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Regolari le valutazioni dei dipendenti capitolini. Il TAR del Lazio boccia i ricorsi presentati

Per il Tribunale sono regolari le prove per le progressioni verticali dei dipendenti capitolini

Non ci sono scorrettezze nelle procedure di progressioni verticali effettuate dal Comune di Roma. Lo ha sentenziato il TAR del Lazio il 25 ottobre.

Il ricorso nei confronti della procedura era stato presentato a maggio di quest’anno da circa 70 dipendenti comunali, molti dei quali appartenenti al corpo della Polizia Locale. Motivo del ricorso: i criteri di valutazione per l’assegnazione delle progressioni verticali, assenti da quasi 15 anni.

Troppo discrezionali, secondo i ricorrenti, e troppo il peso dato ai titoli di studio rispetto all’attività e agli anni di esperienza. I legali che si erano occupati del ricorso avevano da subito sottolineato che l’obiettivo del ricorso era dimostrare che la procedura concorsuale era stata impostata come una sorta di farsa perché, secondo i legali, si trattava di una procedura facilmente manipolabile.

Nelle parole del dipendente ricorrente, infatti, si leggevano i motivi principali del ricorso: “La scarsa valorizzazione assegnata dal bando al criterio dell’esperienza professionale, l’attribuzione di punteggi ai diplomi di laurea senza graduazione in rapporto all’attinenza con le mansioni richieste dal profilo professionale e infine il deficit motivazionale e di logicità/proporzionalità del bando, nella misura in cui non fornisce idonee spiegazioni alle ragioni che sono alla base dei criteri per la progressione“.

Di parere contrario il TAR Lazio, che il 25 ottobre ha invece affermato, con sentenza di rigetto, che “la scelta compiuta dall’amministrazione costituisce esercizio di discrezionalità amministrativa, di regola insindacabile se non per manifesta irragionevolezza, posto che nel novero dei titoli di ‘professionalità’, può farsi senza dubbio rientrare anche il titolo di studio.

Nello specifico, un titolo di studio superiore rispetto al diploma incide sul bagaglio culturale del lavoratore e le sue competenze, oltre che sull’attitudine allo studio, alla comprensione della realtà esterna e più in generale al problem solving, aspetti rilevanti ai fini dell’esercizio delle mansioni. In conclusione, il ricorso va respinto, in quanto infondato“.

Andrea Catarci, fino al 28 ottobre scorso Assessore al Personale del Comune di Roma, chiamato in causa in prima persona su questa problematica, ha dichiarato soddisfatto: “Con buona pace di chi voleva bloccare una procedura messa in piedi in tempi record che ha dato la possibilità a oltre 2.000 dipendenti di poter avanzare nella carriera il Tar ha dichiarato infondato un ricorso presentato sui criteri e sul colloquio per la procedura dei 690 funzionari di polizia locale.

Questo è già il secondo ricorso che Roma Capitale vince, con il Tar che riconosce sempre la stessa cosa: l’amministrazione ha adottato criteri coerenti e conformi alle procedure di progressione di carriera. C’è chi ci ha accusato, ma ora c’è un’altra sentenza che dice espressamente che i princìpi sono stati pienamente rispettati.”


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