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Una musicista argentina in Italia

Intervista al M° Paula Gallardo Serrao che festeggerà il traguardo dei 30 anni come Maestro di Canto Corale, il sette giugno in un concerto con sette cori da lei diretti

Dopo più di vent’anni di conoscenza con il Maestro Paula Gallardo Serrao, è giunto il momento di intervistarla per condividere con i lettori la sua conoscenza. La incontro presso il Centro Studi Atelier Centodue tra foto, diplomi, riconoscimenti e vari strumenti musicali, in un’atmosfera dove si respira musica in ogni angolo.

Paula, nella breve biografia sul tuo Sito, si legge che presso il Conservatorio Provinciale “G. Gilardi” nella città La Plata (Argentina) hai completato lo studio di composizione e 8°anno di Pianoforte, ottenendo il Diploma di professore di Educazione Musicale e che in Italia, hai conseguito il Diploma Superiore di Composizione, presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia. Come interprete, compositore e arrangiatore, hai seguito e so che ancora segui, vari generi musicali, come, classica, salsa, tango, klezmer e musica per bambini, Insegnamento musicale a privati e Corsi di Educazione musicale iniziale e di coro con coristi, dai tre anni ai centodue! Ho letto anche i nomi di qualificati professori che hai avuto come insegnanti, sia in Argentina sia in Italia. Come hanno influito sulla tua preparazione musicale e quali le differenze tecniche musicali?

Paula Gallardo
Paula Gallardo

Lo studio del pianoforte lo intrapresi a nove anni, privatamente. M’iscrissi al Conservatorio della mia città, La Plata, e seguii anche il Corso per la Didattica della Musica, argomento di cui sapevo poco o nulla. I professori (tutti “nomi importanti” nell’educazione musicale in Argentina e non solo) dei corsi che frequentavo , mi “folgorarono” e con loro scoprii… che ero brava a insegnare e segnarono la mia vita dando un nuovo significato alla musica, che già avevo dentro di me… uno spazio importantissimo! Nel mio paese, lo studio della musica è tra i migliori e all’avanguardia a livello internazionale, specie nella didattica, nell’espressione corporea e nella musicologia. Ricordo con piacere i nomi di alcuni dei Maestri che mi formarono: Silvia Malbràn, Silvia Furnò, Oscar Escalada, Laura Falcoff. Strabezza della vita, anche qui in Italia, culla della musica, dove mi aspettavo tanto, ho studiato con un Maestro sudamericano, Edgar Alandia, stimato compositore e didatta, nello scenario musicale internazionale. Il suo metodo d’insegnamento, fu una rivelazione e anche se avevo studiato composizione in Argentina, lui m’insegnò a realizzare quello che “sognavo” da piccola: diventare compositrice! Gli anni di studio rimangono nella mia memoria come un periodo bellissimo, intenso e pieno di entusiasmo. Ogni sacrificio ne è valsa la pena!

Come donna, hai incontrato difficoltà all’inizio della tua carriera, in un ambito, particolarmente maschile?

Difficoltà vere e proprie no. Semplicemente ho sempre pensato e detto ai miei coristi, che davanti a un coro di voci miste, un maestro (uomo, anziano, e con la barba) sicuramente sarebbe subito ascoltato senza mettere in discussione ogni sua indicazione… Nei miei cori femminili, questo problema non si pone.

Ci racconti qualche ricordo legato agli inizi, l’approccio alla musica, all’attività corale, per esempio, l’esperienza del tuo primo coro?

La mia vita “corale” è iniziata al Liceo quando avevo sedici anni; studiavo già pianoforte da sette e prendevo lezioni private, di armonia e composizione. Ero talmente appassionata, che la mia vita gravitava intorno alla musica. In virtù di questa mia passione, sopportai per un anno intero il bullismo delle mie colleghe di Liceo, purtroppo un Liceo femminile! Ci fu da parte mia e dei miei genitori una denuncia ai responsabili della Scuola i quali mi cambiarono di classe segnalandomi, in modo speciale, poiché preparata musicalmente, alla maestra che stava formando il Coro del Liceo. È così che diventai corista e l’assistente del Maestro. Timidamente, a sedici anni, cominciai a comporre i miei primi arrangiamenti e poi quasi stabilmente; persino su richiesta delle mie nuove amiche e a cantare, insieme con loro, le mie prime composizioni corali. Un fatto singolare: prima dei concerti importanti, la Direttrice, il Soprano Elsa Paladino, invitava il Direttore, M° Josè Maria Sciutto un suo caro amico, ad ascoltarci per avere il suo parere.

