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Parco delle Acacie, a che punto siamo con i ritrovamenti archeologici

L'area è in carico alla Sovrintendenza per il proseguimento delle operazioni

Nella giornata di lunedì 7 ottobre il nostro direttore Vincenzo Luciani, in una delle sue frequenti passeggiate per il quartiere di Pietralata in cui è solito documentare fotograficamente lo stato del territorio, ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook in cui ha riportato alcune foto del parco delle Acacie.

Alcuni mesi fa ci eravamo occupati in un nostro articolo della situazione dell’area, sulla quale erano iniziati dei lavori di edificazione residenziale che erano poi stati interrotti a causa di alcuni ritrovamenti archeologici.

Nel pubblicare le foto, Luciani si è chiesto (ed ha ovviamente chiesto alle istituzioni) a che punto fossero gli scavi e quali fossero stati gli eventuali ulteriori ritrovamenti.

Ha risposto quasi immediatamente l’Assessora municipale Desideri, segnalando che a febbraio 2024 è stata fatta una Commissione Ambiente capitolina sul luogo, e informando che gli scavi sono attualmente in mano alla Sovraintendenza.

Siamo andati quindi ad ascoltare la registrazione del sopralluogo effettuato dalla Commissione il 26 febbraio per capire effettivamente a che punto eravamo in quel mese e per verificare lo stato in cui si trovava l’area.

Gli scavi attualmente sono localizzati in una parte dell’area (quella più adiacente via di Pietralata, quasi di fronte, sul lato opposto, all’omonimo Casale) ma le indagini verranno fatte su tutta l’area.

Per quanto riguarda i tempi necessari per avere un quadro preciso di quello che c’è sotto tutta l’area, i tecnici hanno detto che è difficile preventivarli, perché sono stati trovati dei reperti ma ancora non si sa cosa altro può emergere nelle altre porzioni di terreno.

Sulle eventuali costruzioni, i ritrovamenti cambiano il progetto originale, e sembra che siano possibili solo 3 palazzine di 5 piani, mentre il resto dovrà essere attrezzato a parco verde.

Va infine aggiunto che, vista l’entità dei ritrovamenti, a questo punto sarà però molto probabile una variante di piano, che in quel caso significherebbe accordarsi col costruttore per una compensazione in un altro terreno, vista l’impossibilità a costruire in una zona archeologica.

I tempi sono sempre difficili da prevedere in questo caso, ma in generale un periodo di un anno viene considerato realistico.

Inoltre, per avere la variante è necessario che siano finiti gli scavi, visto che per attivare una variante è necessario esplorare l’intera area prima che la proposta arrivi in Campidoglio per l’approvazione definitiva.

Continueremo a monitorare la situazione e nei prossimi mesi chiederemo ai diversi livelli istituzionali a che punto siamo con gli scavi e gli eventuali altri ritrovamenti archeologici.


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