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Ricordando Anna Ceccarelli, mia moglie, a un mese dalla morte

“Umana e disponibile, nel cercare sempre di risolvere i problemi della gente, di lei rimarrà il ricordo di quanti l’hanno conosciuta”. In questo pensiero Alessandro Moriconi, ex collega di lavoro, ricordava mia moglie Anna Ceccarelli, con uno scritto su “Abitare a Roma” lo scorso 11 Aprile, il giorno della scomparsa, e la definiva “figura storica” della Sanità Pubblica, nell’attuale V° Municipio.

Il termine “figura storica” può sembrare azzardato, ma circa quarant’anni di lavoro amministrativo nella sanità del Poliambulatorio di via Bresadola, nel cuore di Centocelle a Roma non passano inosservati. Per molte persone il lavoro è come una passione, e fra queste persone c’era sicuramente anche Anna, che ha vissuto e operato per anni la lunga transizione degli accorpamenti, delle trasformazioni e delle innovazioni, che hanno caratterizzato l’avvento e la nascita del Servizio Sanitario Nazionale. Il superamento del sistema assistenziale-sanitario era basato su numerosi “enti mutualistici” definiti comunemente anche “casse mutue”, e quasi tutte le categorie avevano il proprio ente che erogavano prestazioni spesso molto differenziate per qualità e quantità ai propri assistiti.

Il ruolo fondamentale della riforma sanitaria affidata alle Regioni e ai Comuni (solo nella prima fase) per la creazione di nuove strutture accorpate, ove l’INAM (Istituto nazionale per l’assistenza contro le malattie) con le sue sedi nel territorio, è stata l’architrave della riforma. I cambiamenti delle strutture nel corso degli anni da SAUB (Struttura Amministrativa Unificata di Base) in USL (Unità Sanitarie Locali) e successivamente in ASL (Aziende Sanitarie Locali), per garantire concretamente l’attuazione dell’art. 32 della Costituzione italiana, che sancisce il “diritto alla salute” di tutti gli individui del nostro Paese.

In queste veloci e tormentate trasformazioni il ruolo del personale della sanità è stato essenziale, (un ruolo non sempre riconosciuto) e fondamentale, per garantire il regolare svolgimento del servizio, a fronte di una richiesta crescente di prestazioni e in presenza di una utenza sempre più numerosa, malgrado le molte e innumerevoli carenze strutturali di diversa natura, e le interpretazioni spesso non con conformi allo spirito delle norme legislative.

In questo contesto, nei quattro decenni in cui Anna ha svolto il suo lavoro in via Bresadola (era stata assunta all’INAM nel 1970), iniziando il suo servizio alle liquidazioni delle prestazioni economiche (indennità di malattia e maternità) dei lavoratori, poi come Capo ufficio prestazioni, Responsabile Amministrativo del Poliambulatorio, Referente e poi Responsabile CUP.  Incarichi e funzioni svolte sempre con impegno e dedizione, con l’obiettivo del “pubblico bene”, anche alla luce di quanto si chiedeva nel momento dell’assunzione, con la procedura della “promessa solenne” o il “giuramento”.

Quanti problemi affrontati, quante situazioni da gestire senza indicazioni, quante responsabilità assunte senza le necessarie coperture, risposte date spesso sul filo del rasoio, per garantire le prestazioni agli assistiti. Esistevano soprattutto problemi strutturali di organizzazione funzionale: basti pensare il passaggio dal cartaceo all’informatizzazione, agli uffici informazioni, poi URP, all’unificazione della modulistica, alla revisione delle agende dei medici, alla permanente carenza di personale sanitario e amministrativo, ai sistemi di sicurezza per evitare furti. ai primi passi del CUP e lo sviluppo a livello regionale, l’adeguamento dei posti di lavoro, l’introduzione dei ticket sanitari, e l’elenco potrebbe continuare.

In questo scenario, certamente non facile da gestire, Anna ha svolto il suo lavoro con grande buonsenso, con equilibrio amministrativo e con umiltà, che gli ha consentito di far sì che il servizio pubblico nel territorio doveva essere garantito a tutti i cittadini, ove i colleghi lavoratori della sanità erano impegnati all’erogazione delle prestazioni. Un rapporto particolare che Anna ha sempre avuto è stato quello con l’utenza/assistiti, l’aiuto a risolvere questioni per persone in situazioni di precarietà e difficoltà. Si diceva che ascoltava sempre tutti! Ed era vero, quanta pazienza, e quante persone gli hanno detto “grazie” nei diversi decenni di lavoro, inteso come servizio. E certamente ha fatto del “bene nascosto”!

Quando è andata in pensione, nei grandi locali del Poliambulatorio di via Bresadola, dove si è tenuto il rinfresco per il saluto ai colleghi, giovani e meno giovani, non c’era più spazio libero, perché erano venuti anche i colleghi di altri presidi della ASL a salutare Anna che lasciava il lavoro. Molta gioia e anche un po’ di tristezza nell’incontro: la consapevolezza che con Anna andava via una collega empatica, che oltre la propria storia di lavoro, aveva dimostrato e portato un “valore aggiunto” in più.

Se il lavoro è stata una passione, la famiglia è stato il grande amore di Anna: marito, figli, parenti e nipoti, ma sarebbe lungo raccontare le gioie, i momenti felici e quelli dolorosi, la vita riserva sempre sorprese, e ogni giorno, spesso, è una storia diversa. Esiste un giorno che desidero ricordare: il giorno delle nozze d’oro, il 6 giugno 2014. Perché Anna e chi scrive, siamo andati alla Santa Messa a Santa Marta, in Vaticano, celebrata da Papa Francesco alle ore 7 di mattina.

Come abbiamo fatto per avere questo previlegio? Ho scritto una lettera e argomentato il nostro desiderio, la risposta è stata positiva. Per noi è stato il grande giorno, dopo aver ascoltato la Santa Messa, il Santo Padre ha salutato i partecipanti. Quando è toccato a noi, poiché eravamo in fila, di fronte a Papa Francesco malgrado l’emozione, ho cercato di raccontare la nostra vita, tra l’altro ho ricordato: “Il nostro matrimonio al Santuario del Divino Amore il 6/6/1964, celebrato da Don Luigi Di Liegro, le nozze d’argento al Battistero di San Giovanni, nel 1989, celebrate sempre da Don Luigi, con figli, parenti, amici…”.

Papa Francesco ci fa una secca domanda: “Ma voi vi siete mai pentiti di esservi sposati?” E noi all’unisono, in coro abbiamo risposto: “Mai Santità, siamo felici”. Il Papa ci ha abbracciati e ha detto: “Questi sono gli esempi che bisogna dare e far conoscere”. Abbiamo salutato e ringraziato per quel momento per noi veramente importante.

Il resto lo racconterò più avanti nel tempo. Oggi una preghiera in ricordo di mia moglie Anna, che è tornata nella Casa del Padre.


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Un commento su “Ricordando Anna Ceccarelli, mia moglie, a un mese dalla morte

  1. Ciò che è stato scritto dal caro Luciano riguardo al ricordo di Sua moglie Anna a un mese dalla morte(non bisogna avere paura di chiamarla così) è la bella e pura verità! Ve lo dico da Testimone non solo perchè ho avuto l’onore di vedermi accordata la loro amicizia; ma di avere riscontro dei loro comportamenti sopra descritti.
    Cordialmente rosario aliffi

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