Ecco chi era Michele Testa

La poliedrica figura del fondatore del quartiere Tor Sapienza

La figura di Michele Testa emerge da una ricerca antropologica compiuta da un’associazione culturale attiva nel territorio di Tor Sapienza, che dagli anni 80 ha condotto degli studi mirati a ricostruire il tessuto storico e antropologico alla ricerca delle proprie radici.

La storia di Tor Sapienza è legata in modo viscerale a Michele Testa.

Chi era costui? Nasce il 1° aprile 1875 a Cercemaggiore, un paese  piccolissimo tra le montagne del Sannio, allora in provincia di Benevento, oggi di Campobasso, da una dignitosa famiglia contadina di 6 figli e un piccolo campo da coltivare.

Con l’intervento delle persone colte del luogo, viene incoraggiato e finanziato negli studi, conseguendo a Melfi il diploma di geometra e perito agrimensore. Adempie il servizio militare a Roma. Ritorna al paese prendendo parte attiva alla vita politica e sociale schierandosi contro la corruzione dei politici, a difesa dei diritti dei contadini.

Trasparente è la sua formazione umana e politica: pone al centro della sua esistenza l’amore per la patria, per la famiglia, per il popolo, per l’arte, la cultura e la scienza, per i diritti ma anche per i doveri e soprattutto per la coerenza intesa come essenza del carattere e dell’onestà.

Frequenta i circoli socialisti di Napoli assistendo a molti comizi di Arturo Labriola. La sua attività fa emergere un sistema di tangenti nel consiglio comunale che causerà lo scioglimento del medesimo. Gli viene assegnato un seggio nel nuovo consiglio: alla prima seduta, il 16 novembre 1897, si rifiuta di giurare in nome del Re Sua Maestà Umberto I, rimettendo il suo mandato “IN NOME DEL POPOLO ITALIANO”!

Qui traspare la sua lungimiranza politica che gli causò allora l’accusa di essere un eversivo ed un ribelle. A 22 anni, appena sposato, trova al paese le porte del lavoro chiuse. Richiede e ottiene un lavoro come movimentista alle Ferrovie Meridionali che gli assegnano la stazione di Castro Pofi in Ciociaria. Anche qui non smentisce il suo impegno politico e sociale partecipando come delegato sindacale agli scioperi dei primi del 900, in prima fila nella lotta per la riduzione dell’orario di lavoro, allora di 12 ore.

Come rispose la società ferroviaria? Ad una sua richiesta di trasferimento a Tivoli  viene inviato alla stazione di Cervara, oggi Tor Sapienza, perché posta in una zona malarica!

Siamo verso  la fine del 1914. Michele Testa non si perde d’animo, anzi intreccia subito rapporti con le uniche persone presenti nel luogo, un medico, un maestro elementare ed un parroco, progettando con i primi due la bonifica di questa zona che nelle sue intenzioni doveva diventare il granaio di Roma, con culture intensive di grano fieno  e tabacco.

Insieme  al medico e al maestro elementare fa una prima richiesta di 3 mila metri quadrati. di terra ai principi Lancellotti e ai duchi Salviati, latifondisti di zona, da questi ignorata. Dopo la I guerra mondiale, durante la quale, grazie ad alcune testimonianze orali, sappiamo essersi prodigato nell’aiuto delle poche persone risiedenti, ritorna  al suo progetto sfruttando la legge Ricci del 1919 che diede il via alla bonifica dell’agro romano deferendola dai proprietari.

Per realizzarlo fonda la cooperativa Tor Sapienza per la colonizzazione dell’agro romano che, tra il 1920 e il 1922, riesce ad ottenere 35 ettari di terra dai proprietari Pincipi Lancellotti e Duchi Salviati.

Segue un mutuo di 800 mila lire concesso dal ministero dell’agricoltura con il quale perfeziona la bonifica ed inizia la costruzione delle prime 25 villette rurali: il 20 maggio 1923 viene inaugurata la borgata cambiando il nome da Cervara a Tor Sapienza.

Perché Tor Sapienza?  Precisiamo che allora c’era una torre che con i suoi 30 metri di altezza sovrastava tutta la zona. Nel 1457 era di proprietà del Cardinal Domenico Pantagati, un umanista che ne aveva fatto un ostello gratuito per un gruppo di studenti di Perugia chiamato Sapienza Nuova: non sfuggì a Michele Testa il richiamo culturale proveniente dal passato! Oggi della torre rimane visibile in via Michetti solo la base perché i tedeschi nella seconda guerra mondiale ne avevano fatto un deposito di armi che in fase di ritirata hanno fatto brillare, distruggendola.

La fondazione di Tor Sapienza è un esempio unico nel suo genere, con quella cooperativa che acquisì un totale di 160 ettari e con Michele Testa che si adoperò, fino a quando glielo permisero, ad amministrarla onestamente, lottando contro ogni speculazione. Ma l’’avvento del fascismo impose a tutto questo percorso uno stop definitivo.

