

Federica Lenci è stata eletta nelle file della lista civica per Marino Sindaco. Sposata, ha un figlio di nove anni. Vive a Morena da sempre. Ha una lunga esperienza nel campo del terziario. Sin da giovanissima ha lavorato presso attività commerciali e agenzie di intermediazione immobiliare. Successivamente si è dedicata a progetti di lavoro nel campo dell’artigianato artistico. E’ impegnata da volontaria come componente del consiglio di istituto del complesso scolastico Fontanile Anagnino di Morena ed ha precedentemente svolto anche il ruolo di rappresentante di classe. Collabora attivamente a progetti nel campo della scuola, del sociale, della tutela del territorio e degli animali. E’ fra le new entry rosa nel Consiglio del VII municipio. Attualmente è vicepresidente delle commissioni Scuola, Speciale Print ed Elette. E’ componente delle commissioni Commercio e Lavori pubblici. Già capogruppo della Lista civica avevamo programmato di intervistarla come tale ma nel frattempo, dal 16 luglio, Federica Lenci è passata nel Gruppo Misto “per essere stata – come da lei stessa dichiarato – sfiduciata da capogruppo” dagli altri due componenti della lista. Ciò dopo il suo voto a favore della sofferta delibera sulla trasparenza, passata, come ricorderanno i lettori che hanno seguito la vicenda su questo giornale, con una risicata maggioranza in Consiglio municipale. L’intervista perciò cade nel mezzo di una forte fibrillazione politica della maggioranza culminata nelle votazioni nel Consiglio municipale sul Print X2a di Ciampino che hanno in visto praticamente dissolversi la coalizione di centrosinistra.
Consigliera Lenci, dopo solo un anno di consiliatura lei ha lasciato il suo gruppo “Lista civica Marino sindaco” per passare a quello misto. Perché questa rottura? Allude ad un’uscita dalla maggioranza municipale?
Ho dovuto lasciare la lista civica Marino perché sono stata sfiduciata dai colleghi Tutino e Laddaga. Una sfiducia giunta al termine di un percorso incerto in quanto, personalmente, avevo impostato un indirizzo per mantenere l’identità civica della lista ma evidentemente era stato già deciso a tavolino un disegno diverso. Peccato, è stata persa una grande occasione perché per la prima volta una lista civica aveva eletto tre consiglieri in municipio e dunque potevamo portare, come stavo cercando di fare, la voce libera dei cittadini dentro il consiglio. Ho più volte richiamato i miei colleghi, soprattutto quando eravamo chiamati a dire la nostra su temi decisivi. Come ad esempio la delibera sulla trasparenza degli atti: io ho votato a favore, come avrebbe fatto qualsiasi cittadino e come giustamente ha fatto la maggioranza dell’aula, mentre i miei due colleghi di lista si sono astenuti. A prescindere dalle appartenenze, le ragioni dei cittadini dovrebbero venire prima della cosiddetta opportunità politica. Peraltro la mia sfiducia è arrivata a ridosso della nascita della commissione speciale Print, formata dai capigruppo dei partiti presenti in consiglio. A pensar male si fa peccato…
Qual è il suo giudizio su questo primo anno di esperienza istituzionale? Cos’è che non ha funzionato?
È la mia prima esperienza amministrativa in assoluto e dunque quest’anno ho dovuto faticare il doppio rispetto a tanti colleghi anche per imparare. Spesso trascorro serate e nottate su atti, statuti e delibere. Sento forte la responsabilità di questo incarico e tante volte mi sono trovata a confrontarmi su scelte e decisioni ideologiche che ritengo inopportune rispetto alle priorità di cittadini, famiglie e imprese del territorio. Ma ho trovato anche numerosi colleghi da cui sto imparando tanto, persone leali e preparate sia nel Pd che in altre compagini. Non è facile governare un municipio con oltre 300mila residenti, i problemi sono davvero tanti, soprattutto legati al quotidiano, senza contare, purtroppo, le scelte discutibili adottate in passato ed i cui nodi stanno venendo al pettine ora. Penso, solo per fare un esempio, al Pup Giulio Agricola, all’avvio dei Print, alla questione ambientale.
