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Nuove nubi sul futuro del Centro Carni

Il continuo rinvio delle scelte rischia di favorire la privatizzazione di beni comuni come l’intero ciclo di lavorazione delle carni

Leggiamo sui alcuni quotidiani che la Procura di Roma ha avviato in questi giorni un’approfondita indagine sui bilanci di AMA, per comprendere l’effettivo utilizzo dei fondi derivanti dalla TARI e per verificare la correttezza di tutte le operazioni di trasferimento patrimoniale e di valutazione economica dell’area del Centro Carni, passata lo scorso anno da una valutazione di 137 a 31 milioni di euro. Questa inchiesta si inserisce in un profondo quadro di incertezza sul futuro di AMA, che non riesce ad approvare il proprio bilancio da alcuni anni per contrasti con la Giunta Raggi e per una situazione di precarietà dei lavoratori del Centro Carni per il mancato rinnovo di contratti con il Comune.

È bene che la Procura accerti tutti i passaggi che hanno portato al conferimento ad AMA della struttura del Centro Carni effettuata dalla Giunta Alemanno, per verificare se siano state rispettate le indicazioni previste dalla Deliberazione del Consigli Comunale n. 81/2010 e dalle reali stime di mercato.

Tutto nasce dalla decisione di Alemanno e dei suoi Assessori al Bilancio e al Commercio di conferire l’area del Centro Carni ad AMA per poterla utilizzare come garanzia per un prestito dalle banche. La procedura per il conferimento è stata definita con la Deliberazione n. 81/2010, che fissava precise condizioni. Tali condizioni vincolanti sono state soddisfatte solo dopo il 2014, a seguito della firma dei contratti con gli operatori e del conferimento della porzione detenuta da Risorse per Roma (RPR), e non nel 2010 quando la struttura era stata ascritta da AMA a garanzia patrimoniale di un prestito bancario di 90 milioni.

Inoltre, la valutazione di 137 milioni di euro era stata calcolata sulla base di un semplice Piano di assetto approvato dalla Giunta Alemanno, che prevedeva la cementificazione dell’area con 2000 appartamenti e notevoli cubature per uffici e spazi commerciali, senza che nessuna procedura urbanistica fosse stata mai avviata in Consiglio Comunale né nel 2010, né successivamente. Il progetto urbanistico presupponeva la chiusura dell’attuale mattatoio comunale e il trasferimento in spazi ristretti a Guidonia degli operatori commerciali. Contro questo progetto di cementificazione, di cessione ai privati dell’intero ciclo di macellazione delle carni, di licenziamento per un migliaio di lavoratori, si sono mobilitati in questi anni gli operai del consorzio annonario, gli operatori commerciali e il Coordinamento Popolare contro la speculazione sul Centro Carni, presentando in Consiglio Comunale una Delibera di Iniziativa Popolare con oltre 8000 adesioni.   Nel frattempo, sono stati firmati dal Comune i contratti di 6 anni +6 per gli operatori e l’area di Guidonia, destinata ad accogliere gli operatori da trasferire, è stata ormai utilizzata dal CAR per altre destinazioni produttive.

Nel 2019, i valutatori indipendenti incaricati delle stime patrimoniali hanno deciso di abbassare il valore dell’area a 31 milioni di euro, partendo dalla considerazione che in 11 anni non era stato avviato alcun processo urbanistico commisurato alle promesse di edificazione dell’area.

Per superare questa impasse  i lavoratori e le maestranze hanno presentato al Comune un progetto di Business Plan, che prevede la valorizzazione produttiva della struttura con l’affitto di tutti gli spazi mercatali ed a ufficio oggi inutilizzati, con il trasferimento del Mercato dei Fiori e con l’installazione di impianti fotovoltaici, progetto che porterebbe ad uno sviluppo occupazionale e ad un notevole utile di esercizio annuo e che potrebbe anche servire a ripianare vecchi debiti collegati all’area.

Nonostante la discussione in una Cabina di regia presieduta dall’Assessore al Bilancio e un Consiglio Comunale straordinario sul tema chiesto dall’opposizione, nessuna scelta è stata effettuata fino ad oggi. Finché la Giunta Comunale non prende una decisione sullo sviluppo produttivo del Centro Carni, si continueranno a ripresentare vecchi nodi irrisolti, che rischiano di affossare un bene comune decisivo per la salute dei cittadini romani.

In questa situazione di incertezza si fa sempre più forte da un lato la preoccupazione dei lavoratori AMA, perché rischiano di prevalere le scelte di chi vuole affossare la gestione pubblica e privatizzare il ciclo dei rifiuti nella Capitale e dall’altro la preoccupazione dei lavoratori del Centro Carni, perché rischiano di prevalere le scelte di chi vuole chiudere la struttura e privatizzare l’intero ciclo di macellazione delle carni. Tutto ciò avverrebbe in una situazione che vede il Centro Carni di Roma come una struttura di riferimento per l’intero Centro-Sud Italia, dopo la chiusura di altri mattatoi a Bari e in altre zone del mezzogiorno.  Va inoltre sottolineato che, a fronte della chiusura per casi Covid di alcuni impianti di macellazione in Germania e in altri paesi, il lavoro nella struttura produttiva romana si è sempre svolto nella massima sicurezza, grazie anche all’impegno del Consorzio di servizi e degli operatori commerciali, che hanno applicato a proprie spese tutte le più adeguate misure di prevenzione e sanificazione.

Il 31 maggio scade inoltre la proroga per l’affidamento al Consorzio di Servizi Annonari che gestisce le attività di macellazione all’interno del Centro Carni ed ancora oggi non ci sono state comunicazioni di proroga in attesa di un nuovo bando di gara dell’Amministrazione Comunale.

Per porre questi temi all’attenzione dei cittadini e delle forze politiche capitoline, i lavoratori del Consorzio, gli operatori commerciali e il Coordinamento Popolare contro la speculazione sul Centro Carni hanno indetto una Mobilitazione permanente, che avrà inizio lunedì 25 maggio con la pulizia dell’area antistante l’ingresso di Viale Togliatti e proseguirà nei giorni successivi con un camper per sensibilizzare la cittadinanza sul destino del Centro Carni e di chi ci lavora.

 

Sergio Scalia


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