L’Assunta e la fragilità umana
È la nostra grandezza: riuscire a sperare in Dio anche quando egli sembra impotente«Non devi sentirti così; non hai fiducia in Dio?»: soffri, ed ora ti ritrovi anche con un bel senso di colpa addosso. Hurrah! Accade di frequente quando gli amici ti vogliono consolare.
La Bibbia, che è saggia, ci dedica un libro intero a questa solitudine nella sofferenza: la più terribile e raffinata tortura di Giobbe è la consolazione offertagli dagli amici. E gli amici sono persone religiose, che non tollerano debolezze umane in persone di fede.
Ho fatto amicizia con una signora. Ha quattro tumori in testa e non so come se la caverà nei prossimi giorni. Ha avuto una vita a cui non sembra manchi nulla come sofferenza e umiliazione. È spesso arrabbiata, non sempre con Dio, molto spesso con preti e persone di Chiesa. È colta, ma ciò che pensa e ciò che scrive non sempre è pubblicabile.
Se dovessero dipingere una figura di santità in questa epoca, lei non ci sarebbe: troppe parolacce, troppi giudizi taglienti, con tante sfide a Dio e insulti alla Chiesa. Eppure continua a rivolgersi a Dio, sempre, è il suo punto fermo in questa tempesta che è stata la sua vita.
Non conosco persone più fragili di lei, ma penso che se la fragilità umana fosse davvero così immorale, cos’altro potrebbe aver spinto Dio a farsi uomo, uomo con i nostri stessi sentimenti? Gesù piange alla morte dell’amico, suda sangue prima della propria morte, si arrabbia nel Tempio e insulta i farisei chiamandoli figli del diavolo.
Noi in realtà non immaginiamo ciò che siamo, la nostra fede è più simile a quella dei demoni, che non hanno corpo e disprezzano la nostra carne e la nostra sessualità, stupendosi che ad esse Dio abbia affidato la nascita di nuove creature; così come i demoni schifano la nostra psiche traballante, loro che sono così fermi nelle decisioni, e ci convincono che dovremmo essere stabili come loro: i demoni ci tengono alla nostra “spiritualità”! Non ce ne accorgiamo che, quando siamo infastiditi dalla nostra debolezza terrena, stiamo seguendo la logica degli angeli ribelli.
Dio è amore, non cieca onnipotenza; Dio è fragile, perché si è fatto uno di noi. Nulla è più simile a Dio della nostra fragilità umana. Maria ha cominciato a capirlo, forse, quando ha cambiato per la prima volta il pannolino al Creatore dell’universo. Non ci rendiamo conto che è proprio la nostra carne a essere presenza di Dio, non ci rendiamo conto di quanto siamo importanti per lui.
Il Dio degli amici di Giobbe dispensa gioie e sofferenze come premi scolastici e note sul registro, ma è infastidito dalla nostra sofferenza, dalle nostre grida scomposte.
Il Dio di Giobbe accoglie invece l’amico ferito, ne comprende la fragilità, ne accetta le accuse, non si scandalizza delle sue sfide, e non vede l’ora di farsi uomo per vivere lo stesso dolore. Di chi grida a Dio, la gente ascolta il grido e lo condanna come mancanza di fede; di chi grida a lui, Dio invece ascolta il dolore e pensa che, nonostante questo, è solo a lui che quella persona continua a rivolgersi… e se ne commuove.
E se anche nel peccato offendessimo il suo amore infinito, seppure non avessimo più alcun diritto di stare con lui, la sua tenerezza paterna gli dà lo slancio del perdono. Se lo avessero compreso gli amici di Giobbe…
Tra poco sarà la festa dell’Assunta. Come sembra lontano tutto quello di cui parlavamo vedendo il trionfo di Maria in cielo! Non è proprio così, però: il trionfo è la risposta di Dio alla gioia di essersi sentito accolto quando si è fatto più fragile, come piccolo embrione nel ventre di Maria, come figlio innocente crocifisso davanti ai suoi occhi.
Maria non guardava il proprio dolore, non si è ripiegata su sé stessa, guardava il suo Dio. È la nostra grandezza: riuscire a sperare in Dio anche quando egli sembra impotente, scorgerlo accanto nel momento della prova, guardarlo negli occhi come compagno nel dolore. Maria è stata la migliore in questo e sempre lo sarà. Maria non ha vinto il diavolo: lo ha semplicemente ignorato, lei che aveva ben altro a cui pensare.
E Dio ha reso Regina degli angeli e dei santi colei che non si era stupita della debolezza di Dio, lei che si era stupita invece che la propria piccolezza avesse attirato lo sguardo del suo Signore. La fragilità di Maria non ha cercato consolatori terreni e perciò Dio si è tanto innamorato di lei; a una donna così, che ha saputo amarlo di più come debole e crocifisso che come Creatore onnipotente, Dio non poteva che farla Regina del Suo Cuore.
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