compagni hanno creduto di dover sostenere la loro difesa giuridica; questo io non credo di fare. Non perché non abbia fiducia in voi, ma è il codice che non mi riguarda. Perciò non mi difendo. Voi dovete condannare: noi siamo gli elementi distruttori di istituzioni per voi sacre. Voi dovete condannare: è logico, umano. Io renderò sempre omaggio alla vostra lealtà. Ma diremo agli amici che sono fuori: non domandate grazia, non domandate amnistia. La civiltà socialista non deve cominciare con un atto di viltà. Noi chiediamo la condanna, non chiediamo la pietà. Le vittime sono più utili alla causa santa di qualunque propaganda. Condannate” (Nicola Barbato, 1856-1923, militante socialista e Sindacalista, davanti al Tribunale di Palermo)

“Io vi guardo negli occhi, compagni, e vi dico che se vogliamo costruirci un futuro ce lo dobbiamo fare con le nostre mani!”  (Placido RizzottoPartigiano socialista e Sindacalista di Corleone, 1914-1948)

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Sono passati 77 anni dal 1° Maggio del 1947, il 1° Maggio di Portella della Ginestra (Piana degli Albanesi, Palermo), il 1° Maggio insieme della riscossa dei braccianti e dei contadini siciliani – che con il Blocco del Popolo vinceranno le Elezioni Regionali di quell’anno in Sicilia, facendo così più pieno di significato quel 1° Maggio  – e della risposta stragista degli agrari e del padronato, per mano di Salvatore Giuliano e – è un’acquisizione non proprio remota – di alcuni elementi fascisti (ex Decima MAS di Junio Valerio Borghese) – che insieme, quel giorno, apriranno il fuoco, a colpi di mitraglia, su quei lavoratori in festa, causando 11 morti e 27 feritiuomini, donne e bambini.

Nota: Elezioni Regionali Siciliane del 1947, voti in percentuale:

Blocco del Popolo (PCI-PSI):  30,38;

Democrazia Cristiana: 20,53;

Partito Nazionale Monarchico:  9,52;

Blocco Democratico Liberal-Qualunquista (PLI-UQ): 14,77;

Movimento per l’Indipendenza della Sicilia: 8,80;

Fronte dell’Uomo Qualunque: 1,55

Quella strage di lavoratori – dalla quale diversi Storici e Ricercatori fanno partire la cosiddetta ”strategia della tensione” italiana (quella connotata dallo stragismo nero, iniziata il 12 Dicembre del 1969, a Milano (e non solo a Milano) – sarà seguita, qualche mese più tardi, dall’assassinio di Placido Rizzotto, ammazzato a Palermo, il 10 Marzo del 1948,  dai mafiosi assassini dei corleonesi Luciano Liggio e Michele Navarra ai quali l’ex partigiano, socialista (e Presidente della locale Sezione ANPI) Sindacalista  e Segretario della Camera del Lavoro di Corleone, con la sua forza trascinatrice e con il suo carattere di instancabile combattente per la democrazia e la giustizia dava molto fastidio.

Gli Uomini, la Mafia, La Memoria

Sulla storia di Placido Rizzotto vedere il Film omonimo diretto, nel 2000, dal regista Pasquale Scimeca. 

Gli anni che sono passati e quelli che ancora passeranno da quel 1° Maggio del 1947, non devono farci dimenticare questa storia che è storia di festa, ma anche di lotta, di riscatto sociale e di voglia di contare, mostrando la forza della classe lavoratrice nel riuscire a “modificare lo stato di cose presenti”, per troppo tempo in quel pezzo, del Paese, rimasto fermo a tempi inaccettabili e fuori della Storia. Un’impresa, in quegli anni,  particolarmente difficile da realizzare, ma non impossibile, come dimostrava il risultato elettorale.

“L’Articolo uno della nostra Costituzione ci dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. in altre parole, si dichiara che il pilastro fondamentale del nostro Stato non è un’astrazione ideologica, ma la concretezza del lavorare e del produrre.” (Andrea Camilleri [1925-2019] scrittore e regista teatrale)

Anche su quella Storia va fatta Memoria. Per questo è giusto che chi non la conosce ne abbia conoscenza – e soprattutto coscienza – e ne faccia tesoro, anche è soprattutto il 1° MaggioFesta dei Lavoratori si, ma anche giorno in cui la lotta per migliorare condizioni di lavoro e di vita non va in vacanza e lo dimostrano le molte lotte operaie  aperte in questo 2024 nel nostro Paese che vedono lavoratori e lavoratrici impegnati / te a difendere il proprio posto di lavoro e il proprio futuro di dignità.

Sotto trovate, all’uopo, qualche riga su questa storia., come la racconta il Sito web “Trapani per il Futuro”.

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La vicenda

La giornata del 1 maggio del 1947 viene segnata da una strage che macchia di sangue Portella della Ginestra – località nell’entroterra della provincia di Palermo, tra Piana degli Albanesi e San Giuseppe Jato.
Secondo le stime ufficiali, tra le vittime si contano 11 morti e 27 feriti.

