Memoria romana: quel “Nido di Vespe”
Gli 80 anni del rastrellamento nazifascista del Quadraro“Nido di vespe” era così che i tedeschi ed i fascisti definivano la Borgata del Quadraro ed i suoi abitanti. E si sa, se molestate, le vespe pungono. Ed è proprio quello che faranno – per tutta la durata dell’occupazione nazifascista di Roma, ben 271 giorni – i romani e le romane del Quadraro: “pungeranno” gli occupanti. Punture continue che daranno estremo fastidio ai tedeschi ed ai fascisti collaborazionisti. Ed è per questo che i tedeschi decidono di rastrellare il Quadraro.
E’ proprio qui, nel quadrante sud-est di Roma, nella zona compresa fra il Quadraro, Torpignattara, Centocelle e il Quarticciolo, tra la Tuscolana, la Casilina e la Prenestina – incrocio nevralgicco che i tedeschi dovevano assolutamente controllare e tenere libero al passaggio di mezzi e uomini – che in pochi mesi e in uno spazio tutto sommato limitato c’è stata la più alta concentrazione di azioni partigiane di tutta la Resistenza Italiana.
Il Questore fascista Pietro Caruso (quello della Lista dei 50 nomi data a Kappler quel 23 Marzo del ’44) in quella Borgata ribelle aveva mandato il suo Commissario di fiducia, Armando Stampacchia che, arrivato il 21 di Febbraio, già trovava sui muri alcune scritte che minacciavano la sua futura esecuzione. Stampacchia – di fede non solo fascista, ma nazista – era stato mandato in quella zona della città in sostituzione del Commissario Capo Salvatore Maranto, che era stato presto messo sotto osservazione perché rimasto fedele al re e alla fine era stato trasferito dal Commissariato che presiedeva all’area di Tor Pignattara, Centocelle e Quadraro, al Commissariato di San Lorenzo, per gli occupanti ed i fascisti, in quel momento, zona meno sensibile e problematica dal punto di vista tattico. Con quel nuovo Commissario le cose nel quadrante Tor Pignattara, Centocelle e Quadraro della città all’inizio peggiorarono, ma poi il CNL romano decise l’eliminazione di Stampacchia, i Gap entrarono in gioco e l’azione repressiva del Commissario nazista, amico del Questore Caruso, si chiuse, per sempre.
La fine del Commissario Armando Stampacchia
“All’indomani dell’occupazione nazifascista della città, il quartiere di Tor Pignattara divenne una zona strategicamente importantissima, sia per la presenza della linea ferroviaria Roma-Cassino e per la via Casilina, sia per la notevole concentrazione di forze antifasciste del PCI, di Bandiera Rossa e del Partito Socialista.
Il Partito Comunista affidò il comando militare dei Gruppi di Azione Patriottica a Nino Franchellucci e il comando politico a Luigi Forcella. Furono così formati 6 Gap, costituiti da 4 componenti comandati da un Capogruppo.
Altri uomini furono organizzati in 15 squadre militari di sostegno, con compiti di difesa e di controllo di specifici settori. Uno dei Gap era comandato da Valerio Fiorentini – un giovane comunista residente in via di Tor Pignattara 99 – ed era composto da Paolo Angelini, Carlo Camisotti, Luciano Sbrolli.
Il Gap comandato da Valerio Fiorentini fu incaricato dal Partito Comunista di assassinare il commissario di P.S. di Tor Pignattara-Quadraro, Armando Stampacchia. Dopo un primo attentato andato a vuoto, il Gap si presentò con un altro gappista Clemente Scifoni presso l’abitazione del commissario Stampacchia in piazza Ragusa il 4 marzo 1944, uccidendolo.
Il 14 marzo tutto il gruppo Gap comandato da Fiorentini incappo in una retata delle SS su un tram in Piazza Fiume, fu catturato Alcuni giorni dopo furono tutti fucilati alle Fosse Ardeatine.” (Fonte: https://www.infoaut.org/storia/4-marzo-1943-i-gap-romani-giustiziano-stampacchia).
Sull’Azione dei gappisti e su Clemente Scifoni, c’è un Docufilm girato da Massimo Pellegrinottie intitolato “Memoria resistente. Clemente Scifoni e i Gap dell’VIII Zona”.
