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La Diva Giulia

Giulia Bongiorno è diventata, grazie alla Lega di Salvini, ministra della Repubblica. Il suo dicastero è quello della Pubblica amministrazione. E’ del tutto naturale che la ministra proveniente dalla destra nazionale postfascista abbia trovato collocazione e promozione nella nuova destra xenofoba del gaglioffo leader leghista. La signora Bongiorno, come si ricorderà, giunse alla luce della ribalta con la difesa, come avvocato di riserva, di Giulio Andreotti accusato di collusioni con la mafia siciliana e processato a Palermo. E’ ancora nell’aria il suo grido “assolto, assolto, assolto” al primo sentire del definitivo giudizio della Cassazione il 15 ottobre del 2004. Solo che Andreotti era stato assolto solo per una parte delle accuse che riguardavano il periodo di tempo successivo al 1980. Mentre per il periodo precedente il Divo Giulio fu prescritto per decorrenza dei termini, sebbene riconosciuto colluso con “Cosa Nostra” alla stregua di un vero e proprio partecipe. Insomma l’inossidabile leader democristiano godette della cosiddetta e magica “prescrizione”.

Perciò è ovvio che l’avvocata-ministra, sebbene il suo campo ministeriale non sia la giustizia, si opponga all’eventualità di una riforma dell’istituto suddetto che fu così benefico e salvifico con il suo illustro e storico patrocinato. E continuò a esserlo per tutti quei potenti che in questi anni hanno potuto pagare fior di avvocati per tirare a lungo i processi e guadagnare così l’agognata meta prescrittiva, ma non quella dell’innocenza. “Bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio – ha detto ieri la diva Giulia – significa mettere una bomba atomica nel processo penale e io questa cosa non posso accettarla e non posso non segnalarla”. La “bomba fine di mondo” sarebbe ridurre la possibilità ai potenti di farla franca e di ristabilire che, almeno a livello formale, “la legge è uguale per tutti” com’è scritto di solito nelle austere aule giudiziarie.

Ha ragione, Se passasse un simile obbrobrio sarebbe un “bongiorno” per la giustizia e lei sarebbe costretta a cambiare cognome in “Bonanotte”.

 

Aldo Pirone


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