Fantastico Paula… proprio in questi giorni ho avuto una conversazione con il maestro Sciutto, che ormai in Italia è conosciuto e stimato, per la sua carriera e come critico musicale; mi parlava proprio di queste sue incursioni e la scoperta del tuo talento, consigliandomi di fare con te un viaggio in Argentina dove si vive di musica e dove sei molto popolare! Ma riprendiamo l’intervista. Quali capacità e strategie sia musicali, comunicative e di relazione, deve mettere in campo un direttore di coro?

Non mi sento “direttore di coro” nel senso puro del termine ma solo direttore poiché prendo le decisioni e guido il coro. Mi definisco un “Maestro che fa Cantare” le persone. Nei miei cori non c’è una selezione delle voci, partecipano tutti e le strategie sono moltissime; devo mettere le persone a loro agio in modo che possano scoprire le proprie potenzialità vocali… che possono essere molte, poche, belle o non tanto speciali per poter poi esprimersi, con i compagni di coro. Ci sono poi le solite necessità di ogni coro: rispetto, collaborazione, pazienza da parte di ogni corista e qui la capacità principale del Maestro è di essere un buono psicologo del gruppo. Nei miei gruppi, poiché non faccio una selezione di voci, non parto con “preconcetti” e non stabilisco a priori un repertorio. A mano a mano che il gruppo si evolve, scelgo i brani o li arrangio intenzionalmente. Mi piace definirmi come un sarto che cuce il vestito su misura, seguendo le curve di ogni singolo corpo. Ecco, io cucio gli arrangiamenti e il repertorio dei miei cori. Questo metodo mi consente di ottenere il meglio dai coristi, dare loro soddisfazione e autostima per proseguire nel lavoro e crescere.

Dal tuo percorso artistico e professionale, ti vediamo pianista, come didatta, musicologa, compositrice, arrangiatore e direttore di vari cori, tra i quali è importante la pluriennale esperienza con il Coro Accordi e Note e con gli Incontri Corali, e da ultimo, il “Nuovo Canto Popolare”. Quali di questi ruoli ti rappresenta da un punto di vista umano e professionale?

paula con bambiniTutti questi ruoli mi rappresentano. Questo mio piacere per tutti gli aspetti del mio percorso artistico che hai citato è stato la mia condanna; nel senso di non diventare migliore in nessuno di essi e di non perfezionarmi focalizzandomi su un solo ruolo. Non posso non godere suonando il pianoforte, come non posso resistere al piacere di ascoltare una mia composizione o un mio arrangiamento, particolarmente quando interpretati da altri, ma mi dà altrettanta soddisfazione fare lezione di propedeutica in una classe di scuola materna e scoprire che lì posso fare innamorare della musica i più piccini!

Che cosa pensi delle definizioni di Bepi De Marzi sul canto popolare lette in una sua intervista, dove dice anche, “Il canto popolare era quello delle mondine, delle filandiere, delle osterie, perfino delle funzioni domenicali in chiesa o nelle sacre rappresentazioni vagamente improvvisate…” e aggiunge, “Preferisco chiamarlo Canto corale d’ispirazione popolare, ma anche canto polivocale amatoriale. Di popolare c’è ben poco, tranne la mia voglia di privilegiare la melodia in modo che si possa proporre anche all’unisono in occasioni non organizzate. Devo chiarire però che se scrivessi per gruppi professionistici la tessitura armonica sarebbe molto diversa, probabilmente anche il genere di melodia. Da sempre mi rivolgo a chi non legge con sicurezza la musica, che impara per imitazione, che non percorre la tecnica vocale, che ha una voce normale, naturale, spontanea”.

