Municipi: , | Quartiere:

L’arte sui muri e per le vie del Quadraro

Un museo e una pinacoteca all’aperto che cresce pian piano e che trasforma il degrado in bellezza

“L’arte è autoconoscenza dello Spirito attraverso forme sensibili”, diceva e insegnava il grande filosofo tedesco Hegel e, poiché questa affermazione gli appariva fin troppo sintetica e, probabilmente, per il grande pubblico degli indotti, difficoltosa da comprendere, cercò di spiegarne il significato nelle sue monumentali Lezioni di Estetica (pubblicate postume dagli allievi), un ponderoso “mattone” di ben 1400 pagine (nell’edizione italiana di Einaudi).

In realtà, se pensiamo che il pensatore di Stoccarda con la parola “Spirito” non intendeva certamente lo Spirito Santo (che non sappiamo bene dove sia di casa, anche se qualcuno afferma che esso si posa dove vuole), bensì lo spirito umano (e cioè i suoi sentimenti, la sua volontà, la sua razionalità, il suo sapere, la sua scienza, le sue capacità tecniche e artistiche, le sue leggi, le sue produzioni in tutti i campi della vita sociale e culturale, ecc.), la frase sopra riportata ci risulta di una chiarezza cristallina.

L’uomo, cioè, anche (o soprattutto) nell’arte non fa altro che “manifestare” se stesso e pertanto “conosce” se stesso, adoperando le molteplici modalità e gli innumerevoli strumenti (colori, linee, volumi, suoni, ritmi, materiali di vario genere, ecc.) che si trova a disposizione. L’arte è quindi attività essenzialmente e profondamente umana, che tende ad esprimersi ovunque, al chiuso e all’aperto, in uno studio e nelle piazze, in teatri e sale da concerto, nelle strade e sui muri delle case.

Ecco l’origine di una forma d’arte nuova e, nello stesso tempo, antica come la “street art” della quale, in quanto arte popolare e alla portata di tutti, abbiamo significativi esempi soprattutto nei quartieri di periferia; quartieri nei quali, non esistendo studi, sale espositive, pinacoteche, musei o altri luoghi deputati, ufficialmente e istituzionalmente, alla produzione e alla fruizione artistica, si fa di necessità virtù: si adoperano i muri come studi, tele e sale espositive.

Ne abbiamo un ottimo esempio in un quartiere a noi molto fisicamente e topograficamente vicino: il Quadraro Vecchio. Se volete godere la visione di bei prodotti artistici, creati da sconosciuti o semi-sconosciuti pittori che rivelano un notevole livello di capacità tecnica ed un grado profondo di intuizione estetica, fatevi una passeggiata per strade come via dei Quintili, via degli Ortensi, via dei Pisoni, via dei Ciceri, via dei Lentuli, Largo dei Quintili, via Columella e via elencando.

Fate però questa passeggiata di sera, dopo il tramonto, al buio, magari di domenica (come ho fatto io ieri sera), con i muri illuminati dai lampioni stradali e quando il traffico dei veicoli si è ridotto ad un decimo della consueta “dose” quotidiana di anidride carbonica; vi accorgerete che quello “spirito” (sia esso santo oppure profano) si è posato ed aleggia anche in un quartiere che ad un occhio poco esperto potrebbe apparire pieno di “sacche” di degrado e di altre schifezze; vi accorgerete che il caro Vecchio Quadraro è tutt’altro che un Non-luogo, come vorrebbe, con una certa faciloneria, una moderna e fin troppo sopra-valutata corrente sociologica.

Al Quadraro la street art, da alcuni anni, sta aumentando il numero delle sue creazioni e, soprattutto, sta elevando il livello estetico dei suoi prodotti, mescolando e rielaborando con originalità le lezioni delle migliori correnti artistiche moderne e post-moderne, avanguardistiche e neo-avanguardistiche.

Per chi è in grado di vedere al di là delle linee, delle figure e delle macchie cromatiche, non è difficile scorgere le vere e proprie “citazioni” di stilemi provenienti dal futurismo, dal cubismo, dall’astrattismo, dal surrealismo, dal neo-realismo, dall’iperrealismo, dall’informale e chi più ne ha più ne metta.

E’ ormai un caleidoscopio di immagini e di forme geometriche, il vecchio caro Quadraro, una sorta di concetto geografico-sentimentale (come lo ha definito lo scrittore Roberto Carvelli, autore di Perdersi a Roma), oppure, meglio, “uno stato d’animo”, definizione di Fernando Acitelli, autore di Sulla strada del padre, il quale ha anche aggiunto: “Le case intoccabili del Quadaro, quei villini di cui si coglie l’antica stabilità, la lesena definitiva, la carezza della prima mano d’intonaco, il pergolato che prende a distendersi su un lato senza finestre, a definire un orto, rifugio di quiete e di fresco”.

Bene, se questo quartiere è uno stato d’animo, mi piace aggiungere che è un animo traboccante di creatività, un animo che tende ad “oggettivarsi” in belle e significative immagini, tali da abbellire i muri e l’intero quartiere che, dal punto di vista architettonico (anche l’architettura è una forma artistica), è fatto – come scrive Carvelli – di “libertà monocellulare pianificata”; tutto il contrario della serialità dei villini a schiera “che omologa il desiderio di indipendenza in un concetto-alveare in cui tu che compri hai l’impressione di aver scelto quello che, in definitiva, ti ha scelto”.


Questo articolo è stato utile o interessante?
Sostieni Abitarearoma clicca qui! ↙

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scrivi un commento