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27 gennaio 2023, Giornata della Memoria

“Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no ….
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore …”
Sono versi della poesia che ha come titolo “Se questo è un uomo”, una poesia che funge da prologo al celebre omonimo libro di Primo Levi. Un libro che narra e descrive, nei minimi e raccapriccianti particolari, l’orribile prigionia subita da lui e da centinaia di migliaia di persone nel campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau (solo in questo campo furono sterminate, dopo essere state ridotte a stuecke, pezzi, un milione e mezzo di persone).
La poesia si compone di appena 23 inesorabili versi sciolti, che suonano con lo stesso ritmo di un martello sull’incudine, imprimendo nel cuore e nella mente immagini angoscianti e indimenticabili, e consegnando, a ogni lettore, il dovere inappellabile della memoria.
Questi versi mi hanno accompagnato tutte le volte (ben otto) in cui ho valicato, insieme agli studenti ai colleghi e ai testimoni partecipanti ai viaggi della memoria, i cancelli prima di Birkenau e poi di Auschwitz, quest’ultimo contrassegnato dall’epigrafe (brutalmente e sfacciatamente sarcastica) ARBEIT MACHT FREI, il lavoro rende liberi.
La medesima scritta è posta all’ingresso del campo di Dachau (visitato 11 volte), a pochi kilometri da Monaco di Baviera. Ma ho ricordato i versi di Primo Levi anche nelle 2 visite a Mauthausen in Austria, nelle 2 visite a Sachsenhausen nei pressi di Berlino, nell’unica visita a Terezin (70 km da Praga), a Majdanek, a Treblinka (questi ultimi in Polonia, come del resto Auschwitz), alla Risiera di San Sabba (Trieste). Lo stesso ricordo si è ripresentato quando ho accompagnato a Fossoli (nel 2004 e nel 2007) i sopravvissuti del rastrellamento del Quadraro, guidati dal compianto Sisto Quaranta.
Ho conosciuto, durante questi dolorosi pellegrinaggi, molti testimoni che adesso non sono più tra noi (tra questi ricordo con affetto Schlomo Venezia, Piero Terracina, Mario Camerino, Settimia Spizzichino) e altri che, invece, ancora continuano, instancabili, a testimoniare e a raccontare ai giovani fatti ed episodi che per decenni non avevano trovato il coraggio di enunciare: il carissimo Sami Modiano, le tenere e gentili sorelle Tatiana e Andra Bucci.
Sono stati alcune centinaia le studentesse e gli studenti che ho accompagnato in questi viaggi, ragazze e ragazzi che poi, a scuola e fuori della scuola, si sono incaricati di trasmettere le memorie apprese dai testimoni ai loro coetanei e a quelli più giovani di loro. Spesso, come risultati dei loro viaggi, essi hanno diligentemente prodotto mostre fotografiche, pubblicazioni, filmati. Un video prodotto in occasione del viaggio della memoria 2004, intitolato “Dimenticare Auschwitz?”, è stato selezionato e accolto nella videoteca dello Yad Vashem (il Museo della Shoah di Gerusalemme).
Anche adesso, sebbene abbia lasciato la scuola per pensionamento dal primo settembre 2020, sento il dovere di mettere a disposizione dei giovani ciò che ho appreso sulla Shoah (e sulla storia delle discriminazioni e delle persecuzioni per motivi razziali) nella mia quasi quarantennale carriera. Domani mattina accompagnerò 2 classi della mia ex scuola in un percorso della memoria nei quartieri di Torpignattara e del Quadraro. Nel pomeriggio sarò insieme ad altri giovani e meno giovani al ghetto di Roma; domenica prossima andrò a Palestrina per una commemorazione della Shoah organizzata dal Circolo culturale Prenestino Roberto Simeoni.
Spero così di poter evitare ciò che Primo Levi vaticina, negli ultimi terribili versi (quasi un’eco delle bibliche maledizioni di Isaia, Geremia, Ezechiele) della sua poesia:
“Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”

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