La differenza che De Marzi propone, è corretta a mio avviso, soprattutto con riferimento alla musica che lui compone che è effettivamente “di ispirazione popolare”. Anch’io però nei miei cori popolari cerco di distinguere questi aspetti; a volte mi piace conservare il canto così com’è stato tramandato oppure fare un piccolo intervento di arrangiamento, cercando di non “violentare” troppo la sua natura, altre volte realizzo arrangiamenti semplici per cercare di “incorniciare” la melodia ma sempre senza “affogarla”. Alcuni arrangiatori nel loro lavoro, per dimostrare le proprie capacità elaborative (!!?) strapazzano un canto creando mille contrappunti perfino portando la melodia a registri non adatti. Un discorso a parte merita il lavoro di arrangiamento su canti popolari di Lamberto Pietropoli, che mi hai fatto conoscere tu, in cui l’arricchimento armonico che lui dona a ogni brano non copre, ma dà lustro e rende evidente con più luminosità la melodia.

Nella tua biografia si legge ‘Corsi di educazione musicale iniziale e di coro dai tre ai centodue anni’, per cui parliamo di voci bianche e adulte. Quali caratteristiche hanno i cori che ora dirigi ed esiste, secondo te, un metodo oggettivo, ossia un approccio alla musica e all’attività corale, considerando la fascia di età che rappresentano?

I cori con i quali lavoro in questo momento sono quasi tutti stati “creati” da me. Dal piccolo coro di voci bianche del Centro Studi Atelier Centodue, il Coro dei Centodue dove cantano i più piccoli (dai 4 agli 8 anni) al Coro dei Nonni del Centro diurno per anziani fragili “Il Girasole” dove cantano i più anziani (fino ai 102 anni). Negli altri casi si spazia dai venticinque ai settantacinque anni per fascia di età, oppure tutti mescolati; per citarti un esempio, i tre cori dell’Associazione Piccoli Cantori di Torre Spaccata, il Coro Giovanile APCT, costituito da adolescenti liceali, il Gruppo Femminile APCT e il Coro Adulti APCT. I cori dell’APCT erano già esistenti, anche se il gruppo femminile è nato con me, dopo aver terminato con quello che era il Polifonico APCT. Di recente formazione i cori scolastici, presso i Licei Tullio Levi Civita e Lattanzio e infine i due cori “popolari”, il COROINCANTO, femminile e multietnico nella conformazione e nel repertorio, e il Coro NCP (nuovo coro popolare) del Centro Studi Atelier Centodue in gemellaggio con l’Associazione Culturale Geranio. Ogni coro “pensato” da me è un’entità diversa dall’altra, ognuno con la propria fisonomia, difatti i miei gruppi si distinguono l’uno dall’altro; qualche volta uno stesso brano lo cantano due dei miei cori e il brano sarà armonizzato in modo diverso, restando ben distinto. La mia scelta non è solo a tutela della noia e la “automatizzazione” del lavoro del Direttore, ma principalmente è una mia necessità di analisi del gruppo per poi “cucire il vestito su misura”, considerando che non faccio mai prova di ammissione; possono partecipare tutti. Questo perché ripeto, non sono un vero e proprio Direttore di Coro ma una Maestra di Musica che vuole fare cantare le persone non costringendo il coro a cantare uno spartito ma costringendo uno spartito o un brano a adeguarsi alle caratteristiche delle voci. In un secondo momento forse si potrà cantare qualcosa già scritto e già disponibile nell’esecuzione da altri cori. A proposito di tutto ciò, per fare un lavoro come il mio, insegnare musica attraverso il coro, è fondamentale avere delle conoscenze sia di didattica della musica sia di composizione: armonia, contrappunto, morfologia, stile, storia della musica. Per raggiungere il mio scopo, non è tanto la fascia di età, un elemento importantissimo, ma le caratteristiche umane, vocali e musicali dei coristi che condizioneranno il mio lavoro sia per la scelta delle tematiche e della complessità, sia del grado di sviluppo e l’aspetto polifonico dei brani.