I contadini dei paesi limitrofi si riunivano tradizionalmente presso Portella della Ginestra per celebrare la Festa dei lavoratori; in questa occasione, il medico e dirigente contadino Nicola Barbato, era solito tenere un comizio utilizzando un podio naturale che successivamente prese il nome di “Sasso di Barbato”

Quel giorno, Giacomo Li Causi, esponente di spicco del Partito Comunista italiano e storico avversario dei boss, avrebbe dovuto tenere il suo discorso. Tuttavia, secondo le ricostruzioni ufficiali, essendo impegnato altrove, venne sostituito dal Segretario della Sezione Socialista di San Giuseppe Jato, Giacomo Schirò.

La folla, composta da famiglie (uomini, donne, bambini, anziani) e dai militanti dei partiti di sinistra riuniti nel Blocco del Popolo, era giunta per festeggiare la fine della guerra, il ripristino della Festa dopo gli anni del fascismo e la vittoria dello stesso Blocco Popolare alle elezioni regionali tenutesi il 20 aprile dello stesso anno. I civili, convinti che si trattasse di mortaretti a festa, vennero crivellati a colpi di mitragliatore dagli uomini del bandito Giuliano, non percependo si trattasse di un’esecuzione armata.”

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Nicola Barbato e Il Partigiano “Nicola Barbato”, ovvero il Comandante Pompeo Colajanni

A molti è nota la figura del Partigiano comunista Pompeo Colajanni (1906-1987). Siciliano di Caltanissetta e Ufficiale di Complemento di Cavalleria, all’8 Settembre del 1943, Colajanni organizzò in Val Po, presso Borgo San Dalmazzo, con i suoi soldati, altri Ufficiali e civili, una delle prime Bande partigiane (il Distaccamento garibaldino “Pisacane”), da cui si sarebbero poi sviluppate, Brigate, Divisioni e Raggruppamenti dell’Esercito partigiano.

Colajanni prende il nome di battaglia di “Nicola Barbato” (certo – da siciliano – in ricordo dell’omonimo di Portella della Ginestra). Il nome di “Barbato”, divenuto Comandante della VIII Zona (Monferrato) e Vicecomandante del Comando Militare Regionale Piemontese della Resistenza, divenne presto leggendario per le imprese delle Formazioni combattenti al suo comando e per la sua competenza militare. Nell’approssimarsi dell’insurrezione generale, Colajanni, che intanto aveva liberato Chieri, ebbe il compito di investire e liberare Torino, coordinando le Formazioni Garibaldi, GL, Matteotti e Autonome operanti nella zona.

Memorabile, in questa circostanza, l’incontro tra “Barbato” e il Capitano Schmidt, dei Servizi di Sicurezza tedeschi che, in nome dell’Ambasciatore Von Rahn, voleva trattare una tregua. “Ho poteri per combattere o per accettare la vostra resa senza condizioni”, disse “Barbato”; “Faremo fare a Torino la stessa fine di Varsavia” replicò Schmidt. Ma il mattino del 28 Aprile Torino era completamente liberata e Colajanni veniva designato Vicequestore.

Pochi mesi dopo “Barbato” era Sottosegretario alla Difesa nel Governo Parri e lo fu anche nel primo governo De Gasperi. Sino alla sua scomparsa Pompeo Colajanni non cessò mai l’attività politica: Consultore Nazionale, componente della Camera dei Deputati, componente del Comitato Centrale del PCI, Deputato Regionale in Sicilia, Vice presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Segretario delle Federazioni comuniste di Enna e di Palermo, Consigliere Nazionale dell’ANPI, e attivo nel Consiglio Nazionale della Pace

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Nel Giardino Inglese di Palermo, accanto al monumento che ricorda i martiri di Cefalonia, sorge un cippo sui cui è inciso: “Pompeo Colajanni, comandante Nicola Barbato 1906-1987, partigiano, contribuì alla liberazione dell’Italia dai nazifascisti e al riscatto della Sicilia“.

 

Nota finale: “Primo Maggio [2024] a Portella della Ginestra per commemorare la strage del 1° maggio del 1947 in cui furono trucidate 11 persone, tra braccianti, contadini, donne e bambini. “La conoscenza coltiva la memoria e i diritti” è il titolo della manifestazione che quest’anno la Cgil Palermo organizza assieme alla Flc Cgil, la categoria  di scuola, università e Afam e ricerca. A Portella, dove la mafia tentò di piegare il movimento sindacale, memoria e storia al centro per tenere viva la conoscenza della strage e la sua lezione sempre attuale di antifascismo, di lotta per la libertà e la democrazia e di lotta contro la mafia, alla base dell’azione sindacale.” (Fonte: https://www.palermotoday.it/politica/primo-maggio-portella-ginestra-programma-2023.html)


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