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Memoria repubblicana: per un 2 Giugno antifascista, a 78 anni da quel 2 Giugno del 1946

“Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica” (Piero Calamandrei)

“Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica”. (Piero Calamandrei)

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L’Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore” (Umberto Terraciniantifascista, confinato politico, Deputato comunista e Presidente della Costituente)

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Se 78 anni vi sembran pochi

78 anni – se vi mettete a contare i giorni e le ore – sono un mucchio di giorni e di ore. E il 2 Giugno del 1946 si è festeggiato il giorno e l’anno in cui l’Italia – 78 anni fa – divenne una Repubblica democratica e antifascista.

Quella data, il 2 Giugno del 1946, i Partigiani e le Partigiane che avevano combattuto per 20 mesi i nazifascisti – occupanti i primi e servi sciocchi, ma assassini i secondi – lo aspettavano da una vita, senza sapere se e quando sarebbe arrivata, ma l’avevano certamente propiziata con il breve, ma intenso momento di vita delle Repubbliche Partigiane e delle Zone Libere, nelle quali – mentre ancora si combatteva – quella speranza di un Paese (e un mondo) diversi era diventata pratica democratica concreta.

Un sogno diventato realtà

Noi sognavamo un mondo diverso, un mondo di libertà, un mondo di giustizia, un mondo di pace e un mondo di fratellanza e di serenità.” (Germano Nicolini, Diavolo, Partigiano Garibaldino decorato di Medaglia D’Argento al Valor Militare)

La Resistenza non fu un fenomeno militare, come erroneamente si crede. Fu un movimento politicodemocratico e civile straordinario. Una presa di  coscienza  politica che riguardò anche le  donne.” (Lidia Menapace, nata Brisca, ex Partigiana, militante politica comunista, Giornalista e Saggista)

Poi era arrivato il 1945, il quinto anno di guerra e il terzo di resistenza armata e no e dentro quel 1945, era arrivato il mese di Aprile nel quale “Aldo” aveva, alla fine, detto “26X1” e il sogno di un’Italia libera, democratica, repubblicana e antifascista, si era fatto realtà o almeno aveva cominciato ad essere cosa fattibilmente possibile.  Il resto di quel sogno lo concretizzarono i 556 Deputati eletti, proprio il 2 Giugno 1946, all’Assemblea Costituente. Tra quei 556 figuravano 21 donne, diverse delle quali erano state Partigiane combattenti.

Quei Padri e quelle Madri Costituenti lavorarono sodo molti mesi per darsi e darci una Costituzione Repubblicana, superando divisioni ideologiche e politiche e componendo un testo assai equilibrato che – al netto di diversi  aggiustamenti intervenuti nel tempo – regge ancora bene, anche se l’intenzione del presente Governo è quella di cancellare quell’equilibrio, stravolgendo quel lavoro certosino iniziato 78 anni fa e concluso il 27 Dicembre 1947, con la votazione e approvazione del testo definitivo, proposto alla Plenaria della Costituente dal cosiddetto “Comitato dei 75” che quel testo aveva materialmente redatto, dopo una lunga e a tratti accesa discussione..

27 DICEMBRE 1947

“Presentata il 23 corrente, è avvenuta oggi a Palazzo Giustiniani, la firma dell’atto di promulgazione della nuova Carta Costituzionale della Repubblica Italiana. Il testo sarà pubblicato domani 28 dicembre in un numero speciale della “Gazzetta Ufficiale” ed entrerà in vigore il 1° gennaio 1948.” (Agenzia ANSA, lancio del 27 Dicembre del 1947, ore 18,40)

Ma il 2 Giugno del 1946 non fu solo l’anno della Costituente. Fu anche l’anno del Referendum sulla forma che avrebbe dovuto assumere lo Stato italiano (al tempo ancora monarchico e savoiardo) uscito semidistrutto da quella guerra. E fu l’anno della prima volte al voto, in una Consultazione Elettorale nazionale, per le donne che avevano già votato, tempo prima, per le Elezioni Amministrative del Marzo 1946. E le donne – che quel diritto se l’erano conquistato resistendo combattendo – onorarono quella prima volta recandosi ai Seggi  in un milione in più degli uomini e forse essendo state risolutive rispetto alla scelta repubblicana.

Ma alle precedenti Elezioni Amministrative era accaduta una cosa nuova e masi vista. Sei donne erano state elette Sindache delle lolrop0 città:: Margherita Sanna a Orune, in provincia di Nuoro; Ninetta Bartoli a  Borutta, in provincia di Sassari; Ada Natali, che sarà poi parlamentare, a Massa Fermana, in provincia di Fermo; Ottavia Fontana a Veronella, in provincia di Verona; Elena Tosetti a  Fanano, in provincia di Modena e Lydia Toraldo Serra a Tropea, in provincia di Vibo Valentia.