Per lei che proviene dal mondo del sociale e della cosiddetta società civile quali sono, a suo giudizio, i problemi più urgenti su cui dovrebbe concentrarsi l’attuale governo municipale?
Non accetto che mi si dica “questo non è di nostra competenza!” Siamo stati eletti dai cittadini per risolvere i problemi, non per fare lo scaricabarile. Se manca l’illuminazione notturna, non possiamo dire “non è di nostra competenza”; se una strada privata a uso pubblico è pericolosa, non possiamo ripetere “non è di nostra competenza”; davanti alle zone di degrado non possiamo chiudere gli occhi. E se l’immondizia invade i nostri marciapiedi, non possiamo dare la colpa agli altri. Il nostro senso delle istituzioni può, deve suscitare il senso civico dei cittadini. Dobbiamo farci carico del problema e discuterne con chi di dovere per trovare soluzioni. Una soluzione si trova sempre. Compito delle istituzioni è stare tra i cittadini, non perdersi in discussioni sterili. Complice la crisi, il livello delle esigenze si è abbassato, molte famiglie anche nel nostro municipio sono in grave difficoltà economica. Penso poi alla scuola, che rappresenta lo specchio della nostra società. Molte strutture sono in condizioni non adeguate. Spesso ci si ferma a iniziative di immagine, occorrono invece interventi concreti. E lo stesso vale anche per le continue emergenze legate alla sicurezza, ai lavori pubblici, ai rifiuti, alla viabilità, al commercio, alla vivibilità. Dobbiamo certo guardare al futuro ma senza perdere di vista la quotidianità e le difficoltà di chi rischia di rimanere indietro. Temi su cui molti consiglieri, sia a livello comunale che municipale, stanno profondendo grandi sforzi. Non sempre è facile, anche perché le risorse sono spesso contingentate.
In questi ultimi mesi si è notato un aumento della fibrillazione politica all’interno della maggioranza di centrosinistra municipale che ha raggiunto il suo acme con la creazione della commissione speciale Print varata, stando ai giornali, con una “larga intesa” fra una parte del PD e una parte del centrodestra. Secondo lei a che cosa è dovuta questa incipiente instabilità politica? Il suo stesso passaggio al gruppo misto ne è forse un riflesso?
Prima di coinvolgere la sfera politica occorre fare chiarezza. I Print sono forse l’unico strumento urbanistico che oggi consente di operare a un certo livello. Ma le riforme non si possono compiere con pacchetti preconfezionati, soprattutto quando si va a incidere sulla vita di centinaia di migliaia di persone che non sono state coinvolte nei processi decisionali. Trasparenza, partecipazione, partenariato e confronto non possono essere parole buone per uno slogan elettorale: sono un must, e oggi i cittadini vogliono partecipare, ma devono essere informati e coinvolti, non chiamati a cose fatte. Meglio scatenare il confronto prima, ascoltando tutti, anche coloro che non sono d’accordo, piuttosto che calare dall’alto decisioni prese magari da chi non vive nemmeno nel territorio in cui gli interventi dovranno essere attuati. L’istituzione della commissione speciale ha risposto proprio all’esigenza di cambiare marcia rispetto all’esigenza di trasparenza e partecipazione. I Print non si attivano con una lettera o con lo scambio di mail tra istituzioni ma devono essere il frutto di un percorso partecipato a tutti i livelli, magari anche costellato di conflitti di vedute, tuttavia sempre orientato al bene comune e non all’interesse di pochi. E il bene comune non ha colore politico, per cui il dialogo sull’esigenza di avviare un nuovo percorso è stato condiviso anche da consiglieri di altre forze, senza preclusioni.
Non c’è il rischio che la legittima dialettica dentro e fra i partiti, se non è ancorata al merito dei problemi del territorio da affrontare e risolvere, si rifletta negativamente sugli interessi dei cittadini producendo solo inutili e fuorvianti polemiche?
