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Dal terzo banco a dietro la lavagna
“Bratislava doveva essere la svolta – ha continuato a giustificare la sua assenza, alla conferenza-stampa Merkel-Hollande, Matteo Renzi – e, invece, è stata l’ennesima riunione finita a discutere le virgole di un documento che dice tutto e non dice niente… Io non faccio la bella statuina aderendo a decisioni che non decidono nulla… Se vogliono passare i pomeriggi a scrivere documenti senza anima e senza orizzonte, possono fare anche da soli”.
Tutto giusto, tutto condivisibile. Tranne, tuttavia, un particolare non da poco ricordato da Berlino: Matteo Renzi quel “documento da schifo”, stilato alla fine del “summit” di Bratislava, l’ha sottoscritto anche lui e non ha invece lasciato che gli altri lo sottoscrivessero da soli. Il suo giusto e condivisibile giudizio negativo, allora, avrebbe dunque fatto bene ad evidenziarlo, efficacemente e coraggiosamente, proprio nella conferenza-stampa finale da lui disertata. E non, invece, una volta tornato tranquillamente a casa. Omettendo di dire, tra l’altro, che in quel “documento da schifo” ci aveva messo, comunque, anche la sua faccia e la sua firma. Aspettando di essere sbugiardato, con grande evidente soddisfazione, dalla pur non politicamete virginea “maestrina dalla penna rossa, gialla e nera”. E di finire, con un meritato zero in condotta finale, dal terzo banco a dietro la lavagna.
Il Marzabotto di Matteo
“Quando avrà finito di scontare la sua punizione per lo zero in condotta – tuttavia – il “premier” Renzi dovrà tornare dietro la lavagna, subito, per uno zero in storia”.
Si è infatti saputo soltanto ieri, perché giornali e televisioni lo hanno “secretato”, che il Matteo, durante la “Festa dell’Unità” a Bologna, ha fra l’altro detto: “Nel mio cuore c’è il 70° vissuto a Marzabotto con gli eredi di quella battaglia”. Battaglia di Marzabotto? Una battaglia, cioè, quella che è stata – come sanno anche i sassi – la terribile strage di 770 civili inermi mitragliati dalle “SS” tedesche? Non sarebbe male, allora, se Matteo cominciasse a fare il bravo. A comportarsi bene e a studiare di più. Per non dover stare sempre dietro la lavagna.
Tre al posto di uno
“Il sindaco di Roma, Virginia Raggi – che deve ancora completare la sua Giunta – starebbe pensando di dividere il Bilancio in tre diversi assessorati”.
Bella pensata. Poiché un solo assessore fino ad oggi proposto ha incontrato i veti di questa o di quella “fazione stellata”, nominandone tre potrebbe accontentare tutti e superare l’ostacolo. Auguri. Ma si faccia finalmente finita. I problemi di Roma hanno raggiunto limiti ormai insopportabili di gravità e di urgenza.
No al Marco
“Io suggeritore di Virginia Raggi e dei “5 stelle” in Campidoglio? – così Marco Travaglio, oggi direttore del “Fatto quotidiano” – Non sono tanto malridotti da dover chiedere consigli a me”.
Non è un mistero, invece, che i “5 stelle” siano oggi tanto, ma tanto malridotti. E, se non gli chiedono consigli, è perché, conoscendolo, non vogliono finire addirittura a ramengo.
Il secondo di settembre 2016
“Lapo Elkan-Shermine Shahrivar – notizia apparsa con risalto su tutti i giornali – fine di un amore”.
Il secondo chissenefrega di settembre 2016.