Da Pietralata a Città Giardino Aniene e ritorno lungo la ciclopedonale

Nella passeggiata di ieri 16 giugno 2020, mi ero ripromesso di non scattare fotografie, però mi sono trovato di fronte ad una novità. Positiva. Il 29 maggio sono partiti, finanziati dalla regione Lazio, i lavori di raccolta del materiale galleggiante sul Tevere e sull’Aniene con la realizzazione di una apposita barriera a Fiumicino e sull’Aniene all’altezza del km 2,800 circa della ciclopedonale direzione Ponte Nomentano.

Sarebbe auspicabile che in quel punto al termine dei lavori si creasse una piattaforma di legno con affaccio comodo sul fiume che in questo punto è particolarmente bello e ricco di vegetazione.

Durante il cantiere che durerà 365 giorni è entrato in funzione un bypass per non interrompere il percorso della ciclopedonale Ponte Mammolo-ponte Nomentano.

Assolto al compito del cronista, la camminata è proseguita dove la strada incrocia un doppio sentiero che conduce verso l’uscita del parco all’altezza di via Nomentana/viaJacopo Sannazzaro.
In questo punto incantevole si incontrano tre meravigliosi tigli (profumatissimi e inebrianti oggi).

Proseguo dove la ciclopedonale si insinua tra Aniene e orti urbani ed adocchio uno straordinario albicocco con i suoi frutti maturi e invitanti, ma fuori della mia portata. E quindi solo il mio occhio ha la sua parte e resto con la voglia insoddisfatta di addentarli.

Giunto al km 3,200 della ciclopedonale imbocco il sentiero che si inerpica verso la località di Monte Sacro che è denominata Città Giardino Aniene (anche se gli abitanti omettono il riferimento al fiume) e chiamano il loro quartiere semplicemente Città Giardino.

E il perché del nome è documentato anche da alcune foto scattate in via e piazza Monte Gemma e poi nella meravigliosa via Levanna che tra orti e giardini e ville riconduce sulla via Nomentana.

Ma altre interessanti notizie le attingo da http://www.archidiap.com/opera/citta-giardino-aniene/

La Città Giardino Aniene

La Città Giardino Aniene, oggi parte del quartiere di Montesacro, si trova nella zona Nord-Est di Roma, su un’altura lungo la via Nomentana, in prossimità della confluenza del fiume Aniene con il Tevere.

La collina, posta a 50 metri slm, è caratterizzata da rocce sedimentarie, soprattutto di tipo alluvionale, dovute ai depositi fluviali.

Nel 1919 viene istituita la “Cooperativa Città Giardino Aniene”, fusione dell’Unione Edilizia Nazionale e dell’Istituto Case Popolari, con il compito di definire il quadro d’intervento per un quartiere destinato alla classe medio borghese dei dipendenti dei Ministeri e delle Ferrovie dello Stato.

Nel 1924, dopo che nel 1923 la gestione del progetto era passata nelle mani dell’Istituto per la Case Popolari, nasce la Città-Giardino Aniene, il cui impianto urbanistico era stato definito da Gustavo Giovannoni, ingegnere, architetto e urbanista romano.

Il progetto è senz’altro influenzato dalle riflessioni di Ebenezer Howard sulle garden cities, ed è strutturato secondo due elementi principali: il primo, un sistema di servizi per i cittadini (inizialmente previsti sull’asse Ponte Tazio – Corso Sempione – Piazza Sempione) come scuola, chiesa, cinema-teatro, ufficio postale, negozi e un “quartiere degli sport” (non realizzato); il secondo, il grande parco pubblico tipico della garden citiesd’oltremanica (oggi inglobato nella Riserva Naturale dell’Aniene). Il tessuto insediativo è caratterizzato da bassa densità e dalla tipologia edilizia dei villini con giardino di pertinenza. Nel rispetto della morfologia del territorio, il disegno a terra dell’impianto stradale è contraddistinto da tracciati prevalentemente curvilinei, irregolari, quasi mai perpendicolari tra loro.

Come nel quartiere della Garbatella, lo stile architettonico prevalente è il “barocchetto”, che consiste nella rielaborazione di elementi dell’architettura minore romana tra il ‘500 ed il ‘700.

Gustavo Giovannoni interviene direttamente nella progettazione del Ponte Tazio e della Chiesa dei Santi Angeli Custodi in Piazza Sempione; la sistemazione della piazza, con i porticati che la cingono fino alla chiesa e l’edificio di ingresso, sono opera di Innocenzo Sabbatini.

Nella sua impostazione originale, la Città-Giardino ha resistito per circa trent’anni. Intorno agli anni ’50, con la grande espansione edilizia e la costruzione del Grande Raccordo Anulare, all’immagine di una piccola città giardino «è sostituita quella, più densa e compatta, di un quartiere prevalentemente costituito di palazzine» (Rossi).

Sulla collina di fronte all’Aniene con Menenio Agrippa

Camminando sulla collina di fronte all’Aniene, oggi trasformata in parco pubblico, mi assalgono ricordi scolastici. Infatti qui gli àuguri vaticinavano osservando il volo degli uccelli. Non solo, nel 494 a.C. e forse pure nel 449 a.C. l’area fu testimone della rivolta della plebe contro il patriziato che portò all’istituzione dei tribuni della plebe, degli edili plebei e del concilia plebis; per ricordare l’evento venne eretta sulla sommità un’ara dedicata a Giove Territor.

Ricordate l’apologo di Menenio Agrippa (o di Agrippa Menenio Lanato)? Sì, quel discorso pronunciato da lui nel 494 a.C. ai plebei in rivolta che, per protesta, avevano abbandonato la città e occupato il Monte Sacro (questo sul quale sto camminando. Anche se più probabilmente, dicono i più, sul colle Aventino) per ottenere la parificazione dei diritti con i patrizi. All’epoca, Agrippa Menenio rivestiva la carica di senatore di rango consolare. L’apologo ci è pervenuto grazie allo storico Tito Livio che lo ha riportato nel secondo libro della sua Storia di Roma Ab Urbe condita.

Agrippa spiegò l’ordinamento sociale romano metaforicamente, paragonandolo ad un corpo umano nel quale, come in tutti gli insiemi costituiti da parti connesse tra loro, gli organi sopravvivono solo se collaborano e, diversamente, periscono; conseguentemente, se le braccia (il popolo) si rifiutassero di lavorare, lo stomaco (il senato) non riceverebbe cibo ma, in tal caso, ben presto tutto il corpo, braccia comprese, deperirebbe per mancanza di nutrimento.

Qui ve lo ripropongo – sono un appassionato di lingue locali – in dialetto di Canosa di Puglia.

Sulla via del ritorno

Proseguendo nella passeggiata (che mi riprometto di ampliare per meglio conoscere questa fascinosa località) dopo poche centinaia di metri lungo la via Nomentana giungo all’ingresso del parco all’altezza di via Jacopo Sannazzaro.

Qui mi disseto alla fontanella e mi avvio al ritorno verso Ponte Mammolo e Pietralata.

Non senza aver colto dei rametti di finocchietto selvatico per mia moglie.

Dimenticavo di dire che ho trovato il sentiero ciclopedonale tutto pulito e sistemato, l’erba dei prati rasata e le pecore al pascolo, le invadenti canne rimesse al loro giusto posto.

Un operaio era all’opera con il suo trattore per completare lo sfalcio dell’erba e nell’aria si spargeva un profumo di menta tagliata circonfuso con odori di rucola ed altre erbe che dirvi non so.

Buona giornata e alla prossima.


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