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Tor Tre Teste. Intervista al parroco di S. Tommaso D’Aquino don Domenico Vitulli

Circa tre anni fa lessi una recensione su Google: “Ottima parrocchia con un parroco eccellente e consigliato per famiglie con bambini.” Recensione precisa.

Qualche tempo dopo, sono stato Invitato a dare una mano dal mio amico Angelo Barletta, sono due anni che alleno i Piccoli Amici 2013/2014, piccola squadra di calcio dell’oratorio della parrocchia.

Quindi frequentemente incontro Don Domenico Vitulli, non solo per il calcio, ma anche per i vari progetti che con la sua Parrocchia porta avanti sul territorio di Tor Tre Teste e non solo. Per citarne alcuni:

  • Una cucina in comunità, con l’associazione APS Sinergicamente, percorso formativo nel mondo della ristorazione
  • Progetto lavoro, per creare un punto d’incontro tra richieste e offerte di lavoro
  • Incontri biblici in chiesa a Tor Tre Teste
  • Progetto per allenamenti motori ai bambine/i, con la sindrome di down o disturbi dello spettro autistico, il sabato mattina
  • Tor Tre Teste, un quartiere e una comunità alla ricerca della sua identità
  • Corso sull’uso dello Smartphone e delle APP

Ottima persona, ottimo giornalista, anche e sacerdote abile comunicatore. In accordo con il nostro direttore, abbiamo pensato di chiedere a don Domenico di rilasciarci una piccola intervista. Siamo stati lieti della sua accettazione, e lo ringraziamo.

 Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo della fede?

Il mio primo ricordo di Dio è molto precoce;  dovevo essere di età da asilo quando in campagna percepii la presenza di Dio che mi abbracciava. Poi il catechismo montessoriano, l’esempio di mia madre e l’incontro con bravi sacerdoti mi hanno fatto crescere. L’incontro con un figlio spirituale di Padre Pio mi ha portato al sacerdozio.

Quali sono stati, finora, il momento più bello e il momento più brutto del tuo percorso  sacerdotale?

Naturalmente il momento più bello è il giorno della ordinazione, quando Papa Benedetto XVI ha pregato su di me e poi l’ho abbracciato. Quanta gioia!

Il momento più brutto è stato quando dei miei confratelli ed amici hanno lasciato il sacerdozio. Ti colpisce il fatto che, una volta chiamato da Dio ad una intimità perfetta con Lui, tu possa ancora desiderare qualcosa di diverso. È un grande dolore.

Quali sono, secondo te, i tuoi punti di forza e gli aspetti su cui, invece, credi di poter migliorare?

A un parroco è richiesto tantissimo: deve saper stare con persone di tutte le età, sapere un po’ di tutto, deve fare tante cose… In realtà la mia gioia vera è predicare, insegnare, catechizzare, a voce o per iscritto. Come il santo di cui porto il nome, la mia chiamata è soprattutto a evangelizzare. Di limiti ne ho tanti: sono disorganizzato, disordinato, di scarsa memoria e pieno di difetti spirituali… ma questi sono anche l’occasione per affidarsi ad altri e sviluppare con loro amicizia e collaborazione. Sono una benedizione i miei difetti!

Che cosa ti piace fare nel tempo libero? Quali canzoni, o generi musicali gradisci? Quali letture non possono mancare sul tuo comodino?

Tempo libero ne ho davvero poco. Quando ne avevo di più, suonavo la chitarra; quando posso, ora ascolto musica di ogni genere – mi piace in particolare la musica classica di autori viventi – e leggo saggi. Faccio anche dello sport per la mia salute fisica e psichica.

Se non fossi diventato un sacerdote e poi parroco, quale altro lavoro ti sarebbe piaciuto fare?

Chitarrista rock o traduttore di opere letterarie, nei sogni. Io sono però una vocazione adulta – sono entrato in seminario a 35 anni – e avevo già un lavoro che mi piaceva e che pensavo sarebbe stato il lavoro della mia vita. Lavoravo a quella che ora è l’Università “Foro Italico” come segretario del Rettore, occupandomi di formazione permanente e di rapporti con le altre università europee.

Come si svolge la tua giornata tipo?

La sveglia è molto presto, per poter dedicare almeno un’ora (se possibile di più) alla preghiera e anche a un po’ di ginnastica. La mattina passa frenetica tra preparare gli incontri, gestire la struttura parrocchiale, tenere i rapporti con le realtà del quartiere e incontrare persone povere. Il pomeriggio comincia di nuovo con la preghiera e il caffè, per poi dividersi tra catechismo, gruppi parrocchiali e lavoro di ufficio. Sul tardi ci sono spesso riunioni e confessioni. La sera dopo cena ancora incontri, o di persona oppure online. La nottata si apre con la preghiera prolungata davanti al tabernacolo, per poi addormentarmi pacificato.

Ci sono mai stati alcuni momenti della tuo sacerdozio in cui hai  pensato di lasciare?

Quasi tutte le settimane, ma come forma di sfogo. Una volta sola ci ho davvero pensato, quando ho scoperto di essere malato e temevo di non poter proseguire il mio apostolato come prima. Il Signore però mi ha dato forza ed io sono ancora qui.

Per quali motivi, secondo te, un giovane che si approccia per la prima volta al percorso sacerdotale, dovrebbe scegliere di continuare a fare il sacerdote?

Solo per amore di Dio. Solo un amore grande come il Suo ti può spingere a rinunciare a tanto per poterlo ricambiare. La preghiera fa nascere amore e intimità con Dio e la carità verso il prossimo ti allarga il cuore per amare sempre di più. Non c’è paragone possibile tra le gioie della vita spirituale e le emozioni grossolane che ti può dare la vita comune. Possibile mai che Dio possa dare gioie inferiori a quelle che ci danno le Sue creature? Dio vince sempre.

 

Concludendo, ecco cosa si legge nella prima pagina dei sito della parrocchia:

“Mio Dio, non dimenticarti di me, quando io mi dimentico di te.

Non abbandonarmi, Signore, quando io ti abbandono.

Non allontanarti da me, quando io mi allontano da te.

Chiamami se ti fuggo, attirami se ti resisto, rialzami se cado.

Donami, Signore, Dio mio, un cuore vigile che nessun vano pensiero porti lontano da te, un cuore retto che nessuna intenzione perversa possa sviare, un cuore fermo che resista con coraggio ad ogni avversità, un cuore libero che nessuna torbida passione possa vincere.

Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia e una fiducia che alla fine giunga a possederti. “

(S.Tommaso D’Aquino)

Infine un’intervista con Licia Colò


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