La via Tuscolana, l’Aereoporto di Centocelle e la ferrovia, erano fatte oggetto di continui attacchi ed azioni di sabotaggio dei partigiani. Qui erano stati utilizzati in quantità industriale i chiodi a quattro punte – scoperti dal partigiano comunista Lindoro Boccanera tra i cimeli del Museo del Bersagliere a Porta Pia e costruiti da Enrico Ferola, il fabbro militante del Partita D’Azione, nella sua Officina, in Via della Pelliccia, a Trastevere – che “pungevano” le ruote dei camion e fermavano le colonne militari in transito. I tedeschi, dovevano far finire quel “fastidio continuo” e poi il loro Fuhrer voleva dare un altro esempio a Roma – «[…] ‘sta città ribbelle e mai domata», come ricordano i versi di una vecchia canzone popolare – città che resisteva e si difendeva andando, ogni giorno di quei 271, all’attacco dei suoi occupanti e dei fascisti, i servi schiocchi, ma assassini.
L’attacco partigiano di Via Rasella, del 23 Marzo ’44, brucia ancora e la barbara rappresaglia delle Cave Ardeatine non è bastata a placare la voglia di vendetta dei nazifascisti. Poi c’è il fatto che quel “Nido di vespe” – cintura operaia in una città non operaia – è proprio in un punto dove s’incrociano, come detto, tre strade importanti, snodo viario che poteva servire alla ritirata dei tedeschi: eventualità sempre più reale, visto come andava la guerra in quel suo quinto anno,
Il 17 Aprile 1944, era un Lunedì e quel giorno non sarebbe stato tranquillo per i 5.000 abitanti della Borgata ribelle; come invece, almeno in parte, era stato tranquillo – all’Osteria “il Piccione” di Gigetto, a Cecafumo (oggi Via Calpurnio Fiamma) – il Lunedì precedente, 10 Aprile, Lunedì dell’Angelo, ovvero la “Pasquetta” del ’44.
A Roma, la Pasquetta, che piova o ci sia il sole, è il giorno in cui si fa la tradizionale gita “fori porta”, con le fave e il pecorino romano. Anche se c’è la guerra, i romani del Quadraro vogliono rispettare la tradizione e vanno alla fraschetta di “Gigetto”, dove si trova del buon vino. Loro porteranno il companatico – quello che la guerra permette – nei loro fagotti a cui sono affezionati: infatti è per quegli involti che, a Roma, li chiamano i “fagottari”.
Quel 10 Aprile ‘44, l’Osteria di “Gigetto” era piena di “fagottari” e c’era pure Giuseppe Albano, per i suoi del Quarticiolo e per gli amici del Quadraro, “il Gobbo”. Albano era lì con due amici della Borgata, a passare la Pasquetta. Nel locale c’erano anche tre tedeschi anche loro, forse, in cerca di un momento di tranquillità. Il loro errore fu quello di scherzare e di scherzare proprio sulla gobba di Albano. Loro scherzano e il “Gobbo” spara: i tre tedeschi restano a terra morti e l’Osteria di Gigetto si svuota, in un attimo.
Quei tre tedeschi uccisi saranno la scusa nazifascista per il rastrellamento di sette giorni dopo. Un’azione antipartigiana, mascherata da operazione di ordine pubblico. Nel comunicato nazista si legge, infatti.: “Il comando superiore germanico è stato costretto ad arrestare in detto quartiere tutti i comunisti e quegli uomini che collaborano con i comunisti e li appoggiano… Gli arrestati verranno assegnati a un’occupazione produttiva nel quadro dello sforzo bellico germanico rivolto contro il bolscevismo”. Se si considera che, per i tedeschi, il termine “comunista” equivaleva al termine “partigiano” – terminologia che i nazisti avevano usato anche per rendere nota la mattanza delle Ardeatine di tre settimane prima scrivendo, nel Comunicato Stampa dell’Agenzia di regime, la Stefani: ”per ogni tedesco ammazzato, dieci comunisti badogliani saranno fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito” – si capisce il carattere politico del rastrellamento del 17 Aprile ’44.
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Quello raccontato su “Quadraro.it”, il Sito Web del Quartiere romano – che nell’Aprile del 2004 sarà insignito della Medaglia d’Oro al Merito Civile, dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi – è uno dei tanti scontri con i tedeschi ed i fascisti; una delle tante “punture di vespa”, assestate loro dai partigiani della parte Sud-Est di Roma: Tor Pignattara, Quadraro, Centocelle, Quarticciolo.
Nota: Il 4 Giugno del 2018 anche il Quartiere di Centocelle sarà insignito della Medaglia D’Oro al Merito Civile, per il contributo dato alla Resistenza antinazifascista della città da partre dei suoi abitanti, durante i quasi nove mesi di opccupazione di Roma da parte dei nazifascisti. Occorre poi ricordaare che il 16 Luglio del 2018, la città di Roma è stata insignita della Medaglia D’Oro al Valor Militare per la resistenza opposta dai suoi cittadini all’occupazione nazifascista.