Nella mela, a volte, si trova il verme

La Storia ci ricorda che, il 1° Febbraio 1945, venne approvato il Decreto Luogotenenziale 30 Gennaio 1945, n. 23, che concedeva il diritto di voto alle donne maggiorenni (25 anni compiuti al momento del voto). L’Articolo 3 del Decreto escludeva, però, le prostitute dal diritto di voto. Governo Bonomi in carica, ne furono artefici Alcide De Gasperi, leader della Democrazia Cristiana e Palmiro Togliatti, Segretario Generale del Partito Comunista Italiano. Un Decreto di soli quattro Articoli che consacrava il diritto delle donne italiane di dire la loro, anche con il voto, diritto che si erano conquistate con la lotta di resistenza al nazifascismo occupante ed assassino.

Ma, a volte, nella mela si trova il verme. Infatti, il Decreto Luogotenenziale n. 23 /1945, sanciva si il diritto delle donne 25enni di votare, ovvero di essere elettrici, ma senza la possibilità per loro di essere elette. Per sanare la situazione, abnorme e grottesca insieme, bisognerà attendere il Decreto-Legge n. 74, del 10 Marzo 1946, recante: “Norme per l’elezione dei Deputati all’Assemblea Costituente”, il cui Articolo 7 recita: “Sono eleggibili all’Assemblea Costituente i cittadini e le cittadine italiane che, al giorno delle elezioni, abbiano compiuto il 25° anno di età.”. Così le donne italiane potere andare al voto nella pienezza del loro diritto di eleggere ed essere elette.

 

Un ricordo personale

Mi onoro di avere conosciuto personalmente Marisa Ombra, figlia del Comandante Partigiano Celestino Ombra e, a sua volta, 18enne Staffetta Partigiana. Quando gli chiedevano di raccontare della battaglia perché le donne italiane, quel 2 Giugno del 1946, andassero a votare, Marisa raccontava delle riunioni con le donne, nella case e nei caseggiati popolari, in cui lei – così come altre militanti – spiegava perché bisognasse andare a votare e come si doveva fare, essendo per le donne la prima volta (“non  mettete il rossetto” – diceva ad esempio – “perché rischiate di macchiare la scheda e il voto è nullo” [a quel tempo – e per molto tempo ancora  dopo – le schede elettorali andavano chiuse leccando la parte gommata di uno dei lembi, il che permetteva la chiusura della scheda stessa, Ndr.]). E raccontava ancora delle donne che dicevano “mio marito vuole che voti quello che dice lui” e della sua risposta secca: “dovete ragionare con la vostra testa”. Tutto questo lavoro importante, senza che lei avesse potuto, a sua volta, votare – raccontava ancora – non svendo compiuto i 25 anni previsti dalla Legge al momento di quella votazione. Marisa Ombra – che ci ha lasciato il 19 Dicembre 2019, all’età di 94 anni – oltre ad essere stata una partigiana combattente – è stata una militante dei diritti delle donne e una dirigente nazionale e Vice presidente Nazionale, dell’ANPI.

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Dunque, quel 2 Giugno 1946, i cittadini e le cittadine italiani maggiorenni si vedranno consegnare, dal Presidente del Seggo Elettorale, due schede: una per il Referendum Monarchia-Repubblica e una per la Costituente, che avrebbe dovuto scrivere il testo della Costituzione, Questi saranno – dopo diversi giorni di incertezza e anche di scontri fisici con morti e feriti – i risultati, proclamati, il 10 Giugno nella sala della Lupa in Campidoglio per il Referendum sulla forma dello Stato, dal Presidente della Corte di Cassazione, Giuseppe Pagano:

Repubblica, voti: 12.718.019 

Monarchia,  voti:  10.709.423

15 Giugno 1946 – sulla copertina del Settimanale “Tempo” viene pubblicata la foto di Anna Iberti, un’impiegata del Quotidiano socialista “AVANTI!”, che tiene in mano la prima pagina del Corriere della Sera. “E’ nata la Repubblica Italiana”, dice il titolo di quella prima pagina, sparato a caratteri cubitali, e quella foto diventerà (ed è tutt’ora) l’icona di quel risultato elettorale.

Il Presidente Pagano così dichiarava: “La Corte, a norma dell’art.19 del d. lgt. 23 aprile 1946 n.1219, emetterà in altra adunanza il giudizio definitivo sulle contestazioni, proteste, reclami, presentate agli uffici dalle singole sezioni, a quelle centrali e circoscrizionali e alla Corte stessa concernenti le operazioni relative al referendum: integrerà il risultato con i dati delle sezioni ancora mancanti e indicherà il numero complessivo degli elettori votanti, dei voti nulli e dei voti attribuiti.”. Le Sezioni mancanti erano ancora 118.

I risultati definitivi saranno proclamati il 18 Giugno successivo, ma la strada verso la Repubblica era già tracciata e su quella strada ancora oggi camminiamo.

Nota finale: in occasione della Festa Nazionale del 2 Giugno 2024, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un Messaggio ai Prefetti nel quale richiama con forza quella “pagina decisiva di democrazia“ che arrivava a suggellare il successo della lotta per la Liberazione, al termine della tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Un esercizio di Memoria che, per il Presidente della Repubblica, deve essere fondamentale sia per i cittadini sia, e soprattutto, per i rappresentanti delle istituzioni, da compiere per affrontare le sfide del presente che si pongono dinanzi alla nostra collettività, nella quale Mattarella inserisce anche l’Unione europea


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