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Quella visita a Dachau del 1960…

E un ricordo con don Luigi Di Liegro

Il 1960 fu un anno significativo oltre che importante, per il mondo cattolico, perché si tenne a Monaco di Baviera in Germania il 37° Congresso Eucaristico Internazionale, da fine luglio alla prima decade di agosto. Una manifestazione religiosa definita Stationes Orbis, cioè di tutto il “popolo di Dio”, radunato dalla Chiesa dai “ quattro angoli della terra”, ove i cattolici di tutto il mondo vanno pellegrini verso una città, scelta di volta in volta, per partecipare alla messa, celebrata  dal Legato pontificio e nelle edizioni degli ultimi venti anni anche dallo stesso Santo Padre (San Giovanni Paolo II e Papa Francesco, sono stati i Santi Padri che sono stati presenti). Dal 1881, anno del primo Congresso, al 2021, si sono tenuti 52 manifestazioni eucaristiche, con una cadenza quadriennale.

A quel Congresso in Baviera, tra gli altri, partecipò una delegazione di una trentina di giovani dell’Azione Cattolica di Roma (della Parrocchia di San Leone al Prenestino), accompagnati da un giovane sacerdote, poco più che trentenne, Assistente Diocesano del Movimento Lavoratori della GIAC, don Luigi Di Liegro. Un Congresso caratterizzato da incontri di studio, conferenze, riunioni di preghiera e celebrazioni solenni; per ricordare la giornata conclusiva e l’imponente manifestazione eucaristica, con mille e duecento sacerdoti, oltre a cardinali e vescovi,  parteciparono addirittura un milione di fedeli di tutti i continenti, alla messa del cardinale Gustavo Testa, rappresentante di Papa Giovanni XXIII.

Per i giovani dell’Azione Cattolica di San Leone fu un’esperienza umana formativa e religiosa unica, per come sono stati vissuti quei giorni a Monaco di Baviera. Infatti ogni anno nella Parrocchia per i giovani si sceglieva il luogo dove fare l’attività estiva all’estero del nostro Paese. Don Luigi Di Liegro, che era un grande formatore e animatore, per completare l’esperienza tedesca ritenne di fare una visita al campo di concentramento nazista di Dachau, una località a circa 20 km da Monaco. Per la verità molti di quei giovani della delegazione di San Leone non sapevano che cosa rappresentava Dachau e in Italia tanti i giovani e non solo, non avevano avuto occasione di conoscere vicende legate alla Seconda Guerra Mondiale e agli orrori del nazismo. Purtroppo di questi argomenti, nel nostro  Paese comprese le scuole, se ne parlava poco e in maniera non approfondita.

Ma che cosa è stato Dachau? Il campo di concentramento di Dachau fu il primo campo di concentramento nazista, aperto il 22 marzo 1933, su iniziativa di Himmler (generale, politico, comandante della polizia e criminale di guerra tedesco). Dachau servì da modello a tutti i campi di concentramento, di lavoro forzato e di sterminio nazisti eretti successivamente, e fu la scuola d’omicidio delle SS (organizzazione paramilitare nazista) che esportarono negli altri lager “lo spirito di Dachau, il terrore senza pietà”. Nel campo transitarono circa 200.000 persone e, secondo i dati del Museo di Dachau, 41.500 vi persero la vita. All’ingresso del campo una scritta: Arbeit macht frei, un cinico significato “Il lavoro rende liberi”, venne poi utilizzato in altri nuovi campi di concentramento diventando il simbolo della menzogna sui lager.

Il lavoro in quei luoghi non liberò mai nessuno, ma usato solo come strumento di morte primario per il genocidio scientifico degli “indesiderabili” (ebrei, zingari, prigionieri politici, testimoni di Geova, omosessuali, emigranti, mendicanti, senzatetto e malati di mente. A Dachau esisteva uno speciale “Blocco dei sacerdoti”, dei 2720 sacerdoti (2579 dei quali cattolici) imprigionati, 1034 morirono; la maggior parte di questi (1780) era di etnia polacca, 868 di loro morirono a Dachau.  Il campo di Dachau, insieme a quello di Auschwitz (Polonia, dove vennero uccisi più di un milione di prigionieri), è divenuto nell’immaginario collettivo il simbolo dei lager nazisti, per realizzare la follia criminale della “soluzione finale della questione ebraica”, con questi termini i nazisti indicavano lo sterminio degli ebrei. Gli ambienti del campo di concentramento, dai forni crematori alle baracche, dalla zona per gli esperimenti medici al patibolo, dal poligono di tiro alle sale di tortura, rappresentavano il disagio, la paura, la crudeltà e il terrore che i detenuti hanno provato durante la loro permanenza nel campo di concentramento di Dachau. La liberazione dell’orribile campo è avvenuta il 29 aprile 1945 con l’intervento della Fanteria americana, il giorno prima che Hitler si suicidasse.

Dopo la visita al campo di concentramento, i giovani di San Leone rimasero in silenzio per l’orrore percepito nel vedere cosa aveva significato il nazismo e soprattutto la violenza contro i prigionieri che hanno avuto la sventura di soggiornarvi. Sembravano cose impossibili. Don Di Liegro con grande commozione invitò a pregare per i caduti e sostenne che queste vicende causate dalla guerra dovessero essere conosciute da tutti, giovani e anziani, perché ciò che era successo non si dovesse ripetere. La guerra è stata sempre portatrice di odio, di miseria e di morte, per questo la memoria deve testimoniare la storia.

Sono trascorsi 63 anni, dal quel 1960, e alcune situazioni sono cambiate per ricordare i drammi umani del passato: nel 2000, nel nostro Paese è stato istituito con legge del Parlamento “il giorno della memoria”, simbolo della tragedia ebraica durante la  seconda guerra mondiale; nel 2005, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la ricorrenza internazionale, come in  Italia, individuando la data del 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz. In questa ricorrenza sono numerose e partecipate, in tutta Italia, le iniziative per fare memoria, in modo particola con le giovani generazioni.

Ecco perché è utile ricordare, nella “Giornata della memoria”, quella visita a Dachau del 1960 e don Luigi Di Liegro, infaticabile formatore di giovani.


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