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Memoria etiope: 19 Febbraio del 1937

I tre giorni del massacro. Italiani "brava gente"?

Pochi di noi, credo, saprebbero dare la risposta esatta di fronte alla domanda su cosa significhi esattamente quanto segue: “Yekatit 12”. Sarebbe cosa impossibile, a meno di non conoscere l’etiope. Si tratta infatti, in etiope, di una data del calendario copto, per noi quella del “19 Febbraio”.

Perché ricordarla? Perché il 19 Febbraio del 1937 – ovvero oggi, 86 anni fa – ebbe inizio una mattanza di tre giorni (19-21 Febbraio 1937) durante la quale militari italiani, camice nere e semplici coloni e lavoratori italioti, iniziarono – e continuarono – una strage di civili etiopi che, perpetrata in tutto il Paese, alla fine lasciò sul terreno migliaia di cadaveri di donne, di uomini, di vecchi e di bambini (di tutto innocenti) uccisi, meglio trucidati, con i diversi metodi barbari che il colonialismo fascista italiano conosceva e usava da tempo (anche se spesso ce lo dimentichiamo, ricordandoci solo e soltanto delle strade che abbiamo costruito in quel territorio e della “civiltà” che abbiamo portato:  una civiltà assassina, fatta di repressione della libertà, omicidi e ruberie).

Ma quale era stato il fatto scatenante di cotanta ferocia? Un attacco che alcuni Partigiani eritrei avevano portato, ad Addis Abeba con lancio di bombe a mano, durante la cerimonia di insediamento di Rodolfo Graziani, come Vice Re dell’Etiopia e Governatore Generale dell’’Africa Orientale Italiana, in sostituzione del Maresciallo D’Italia, Pietro Badoglio. E’ qui appena il caso di ricordare che Graziani (che noi dell’ANPI conosciamo bene per via del “suo” sacrario edificato ad Affile con soldi pubblici, elargiti con magnanimità al tempo della Presidenza Regionale targata Renata Polverini) venne iscritto alla fine della guerra, nella Lista dei criminali di guerra, su richiesta del Governo Etiope (richiesta respinta) proprio per i diversi crimini contro l’umanità compiuti durante il periodo in cui ricoprì quelle cariche (leggi violenze, omicidi, repressioni durissime e uso dei gas venefici) e per il suo ruolo come Capo dell’Esercito della RSI.

Processato e condannato a 19 anni di carcere per collaborazionismo, scontò solo 4 mesi di detenzione e trovò anche il tempo di aderire al MSI di Giorgio Almirante e di divenirne, anche se per un breve periodo, Presidente. Di Graziani, Mussolini aveva detto: “Ecco un altro uomo con quale non posso arrabbiarmi perché lo disprezzo” (dal Diario di Galeazzo Ciano, in data 25 dicembre 1940).

Per quanto riguarda il Maresciallo D’Italia Pietro Badoglio, basterà solo ricordare, per connotare  la sua persona, l’entusiasmo con cui abbracciò la causa mussoliniana, durante gli anni d’oro del fascismo e del suo Impero; l’ambiguità con cui – divenuto Capo del Governo dopo il 25 Luglio 1943 – si comportò nell’imminenza (e dopo) l’Armistizio del Settembre ’43 e ancora, la durezza con la quale, invece, tenne a bada le forze politiche organizzate dell’antifascismo: alla caduta di Mussolini, il 25 Luglio del 1943, ordinò che i detenuti politici comunisti, a differenza degli altri, non venissero liberati. E ancora va ricordata la durezza con la quale represse le manifestazioni per la libertà e i moti contadini per la terra, nella parte d’Italia (il cosiddetto “Regno del Sud”) dalla quale governava il territorio del nostro Paese liberato dagli alleati e dalle Forze del rinato Esercito Italiano.

La “Badoglieide”, Ballata partigiana composta da Nuto Revelli ed altri componenti della Banda Partigiana “Italia Libera” tra cui Dante Livio Bianco, alle Grangie di Narbona (Madonna del Colletto) tra il 25 ed il 26 Settembre del 1943, si può leggere l’intero testo qui: https://www.toptesti.it/testo_la_badoglieide_i_gufi_1044943

Dunque per gli etiopi, oggi e ogni 19 Febbraio, è giorno di lutto nazionale. Per noi, invece, “italiani brava gente”, questa data non significa proprio nulla. Pur essendo poca cosa, sarebbe certo il caso di dare anche a questo giorno la dignità che merita istituendo – come già accade per il 27 Gennaio e per il 10 Febbraio – anche per il 19 Febbraio, un “Giorno della Memoria” degli orrori del nostro colonialismo straccione e disumano.

Memore di un vecchio slogan della mia gioventù che recitava: “SIAMO REALISTI, CHIEDIAMO L’IMPOSSIBILE!”, rinnovo la richiesta di cui sopra – sapendo di non essere solo, ma in buonissima compagnia nel formularla, e attendo, con italica pazienza, lo sviluppo degli avvenimenti.

Chiudo con un riferimento ad un indimenticabile attore: oggi, 19 Febbraio 2023, Massimo Troisi avrebbe compiuto 70 anni.

Buon Compleanno Massimo!

 

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”


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