

1-2-3-4- La cronometro di Roma del Giro d’Italia fotografata da Francesco Ferruzzi
Epilogo al cardiopalma per la 92esima edizione del Giro d’Italia, che ha visto la maglia rosa Denis Menchov incappare in una pericolosa caduta sulla strada bagnata dalla pioggia all’ultimo km della crono capitolina: per un attimo si è pensato che il Giro potesse riservare un finale inaspettato a vantaggio del nostro Danilo Di Luca. Menchov, però, si è rialzato di scatto, nonostante diverse escoriazioni, ed è balzato come una furia in sella ad un’altra bici. Alla fine, nonostante l’incidente, ha addirittura chiuso la crono dando 21" di distacco a Di Luca e chiudendo il suo vantaggio in classifica a 41".
«Anche dopo la caduta sono riuscito a rimanere tranquillo nonostante tutto – ha detto Menchov – sapevo di essere nettamente davanti e dunque di avere il tempo di recuperare. Sono felicissimo, sono state tre settimane spettacolari: è la vittoria più importante della mia carriera».
L’epilogo thrilling della tappa lo aveva costruito all’inizio Di Luca dopo una fulminea partenza che dava cinque secondi a Menchov nei primi tre chilometri. «Ho rischiato il tutto per tutto – ha detto il corridore abruzzese – avevo deciso di utilizzare la bici normale perché temevo la pioggia e così sarebbe stato più facile rilanciare dopo le tante curve del percorso. Nel finale mi sono mancate un po’ le gambe, ma non ho nulla da rimproverarmi. La caduta di Menchov? Non sarebbe stato giusto vincere in questo modo: la maglia rosa è andata al migliore».
Denis Menchov è il terzo ciclista russo a vincere il Giro d’Italia dopo Evgenij Berzin nel 1994 e Pavel Tonkov nel 1996. A conti fatti è stato il migliore, il più regolare, quello che non ha sbagliato nulla. Forte a cronometro, solido in salita, mentalmente impeccabile, Menchov ha costruito in modo scientifico il suo successo, nonostante l’handicap di non disporre di una squadra di grande livello come i suoi rivali più accreditati. Ha tenuto bene a San Martino di Castrozza, ha beffato tutti all’Alpe di Siusi, ha limitato i danni nella Cuneo-Pinerolo, ha dato la spallata decisiva nella crono delle Cinque Terre. E ancora: è stato brillante a Monte Petrano, ha ceduto appena una manciata di secondi sul Blockhaus, è stato incollato a Di Luca sul Vesuvio. Il Giro ha detto che il più forte è stato lui. Ma ha detto pure che Di Luca è l’unico ciclista in circolazione a poter puntare alle classiche e alle grandi corse a tappe, che Basso non è ancora quello che era prima della squalifica, che Simoni e Cunego non sono più competitivi sulle tre settimane, che Leipheimer è un eterno piazzato, che Armstrong ha fatto poco più di una gita, che Cavendish è il velocista più forte, che Petacchi si difende ancora alla grandissima, che Boasson Hagen ha talento sconfinato e che Sastre sarà l’uomo da battere al Tour.
Alla luce del faticoso Giro appena concluso, la crescita di Di Luca alimenta senza dubbio le speranze degli appassionati di ciclismo nostrani e lascia immaginare nuovi avvincenti duelli con il gigante russo. L’assoluta sportività di entrambi non può che apportare benefici all’immagine di questo sport epico e affascinante, più volte danneggiata dai ripetuti e pruriginosi scandali mediatici.
La classifica dell’ultima tappa del Giro d’Italia, cronometro individuale di 14,4 chilometri sulle strade di Roma.
1. Ignatas Konovalovas (Lit) in 18’42", alla media di 46,203 km/h; 2. Wiggins (Gbr) a 1"; 3. Boasson Hagen (Nor) a 7"; 4. Popovych (Ucr) a 11"; 5. Bruseghin a 16"; 6. Visconti a 18"; 7. Devenyns (Bel) a 20"; 8. Tjallingii (Ola) a 21"; 9. Garzelli a 23"; 10. Menchov (Rus) a 24"; 17. Di Luca a 45".
Classifica finale del Giro d’Italia.
1. Denis Menchov (Rus) in 86h 03’11" alla media di 38,942 Km/h; 2. Di Luca a 41"; 3. Pellizotti a 1’59"; 4. Sastre (Spa) a 3’46"; 5. Basso a 3’59"; 6. Leipheimer (Usa) a 5’28"; 7. Garzelli a 8’43"; 8. Rogers (Aus) a 10’01"; 9. Valjavec (Slo) a 11’13"; 10. Bruseghin a 11’28"; 12. Armstrong (Usa) a 15’59".
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Un commento su “Stoico Menchov a Roma. Cade e vince il Giro”