Il rischio c’è. Ed è legato, come dice lei, al fatto che di fronte a temi di interesse pubblico non ci si dovrebbe dividere per “partito preso” ma confrontarsi sul merito e sul metodo. Il peggior nemico del fare è l’ideologia. All’inizio della legislatura mi è stato chiesto di sostenere e di concentrarmi su iniziative di facciata mentre, nello stesso periodo, c’era da affrontare l’emergenza AEC (Assistente Educativo Culturale). A volte la politica si avvita su se stessa perdendo di vista l’obiettivo di lavorare per il bene comune, un termine davvero improprio sulla bocca di chi, dopo il consenso del voto, mette i cittadini all’opposizione. Succede a tutti i livelli ed è uno dei motivi per cui la gente si è allontanata dalle istituzioni e dalla politica, politica che io personalmente vivo con passione e impegno, come diversi miei colleghi. E in questo è davvero missione, soprattutto per chi, come noi consiglieri municipali, vive in presa diretta i problemi della gente.
Lei abita da sempre nel quartiere di Morena al di là del GRA. Un quadrante di ex borgate che si configura come la frontiera-far west del vecchio e nuovo Municipio. Quali sono i problemi urbanistici e sociali che secondo lei dovrebbero essere affrontati per dare dignità di città a quel territorio?
Se al centro del municipio c’è un problema, in periferia diventa emergenza. Vivo a Morena dal 1972. Giocavo da bambina su via Casale Agostinelli con i miei coetanei. Oggi la stessa strada è diventata una via di scorrimento pericolosa. Negli ultimi vent’anni Morena è stata fatta oggetto di speculazioni e interventi urbanistici discutibili, senza un programma, senza una logica. Ormai i lotti liberi sono pochissimi e dovremmo riappropriarci del territorio, non svenderlo per ulteriori colate di cemento. Abbiamo bisogno di punti di aggregazione, luoghi comuni in cui riacquisire una mentalità e una dignità di quartiere. Qualche giorno fa ho incontrato famiglie e amici che non vedevo da oltre un anno: tutti rimpiangevano il tempo in cui ci potevamo incontrare ogni sera per stare insieme, quando Morena non era così “affollata”. In questo senso il Print deve costituire uno strumento di riqualificazione, non di appesantimento. Ma non può essere l’unico mezzo. C’è bisogno di una politica che sappia creare le condizioni perché cresca la cultura civica, affinché anche i cittadini dei quartieri extra-Gra possano percepire l’impegno delle istituzioni e quindi essere spinti e incoraggiati a impegnarsi.
C’é poi un problema molto sentito di sicurezza: qualche mese fa in seno al comitato di quartiere è stata sollevata la questione e dopo qualche giorno, a seguito di nuovi fatti criminosi, spontaneamente un sabato mattina ci siamo ritrovati con i cittadini in via dei Sette metri, all’angolo con via di Torre Morena, e contestualmente è stata avviata una raccolta di firme per sollecitare interventi del municipio. Insieme a me c’erano anche i consiglieri Monica Lozzi e Rocco Stelitano. Anche grazie al comitato di quartiere, si è arrivati a oltre 5.000 firme. Nel frattempo, con Monica Lozzi, ci siamo attivate con i vigili urbani – che ringrazio di cuore per il loro quotidiano impegno – per portare a Morena un distaccamento della polizia municipale. Personalmente, insieme ai consiglieri Lozzi e Poli, ho consegnato nelle mani della Presidente Fantino le firme dei cittadini e, dopo due mesi, è stato eseguito un sopralluogo a Morena, sia per la sicurezza che per l’emergenza Ama. In consiglio è stata presentata ex articolo 58 una mozione per l’installazione di telecamere di sicurezza. Si dice che Morena sia un quartiere spento, ma questa iniziativa dimostra che cittadini e famiglie, se coinvolti, partecipano. Le istituzioni, quindi, a mio avviso hanno il compito di accompagnare, stimolare, incoraggiare l’impegno civico e la sussidiarietà.
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