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Italia Nostra è tornata a riproporre la realizzazione del Parco archeologico- ambientale di Centocelle. Un’occasione mancata da decenni per riqualificare la zona sud di Roma.
Ha fatto bene a riaccendervi sopra le sue luci, come ci informa il numero cartaceo di questo mese di “Abitarea.it”, facendo precise richieste a Comune, Regione e Ministero della Cultura e della Difesa di cui si chiede l’istituzione di un tavolo tecnico istituzionale comune.
Ma quel progetto va aggiornato allargandolo all’area di Torre Spaccata che del Parco di Centocelle è la prosecuzione naturale sotto tutti i punti di vista: storico, ambientale, archeologico, culturale.
Sono consapevole degli interessi enormi, fondiari e speculativi, che si oppongono a tale prospettiva.
Ma è proprio qui che, come direbbe Dante, “si parrà la tua nobilitate”, cioè la prevalenza dell’interesse pubblico e generale su quelli privati da parte di Comune, Regione e Ministeri competenti. Anche ricorrendo all’esproprio come fece il Comune di Roma, sindaco Rutelli, con i 130 ettari della Caffarella nel 1997. Quelli di Torre Spaccata, oltretutto, sarebbero meno della metà.
Se si deve procedere a una nuova ripianificazione dell’area di Centocelle, come giustamente chiede Italia Nostra, sarebbe opportuno e necessario che tale pianificazione riguardasse tutta l’area dell’ex aeroporto più quella adiacente di Torre Spaccata. Anche adottando i necessari accorgimenti tecnici.
Per farne finalmente dopo tanti decenni trascorsi – e dopo tante chiacchiere e promesse elettorali ed elettoralistiche sparse a piene mani di riqualificazione delle periferie – un grande “Central park” della periferia di Roma sud.