La mostra di Sergio Gotti a Montefiascone

La Ricerca dell’Invisibile alla Rocca dei Papi

Vado a trovare Michela Marconi alla Rocca dei Papi di Montefiascone, dove l’ho conosciuta circa un anno fa in occasione del festival barocco organizzato da Vox in arte. Parlammo a lungo ammirando le due grandi sale “a elle” della gigantesca Rocca dello Stato Pontificio, con il bel giardino antistante dove ho giocato nella mia infanzia.

Lei è là in fondo alla prima sala, oltre le file di sedie, vestita in abito lungo bianco, sta parlando con il giovanissimo pianista Matteo Pomposelli seduto al pianoforte a coda. Nell’altra sala c’è la mostra di Sergio Gotti, si intravedono le sue statue e architetture ‘celibi’. Si prepara ad un recital dove canterà, non ancora del tutto ristabilita dalla tracheite che l’ha colpita, sino al rigoroso mutismo che si era imposta, non voleva parlarmi, due giorni prima al telefono, solo messaggi, per preservare il prezioso suo dono, la voce, per la giornata di inaugurazione della mostra di Sergio Gotti, che ha portato a Montefiascone, il primo giorno di Maggio 2024.

Loro tre, Michela Marconi, che canterà arie d’opera (ho poi riconosciuto solo Gluck), ma anche un brevissimo accenno con la chitarra di una delle Cantafavole di Italo Calvino e Sergio Liberovici, il pianista Matteo Pomposelli con il suo “lunare” Chopin e il narratore Henos Palmisano, che recitando brani di opere di Calvino, si muoverà con lei tra le ‘statue’ e le costruzioni fantastiche di Gotti, danno vita ad un percorso itinerante di poesia e musica con tappe distribuite tra i finestroni tardo medioevali e le sculture. Personaggi del mito, il Minotauro, Icaro, una sorta di Mercurio di lamelle di specchi, costruzioni ideali delle “città invisibili” di Calvino, come modellini architettonici post rinascimentali, disposte nella grande sala come in un ideale parco dei sogni umani, esseri automi, da Erone d’Alessandria, le prospettive accelerate, Arcimboldo, gli automi settecenteschi e i sogni di Praga, la metafisica di De Chirico, Escher anche…Tante altre influenze, dice Gotti.

“Mi è sembrato fosse una sorta di Sacro Bosco di Bomarzo, il parco dei Mostri” ho detto alla fine a Sergio Gotti. “Sai che non l’ho mai visitato? Devo assolutamente andare!”. In fondo è davvero vicino. 

Il colore di base è beige cartone, ma non solo. Come Bomarzo c’è la grande cupola, qui solo le strutture, l’elefante, ma cavalcato da un albero. Straordinariamente bella la mostra, ma non ci saranno più Michela, Henos e Matteo, che ci hanno regalato una splendida Mattinata. Qualità altissima di tutto. Da non perdere!

Paolo Bologna


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