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Ustica e i “Partigiani della Costituzione”

Ovvero bucare il "Muro di Gomma", per la verità vera (81+85 =166)

“Sgretolare questo muro di gomma è possibile” (Andrea Purgatori)

Ho “rubato” l’espressione che intitola questa Nota al giornalista Marco Damilano che domenica 3 settembre 2023, l’ha utilizzata nel suo bel pezzo su Ustica e sulle rivelazioni di Giuliano Amato (il “Dottor Sottile” della politica italiana per decenni) contenute in una intervista rilasciata al Quotidiano La Repubblica su quella strage, antesignana di quella alla Stazione ferroviaria di Bologna, del 2 agosto 1980, strage che ci costò, il 27 Giugno di quell’anno, 81 vite: il più giovane, Giuseppe, aveva un anno appena. Il più anziano, Paolo, di anni ne aveva 71; poi Cinzia, Luigi, Francesco, Alberto, Maria Vincenza … e altri 74 uomini, donne e bambini.

Amato, a 43 anni da quella strage di vite, che qualcuno ancora chiama “incidente aereo” (obiettivo mancato, grazie alla P2) dice una cosa che si sa da tempo: il DC9 ITAVIA – sigla India-Tago-India-Golf-India – partito, quel 27 Giugno 1980, da Bologna, Borgo Panigale (con 113 minuti di ritardo sull’orario previsto) con destinazione Palermo, Punta Raisi; volo civile che viaggiava tranquillo sull’Aerovia “Ambra 13”, è stato tirato giù – nei cieli sopra Ustica (basso Mar Tirreno) – da un missile francese (ma quel giorno in quell’area volavano anche aerei militari USA, probabilmente provenienti dalla Portaerei Saratoga che si trovava in acque territoriali italiane, aerei della Zio Sam che, durante la battaglia aerea, abbatteranno due Mig libici e anche aerei militari italiani).

Dunque, il DC9 ITAVIA cade (meglio è abbattuto) durante una battaglia aerea tesa ad eliminare dal consorzio dei viventi il Colonnello libico Mu’ammar Gheddafi, che però sull’aereo libico, bersaglio di quella sarabanda armata (che non era un’esercitazione interforze NATO, ma guerra vera) non c’era, perché avvertito dall’allora Generale e Direttore del SISMI, Giuseppe Santovito (tesserato P2 con il numero 527). Il Generale fellone avverte Gheddafi del rischio che sta per correre, non appena il DC9 ITAVIA decolla dall’Aeroporto di Bologna Borgo Panigale e il Colonnello può così cambiare itinerario.

Ad avvertire Gheddafi non fu dunque Craxi, come sostiene Amato nell’intervista a La Repubblica, ma il Generale infedele e piduista: lo rivelò Francesco Cossiga, allora Presidente della Repubblica, il 25 Giugno del 2007 (ovvero due anni prima di lasciare il consorzio dei viventi di cui sopra) in un’intervista al TG di Sky, nella quale parlò anche del missile targato Parigi, che aveva tirato giù il DC9: Cossiga – come è ben noto – di cose torbide se ne intendeva assai.

Dunque, ora la verità vera su Ustica è confermata da fonte autorevole? Lo ripeto: quella del missile e della battaglia aerea nei cieli italici del basso Mar Tirreno è storia nota. A lavorarci, da subito, un grande giornalista d’inchiesta, Andrea Purgatori, che ci ha lasciato di recente (il 19 Luglio scorso) e che non rimpiangeremo mai abbastanza.

Purgatori, che all’epoca era un cronista del Corriere della Sera, inizia un lavoro certosino da “vecchia talpa” sulla versione ufficiale dell’”incidente aereo” e dell’”esplosione interna” (leggi ‘cedimento strutturale’ del DC9). Intervista, studia documenti, scava nelle ombre dei depistaggi – subito dopo l’abbattimento dell’’aereo ITAVIA, alla redazione del Corriere della Sera arriva una telefonata in cui un anonimo telefonista, a nome dei fascisti NAR, Nuclei Armati Rivoluzionari, dichiara che a bordo dell’aereo ITAVIA viaggiava un camerata, fornito di bomba esplosa per errore – cercando di bucare il “Muro di Gomma” eretto da subito su Ustica dai vertici politici, da quelli dell’Aeronautica e da quelli dei Servizi del tempo, davanti alla verità vera su quella strage. 

Di Andrea Purgatori è un pezzo per Le Mondo Diplomatique del Luglio-Agosto 2014, nel quale il giornalista sistema per bene, pezzetto dopo pezzetto, tutte le tessere del puzzle di quella strage. (lo trovate riprodotto integralmente sotto. Il pezzo è stato ripubblicato, per estratto, dal Quotidiano Il Manifesto, del 3 Settembre scorso)

Tra qualche giorno sarà l’anniversario dell’8 Settembre 1943, data spartiacque che – come ci ricorda opportunamente ancora Damilano nel pezzo che ho citato – vide da una parte i fascisti, collaborazionisti dei tedeschi e dall’altra i partigiani dell’Italia libera e democratica che, con il loro sacrificio, dettero vita alla Repubblica e alla Costituzione.

Ecco, anche nel caso della strage di Ustica abbiamo avuto i “collaborazionisti della menzogna”, tutti coloro che, conoscendo la verità vera, l’hanno nascosta, taciuta, depistata, negata, anche finendo, per questo sotto processo, (vedere il Generale dell’Arma Azzurra Zeno Tascio, deceduto nel 2009 e  all’epoca  della strage a capo del SIO, il Servizio Informazioni dell’Aeronautica Militare) e distorta per decine d’anni e abbiamo avuto i “partigiani della verità”, come Andrea Purgatori e i familiari delle 81 vittime di quella strage, che hanno lottato – e ancora lottano – per affermare la verità vera.

Il Giudice Rosario Priore e i depistaggi su Ustica

L’allora Giudice Istruttore Rosario Priore scriverà, nella sua Sentenza-Ordinanza datata 31Agosto 1999, che: “il disastro di Ustica ha scatenato processi di deviazione o comunque di inquinamento delle indagini. Gli interessi dietro l’evento e di contrasto di ogni ricerca di verità sono stati tanti, e non solo all’interno del Paese, ma specie presso istituzioni di altri Stati, tali da ostacolare, specialmente attraverso l’occultamento delle prove e il lancio di sempre nuove ipotesi, con il chiaro intento di soffocare l’inchiesta, il raggiungimento della comprensione dei fatti …” .

Nota: la strage fascista-piduista di Bologna, del 2 Agosto 1980 avvenne esattamente 36 giorni dopo quella di Ustica. Il Museo della Memoria per Ustica, dove è stato ricostruito con i pezzi recuperati in mare, il DC9 Itavia India-Tago-India-Golf-India, si trova esattamente a mille metri (solo un chilometro) dalla Stazione ferroviaria di quella bomba fascista-piduista. Poca strada unisce, dunque, quelle 166 vittime (81+85) delle due stragi. Un messaggio in chiaro diretto alla nostra Memoria, perché non dimentichi “ciò che è stato”, mai.

Portano a Parigi le “impronte” di quel missile – ANDREA PURGATORI.

Riferimento all’articolo scritto dal giornalista scomparso il 19 luglio per Le Monde Diplomatique, nel numero di luglio-agosto 2014.

Fonte: Il Manifesto https://ilmanifesto.it/portano-a-parigi-le-impronte-di-quel-missile

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”


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