Un’ultima domanda forse personale ma sono certa che risponderai. Sei stata innamorata e sposata con il compianto poeta Achille Serrao.  Nella tua vita professionale, vivere con un artista del suo livello, cosa ti ha dato e lasciato?

Io ho vissuto con Achille ammirandolo ogni giorno perché era davvero un Artista, un erudito, uno studioso, un profondo conoscitore della letteratura, degli autori, delle forme compositive letterarie, della storia della letteratura. Ripetevo sempre: “Tu sei sul piedestallo, io sono una formichina che ti guarda dal basso!”.

Vederlo studiare e lavorare hanno confermato in me il pensiero che solo attraverso la conoscenza approfondita della propria materia, si può sviluppare la creatività di alto valore culturale. Il “dono” della creatività innata e le muse ispiratrici (!!) che scendono in un momento magico, non bastano per concepire un’opera letteraria, musicale o di qualsiasi altro genere. Bisogna lavorare. Io ho visto Achille per giorni e settimane a volte per mesi, scrivere nei suoi quaderni, rigorosamente a mano i suoi versi; sembrava uno scultore che, con lo scalpello ripulisse e rintagliasse ancora con precisione ogni particolare… costruendo con meticolosità, giorno dopo giorno la perfezione e la bellezza delle sue poesie e di ogni suo testo.

foto grande ac oloriPaula, tra le tue fotografie, mi hanno incuriosita in particolar modo, tre che ti ritraggono giovanissima, ce ne vuoi parlare?

La foto a colori, ritrae il mio coro femminile al Liceo; avevo 16 anni e proprio con quel coro, iniziarono i miei primi passi come arrangiatrice.

fotoBNPaulaconchitarraNella foto in bianco e nero, sono con le mie allieve della Cattedra di Canto Corale del Conservatorio Provinciale nella città di Tres Arroyos. Per insegnare in quella località viaggiavo ogni settimana, sette ore di pullman, per 500 km.

Nella foto grande a colori, sono presso la Scuola Collegium Artis di Frascati. Erano gli anni novanta e da poco ero arrivata in Italia e con il Gruppo di Canto Corale; ricordo che abbiamo allestito Bastiano e Bastiana di Mozart con dei burattini. Molti dei piccoli coristi che vedi ritratti, oggi fanno parte dei cori Cantering, Decanter e… non ricordo quale altro coro giovanile…

Un ricordo argentino che desidero raccontarti; avevo 20 anni e da 2 anni dirigevo il coro di voci bianche del Municipio di La Plata. Era diretto dal Maestro Sciutto ma essendoci difficoltà economiche, con una Delibera dell’Assessorato alla Cultura subentrai io in forma gratuita…conservo ancora quel documento testimonianza dei miei 30 anni come Maestro di Canto Corale. Per festeggiare questo mio traguardo, ho organizzato un concerto per il sette giugno dove sette cori che dirigo si incontreranno, l’ottavo, il Coro dei Nonni del Centro diurno per anziani fragili “Il Girasole”, per motivi di età dei coristi, sarà assente.

Grazie Paula della tua disponibilità; il sette giugno saremo con te per festeggiarti e godere insieme, una giornata gioiosa all’insegna della musica corale! A conclusione di questa intervista a un grande direttore, un’ottima didatta che con entusiasmo, umanità e profonda cultura musicale… viene spontaneo dedicare al mondo corale, come augurio, questa citazione di Bepi De Marz:  “La voglia di cantare è la voglia di carezze, di baci, di parole cercate, di stordimenti d’amore, di lacrime, di dolori, di fatiche, di speranze, di preghiere, di abbandoni, di sospiri, anche di sogni, di illusioni”.


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Un commento su “Una musicista argentina in Italia

  1. Sono contenta dell’occasione che mi permette di ringraziare Paula per l’impegno che mette e per quanto mi fa crescere nel canto che amo tanto e che grazie a Lei mi permette di esprimermi meglio.Grazie maestro Paula
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