Ma ora è doveroso ricordare le opere di Michele Testa, in primis La culla del Sannio, rivisitazione critica della dominazione romana. Traduce inoltre, dal francese, lunghe poesie scritte da Victor Hugo per la scomparsa prematura della propria figlia, in onore della figlia Isabella, anche’essa morta giovanissima (Cercemaggiore, 30 agosto 1917), momento così straziante per la vita di Michele Testa, acuito ulteriormente dal fatto che la ferrovia non gli accordò il permesso di presenziare al funerale!

La sua opera per eccellenza è un Diario, tuttora inedito, di 2000 pagine, in cui ripercorre la sua storia personale e familiare, le condizioni di vita dell’Italia  nel periodo fascista, le speculazioni dell’agro romano (controllando con precisione i ruoli dei mutui concessi dal 1926 al 1934), denunciando tantissime speculazioni, per esempio quelle relative alle costruzioni intorno all’Acquedotto Vergine.

Michele Testa ci racconta gli inizi dello squadrismo locale, gli assalti personalmente subiti e ai danni di altri privati della zona, comprese le tabaccherie locali.

Per la sua posizione antifascista e per aver denunciato le speculazioni sull’agro romano  nel settembre del 1923 viene esonerato dalle ferrovie. Indomito  il 31 maggio 1929 alle elezioni nel seggio di Lunghezza è suo l’unico no al fascismo! Il 10 luglio 1929 viene costretto alle dimissioni dalla cooperativa da lui fondata perché aveva chiesto di poterne valutare la contabilità.

Entra nel mirino del Tribunale Speciale e viene arrestato il 17 novembre 1935. Processato, viene condannato ad un anno di confino a Padula (SA) perché aveva criticato la guerra in Abissinia.

Dal Diario affiorano conoscenze storiche culturali notevoli: dai classici greci e romani a Dante, Machiavelli fino ad arrivare ad autori più vicini ai suoi tempi come Giuseppe Giusti, Anatole France, Heinrich Heine e Giosuè Carducci.

Il suo  dDiario è un portale sul mondo: ascolta radio Londra, radio Monteceneri, legge tutta la stampa italiana ed estera, inquadra la situazione italiana in relazione ad un mondo in cui tutto si evolve, dalla democrazia alla scienza, all’arte, aprendosi al nuovo mentre l’Italia è “un libro chiuso”.

Il Diario contiene bellissime pagine di lirica sull’umana esistenza, su Dio, sui massimi e minimi sistemi. E’ una disanima pungente sulla figura di Mussolini, di cui smonta pezzo per pezzo gli atteggiamenti da superuomo e il suo impero privo di contenuti basato sulla schiavizzazione del popolo e non sul consenso. “A te t’appiccano” scrive Michele Testa, con una previsione drammaticamente centrata.

Molte le poesie di sua composizione, così pure notevole è la sua satira, che lo pone in continuo collegamento virtuale  con Pasquino. mettendo a nudo, sorridendo, il suo vissuto dal 1928 al 1943.

Muore a Tor Sapienza il 24 settembre 1944.

Sono attive nel territorio in suo nome l’Associazione Culturale Michele Testa, il Centro Culturale Morandi e in  modo particolare il progetto Tor Sapienza in Arte che si prefigge di valorizzare il territorio illuminando la giungla d’asfalto con l’azione benefica dell’arte e della cultura, per lo sviluppo personale del singolo come dell’intera comunità.


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2 commenti su “Ecco chi era Michele Testa

  1. Caro Direttore, ti esprimo la mia più grande riconoscenza per aver pubblicato l’articolo-biografia di Michele Testa, scritta da Rita Mattei, con un perizia ed intelligenza notevolissime. Lascia che sia io, che ho scoperto l’opera e la vita di un grande intellettuale organico negli anni ’80, a fare gli elogi a Rita e a te che hai fatto da editore disinteressato, per un processo di valorizzazione di un grande del nostro territorio. Finalmente un giornale, un direttore ed un direttore che credono nella iniziativa di un centro culturale e di alcune associazioni culturali senza fini di lucro che ancora credono nella cultura ancor più di ieri e tuttora in grado di farci uscire dalla crisi come motore di sviluppo e non solo locale. Caro Vincenzo, tu credi nella cultura come nessun altro. Speriamo di fare in suo nome altre battaglie, soprattutto in questo momento così triste per il nostro Paese che avrebbe bisogno di uomini come Testa e come te per assicurare agli italiani un avvenire di pace e di progresso sociale. Grazie, infinitamente grato, Nicola Marcucci

  2. Dall’articolo di Rita Mattei relativo a Michele Testa si evince che qualcuno è in possesso dei diari di mio nonno. Si potrebbe sapere chi ne è in possesso? a me sarebbe sufficiente anche averne una copia. Ringraziando sentitamente e in attesa di una vostra cortese risposta cordiali saluti

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