

La prossima settimana un tavolo per affrontare le problematiche del comparto
In tanti per protestare contro il prezzo del latte di 35 centesimi e contro la privatizzazione della Centrale del latte. Sin dall’alba del 18 maggio circa 2.000 allevatori di tutto il Lazio hanno bloccato con i trattori della Centrale del latte, in via Fondi del Monastero, all’uscita 12 del GRA, dove si trova lo stabilimento che rifornisce la capitale.
L’agitazione, civile e pacifica, è stata promossa dalla Coldiretti dopo il fallimento del negoziato per il riconoscimento di un prezzo maggiore da riconoscere agli allevatori e per evitare la chiusura delle stalle e la scomparsa del latte ‘made in Italy’.
"Se il lavoro delle mucche è sottopagato – sostiene la Coldiretti – gli allevatori denunciano pesanti speculazioni con il prezzo del latte che dai 35 centesimi al litro riconosciuti agli allevatori arriva fino a 1,50 euro sugli scaffali per i consumatori, con un ricarico del 329 per cento dalla stalla alla tavola".
Inoltre la Coldiretti chiede anche "trasparenza nell’etichettatura del latte fresco e dei formaggi con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte utilizzato per evitare che venga spacciato come italiano quello importato".
Quanto all’ipotesi di privatizzare la Centrale del latte di Roma, dal palco allestito vicino ai cancelli della fabbrica il sindaco Gianni Alemanno ha detto: "mi sono impegnato ad aiutare gli allevatori perché possano acquistare la Centrale del latte di Roma. Ora il consiglio di stato ha revocato la privatizzazione fatta dalle precedenti amministrazioni e la centrale tornerà di proprietà al Comune che dovrà fare una nuova privatizzazione con la quale fare in modo che gli acquirenti siano, almeno in parte, gli allevatori del Lazio. Così potremo dire che il latte della centrale sarà veramente prodotto nel Lazio con la massima qualità".
La protesta ha raccolto immediatamente i primi frutti. A metà della prossima settimana l’assessore regionale alle politiche agricole Francesco Battistoni dovrebbe infatti convocare un tavolo interprofessionale che approfondisca le problematiche del comparto a livello regionale.
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