I Partigiani del Quadraro – quelli dei GAP del PCI, di Bandiera Rossa, della Formazione “Il Lavoro”, della ”Banda Basiliotta”, delle Formazioni armate di “Giustizia e Libertà”, dei Carvabinieri della “Banda Caruso” e dei “Matteottini” socialisti – colpiscono duro, operando in un Quartiere posto tra due importanti Comandi militari nazifascisti: quello dell’Aeroporto di Centocelle e quello di Cinecittà. E’ uno stillicidio che i tedeschi non possono più tollerare. E la loro rabbia aveva progettato, da tempo, la ritorsione contro i “fagottari” del Quadraro: non solo il rastrellamento e la deportazione in massa di tutti i maschi dai 16 si 60 anni di età, ma la stessa distruzione totale del Quartiere, con il fuoco e la dinamite.
E così, quel 17 Aprile ‘44 – alle quattro di mattina – contro gli abitanti del Quadraro, scatta la “Unternehmen Walfish” (l’“Operazione Balena”), ordinata dal Feldmaresciallo Kesseling , comandante in capo delle truppe tedesche in italia, e guidata, personalmente, dal Tenente Colonnello delle SS Herbert Kappler, l’inqauilino di Via Tasso,155 e il boia delle Cave Ardeatinre.
Lo schieramento di forze fu imponente, chè nella Borgata i fascisti non entravano per paura e nemmeno per i tedeschi era prudente avventurarsi nelle strade buie del Quadraro. Quella mattina a rastrellare il Quartiere, c’è la Wermacht, l’Esercito tedesco (in particolare il Panzergrenadier-Regiment 71, fatto affluire appositamente dalla retrovia della Fronte sul litorale laziale, ma ci sono anche le SS, la “Sicherheistdienst Polizei” (SD), ovvero la “Polizia di Sicurezza” tedesca e ancora le SS italiane e gli informatori dei nazifascisti. Insomma, contro i “fagottari” antinazifascisti del Quadraro, contro quel “Nido di Vespe”, c’è schierato tutto l’armamentario repressivo degli occupantio e dei loro servi fascisti.
Un’Operazione di polizia, quella che oggi si definirebbe “un’Operazione di ordine pubblico”, concretizzatasi in 12 ore di rastrellamento, Via per Via, Piazza per Piazza, casa per casa. I tedeschi segnano con del gesso bianco, le case che hanno già “visitato”; poi i 1500 uomini rastrellati sono raggruppati al “Cinema Quadraro” (poi demolito), identificati e schedati uno ad uno e da lì condotti negli Stabilimenti Cinematografici di Cinecittà. Ma non si tratta delle comparse di un film: 947 di loro saranno deportati, prima nel Campo di Transitio di Fossoli di Carpi (Modena) e poi avviati in Germania. Solo la metà riuscirà a tornare in Borgata.
Il Quartiere – dove vivevano i romani, ma dove avevano trovato rifugio anche i poveri e gli sfollati, cacciati dalle loro case dalla Fronte di guerra che avanzava – aveva pagato così la sua voglia di libertà, il suo antifascismo. Tanto il Quadraro era considerato e conosciurto, a Roma, come Quartiere antifascista che si diceva, per salvarti dai tedeschi: «O vai al Vaticano o al Quadraro».
Oggi, un Monumento – nell’ex giardino di Monte del Grano, ribattezato “Parco XVII Aprile 1944” – ricorda quell’antifascismo, i rastrellati, i deportati, quelli che sono morti, ed i pochi che hanno fatto ritorno e oggi – a ottant’anni da quel 17 Aprile ’44 – non ci sono più per raccontare la loro storia e quella del loro Quartiere..
Nota: tra i diversi libri scritti per ricordare il rastrellamewento del Quadraro, segnalo ”Operazione Balena”, scritto da Carla Guidi e pubblicato dalla Casa Editrice Edizioni Associate, nel Gennaio 2010. Segnalo ancora che: Venerdì 19 Aprile p.v. Carla Guidi interverrà, con Aldo Pavia, Vice-presidente Nazionale ANED, ad una rievocazione di quell’Operazione di polizia nazifascista e del successivo rastrellamento dei popolani del Quadraro, che si terrà presso APS “La Torretta”, in Piazza dei Consoli, 1, territorio dell’attuale Municipio VII di Roma Capitale: https://abitarearoma.it/il-vii-municipio-ricorda-l80-anniversario-delloperazione-balena-1944-2024/.
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