Suona Il berretto a sonagli di Pirandello al Teatro Sala Umberto di Roma

Ancora fino al 4 dicembre 2016 al Teatro Sala Umberto di Roma in via della Mercede, resterà in scena una delle commedie più significative del teatro Pirandelliano: Il berretto a sonagli, con la regia di Francesco Bellomo.

berretto-a-sonagli-sala-umberto-640x373Già il titolo ci dice molto sul pensiero dell’ autore: il berretto a sonagli è il berretto del buffone, quindi è simbolo della recitazione, della messa in scena. In quest’ opera, ambientata nella Sicilia del Dopoguerra, la recitazione non è solo una performance attoriale, ma fa parte della vita stessa dei personaggi. Le vicende narrate ruotano tutte attorno al contrasto tra la realtà e l’apparenza e in nome di questa, la realtà può essere tranquillamente sacrificata. Beatrice, sposata con il cavalier Fiorito, cerca di smascherare la relazione clandestina tra suo marito e la moglie del contabile Ciampa, alle dipendenze del marito. Purtroppo, ad impedirglielo sarà lo stesso Ciampa che, pur di salvare la propria onorabilità agli occhi dei paesani, troverà una soluzione in cui a farne le spese, sarà la stessa Beatrice, che sarà considerata pazza.  Dunque tutti accetteranno di recitare un ruolo , in nome della rispettabilità e delle convenzioni sociali. Dire la verità costa caro, costa essere tacciati di follia, ma come urla lo stesso Ciampa a Beatrice, è la sola vera libertà dalle briglie della società. L’adattamento di Bellomo non tradisce lo spirito umoristico del celeberrimo scrittore siciliano, aggiungendo delle scene originarie poi eliminate.

gianfranco-jannuzzoIl berretto a sonagli racchiude in sé alcuni dei punti cardini della filosofia pirandelliana: il contrasto tra realtà ed apparenza, le maschere sociali che l’individuo è costretto ad indossare, la libertà e l’autenticità vista come follia. Ma il potente e attualissimo messaggio pirandelliano arriva violento allo spettatore grazie ad cast d’eccezione. Gianfranco Jannuzzo, anch’ egli di origini siciliani, veste i panni di Ciampa, sostituendo temporaneamente Pino Caruso. Ben calato nel ruolo, riesce a rendere con sapienza attoriale le sfumature del suo personaggio, che nonostante le contraddizioni e i paradossi della sua vita, sovrasta la scena generando empatia in un pubblico attento e partecipe. Il merito di Jannuzzo è stato di non appiattirsi sul personaggio, ma di interpretarlo alla luce della sua autentica umanità. Altrettanto degne di nota le interpretazioni di Carmen Di Marzo nel ruolo della Saracena, cartomante che funge da consigliera di Beatrice per attuare il suo piano, una spassosissima Anna Malvica nelle vesti tragi-comiche della madre di Beatrice che considera pazza la figlia per aver cercato di smascherare il marito, così come Gaetano Aronica nei panni di Fifì, fratello spiantato e scanzonato di Beatrice.  Non da meno la performance di Franco Mirabella che presta il volto al commissario Spanò sempre agitato e sudato nel  cercare di distogliere Beatrice dalle sue intenzioni per non cambiare lo statu quo.

Sullo sfondo una scenografia elegante e raffinata, dove si nota la ricercatezza del dettaglio, come nei costumi, che sembrano cuciti addosso ai personaggi, con cura e attenzione ad ogni particolare. Disegno luci e musiche di Mario D’Alessandro contribuiscono a creare la raffinatezza dell’ambiente che ci porta direttamente nel racconto. Impeccabile la regia di Bellomo, che ha accettato l’ardua sfida di rappresentare un nome sacro del teatro del Novecento con pregevole risultato.

Grande ovazione di pubblico a fine rappresentazione, in cui un Jannuzzo emozionato ha ringraziato il pubblico caloroso e la compagnia molto affiatata in cui si è inserito e da cui, come ha precisato, è stato accolto con grande generosità.

 

 


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