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Il Servizio Civile Universale. Un’opportunità per i giovani in periferia

Intervista a Fabrizio Ferraro, presidente dell’ente di servizio civile CESC Project

Fabrizio Ferraro, insieme allo staff di CESC Project e alla rete di cento enti che aderiscono, organizza da quasi venti anni le attività di servizio civile per giovani che vogliano impegnarsi con le comunità e nei territori in Italia e all’estero.

A Fabrizio Ferraro, presidente dell’ente di servizio civile CESC Project, recentemente arrivato con il suo ufficio di coordinamento a Torre Maura in VI Municipio, in un territorio di confine anche con V e VII, chiediamo qualcosa in più sull’opportunità offerta a ragazzi e ragazze dai 18 ai 29 anni non compiuti con il servizio civile.

Potresti raccontarci in poche battute che cos’è il servizio civile?

È un modo alternativo, non armato e nonviolento, di difendere la patria. L’Italia, che ripudia la guerra, con il servizio civile a cui i giovani aderiscono in modo completamente volontario, presidia alcuni valori di inclusione sociale e crescita dei territori, attraverso attività concrete di impegno. La cosa più importante è che vengono agiti valori di solidarietà e coesione sociale, attraverso il coinvolgimento dei più giovani, oggi così attenti ai temi della sostenibilità e del futuro e così disorientati nel trovare azioni utili e vicine per la collettività e per il proprio progetto di vita.

Il servizio civile è un lavoro?

No, è un impegno che si può scegliere una sola volta nella vita, che chiama i ragazzi a svolgere un servizio sui territori in ambito assistenziale, educativo, ambientale, culturale e di protezione civile, sia in Italia che all’estero. I ragazzi vengono accolti da sedi locali e coordinati da operatori esperti. Ma il loro impegno è con la Repubblica Italiana, attraverso il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale. Anche se non è un lavoro, viene previsto per chi partecipa un compenso di circa 445 euro mensili erogati dallo Stato. L’impegno richiesto è di media di 25 ore settimanali di impegno per un anno.

Qual è allora il ruolo di un ente di servizio civile come il vostro?

Come Enti accreditati al Dipartimento, oltre a mettere a disposizione le sedi e gli operatori per l’organizzazione pratica, ci occupiamo della progettazione di interventi concreti, della formazione dei giovani al servizio e del tutoraggio nei loro confronti, perché è importante che siano orientati su cosa fare dopo il servizio per proseguire il loro progetto di vita. Mettiamo a disposizione una serie di professionalità e degli spazi per l’apprendimento di competenze di cittadinanza e anche di competenze specifiche.

Per esempio, quali competenze di cittadinanza e quali specifiche?

Le competenze leggere in cui rientrano anche quelle di cittadinanza sono quelle relazionali, di ragionamento e risoluzione dei problemi, organizzative, emotive, di comprensione del contesto in cui si vive, che oggi sono preziose anche nel mondo del lavoro. Quelle specifiche si aggiungono. Chi ha prestato servizio in una casa famiglia, per esempio, avrà maggiori competenze sull’intervento di relazione d’aiuto, in termini di consapevolezza e di tecniche.

Quindi il servizio civile, pur non essendo un lavoro, può costituire un percorso di crescita personale, mentre si svolgono attività con gli altri, possiamo dire così?

Assolutamente sì. Basti solo pensare che il nostro staff di lavoro è fatto quasi esclusivamente da persone che hanno svolto servizio civile con noi e la stessa cosa avviene nelle nostre organizzazioni in rete. Ma la cosa più importante è che il servizio civile è uno spazio dove i giovani possono mettersi alla prova, in un contesto protetto, anche sbagliando. Con la possibilità di riflettere sul senso di quello che fanno. Questa consapevolezza li rende più padroni della loro vita e più protagonisti attivi dei loro quartieri e dei loro spazi di vita.

Quanti sono gli enti di servizio civile?

Sono 400 circa. Noi crediamo molto nella collaborazione tra gli enti. Aderiamo alla Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile, dove il mio collega di CESC Project Rossano Salvatore è vice Presidente, mentre a Roma collaboriamo con Caritas, CSV Lazio, Archivio Disarmo, UILDM, Movimento Nonviolento, ANCI e altri per la promozione del Servizio Civile nella realtà romana. La rete romana si chiama “Le vie della Nonviolenza”.

Cosa significa per CESC Project essere arrivati in periferia a proseguire questo lavoro?

E’ motivo di responsabilità e orgoglio, vorremmo che più giovani possibile abbiano la possibilità di fare questa esperienza di crescita, per sé, per gli altri. Anche per diventare cittadini attivi che si prendono cura in modo originale e innovativo dei quartieri dove vivono e dove viviamo in molti.

Adesso il bando di servizio civile è aperto fino al 10 febbraio, cosa devono fare i giovani interessati per fare domanda?

La domanda va presentata in modalità on line, avendo un’identità spid, sulla piattaforma domandaonline.serviziocivile.it.

Consigli particolari per i giovani che vogliano fare domanda?

Informatevi sul progetto più interessante per voi, magari c’è n’è uno vicino casa vostra, cercando sui canali social, sui siti degli enti come il nostro e sulla piattaforma di domanda. Oppure chiedete, bussando direttamente alla porta delle organizzazioni che propongono i progetti. Noi per esempio abbiamo l’ufficio nel complesso ATER vicino alla metro C Torre Maura e siamo lì apposta…

Fabio Mollicone


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