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La Nazionale del calcio ancora non si è desta

Se è stato solo un periodo no, aspettiamo di godere della resurrezione con la Svizzera

Eh no, cara Nazionale, non ci siamo proprio. Dopo tanta aspettativa, interviste, promesse di bel gioco, attesa dello spettacolo, ad oggi abbiamo visto solo un grande portiere ed un passaggio agli ottavi come seconda del girone, dopo aver sofferto con l’Albania, subìto dalla Spagna una lezione di calcio giocato, nonché un pareggio sofferto con la Croazia, trovando, con molta fortuna una rete nei minuti di recupero, che non permettono di chiamare quel gol “in zona Cesarini”, ossia quello scorcio di gara che un tempo era più volte sfruttato dal grande Renato Cesarini, con cittadinanza Argentina, giocatore della Juve e naturalizzato italiano per la Nazionale, essendo di fatto nato a Senigallia ed emigrato bambino in Sudamerica. 

Oggi i gol, acciuffati per il rotto della cuffia a tempo scaduto, portano impropriamente il nome di zona Cesarini, invenzione moderna, collocata negli sgoccioli di partita, là dove in più di un’occasione lui riusciva a segnare. Ma per lo più, i tifosi ricordano col suo nome la zona (che chiamerei piuttosto della sofferenza e disperazione) anziché il giocatore. 

Non ci siamo, perché quella rete del vantaggio albanese a freddo, propiziata dallo svarione difensivo, dopo una rimessa effettuata dall’Italia, è indice di pressapochismo e scarsa concentrazione che non si giustificano; così come il gol della Croazia, dopo che il nostro Gigio Donnarumma aveva parato l’ennesimo rigore, rimediando ad una mano in area del tutto gratuita, senza che qualcuno dei giocatoti azzurri s’incaricasse di spazzare via dall’area di porta il pallone respinto dal portiere. 

Non ci siamo, perché stimo Spalletti come uomo e allenatore, ma è chiaro che la qualità degli uomini a disposizione non è all’altezza; oppure il Mister non si è speso a sufficienza per caricare il loro spirito di combattenti, data l’indolenza della squadra nella scarsa visione del gioco, incerta su che cosa fare della palla, ritrovandosela tra i piedi.

 Sono troppo severo? No, solo annoiato dallo spettacolo e deluso dopo tutto il tempo dedicato da stampa e televisione, da giornalisti, calciocapitori e tifosi ad una equipe, finora scarsamente squadra, più simile direi ad una schiappa.

 Se è stato solo un periodo no, aspettiamo di godere della resurrezione con la Svizzera, un collettivo, ahimè, finora compatto e ben registrato.

 Sarei pronto e anche felice di fare ammenda e rimangiarmi una, per una, le critiche espresse per l’insoddisfazione fin qui patita. Sperare non costa niente.  


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