Mummia-mania. Scoperte due falsi ai Musei Vaticani

Gli studiosi hanno dimostrato che i reperti risalgono all' epoca napoleonica

Imitare l’originale e creare un falso non è una moda dell’epoca contemporanea. Sia nei tessuti che nei reperti antichi, le epoche passate hanno dimostrato che copiare qualcosa che non si può avere e generare meraviglia negli altri, è un difetto dell’uomo.

Circa un anno fa, la studiosa e direttrice della sezione Antichità Egizie e del Vicino Oriente del Vaticano Alessia Amenta, insieme al Laboratorio di diagnostica coordinato da Ulderico Santamaria e dai sui collaboratori Fabio Morresi e Sveva Longo, hanno dimostrato che le due mummie esposte ai Musei Vaticani erano dei falsi. Ma non dei falsi contemporanei, bensì di epoca napoleonica. Grazie alle moderne tecniche di studio dei materiali antichi ed una semplice tac, gli studiosi hanno smascherato un abile falsario dell’Ottocento.

Mummia. Foto da sito Musei Vaticani“Le bende sono di epoca faraonica (2.000 a. C.), ma ricoperte di una resina che non si trova in Egitto ma in Europa. Il volto infantile è modellato e dipinto su una copertura in cartonnage, a cui è sovrapposta una lamina di stagno spalmata di resina gialla per conferire una doratura antica: una tecnica tipica dell’Ottocento inglese. La Tac ha rivelato – afferma Amenta – che dentro le bende c’era una tibia umana, ma di adulto e di epoca medievale. Un assemblaggio studiato per ingannare i collezionisti sprovveduti”.

La ricerca delle mummie iniziò con il Grand Tour e con la scoperta della Stele di Rosetta nel 1799 e la conseguente decifrazione della scrittura geroglifica ad opera di Jean-Francois Champollion nel 1822. La frenesia della ricerca dell’antico e la gioia di riportare a casa da quei luoghi magici e ricchi di storia qualche oggetto da tenere in bella mostra nel salotto padronale, si trasformò in una vera e propria mania.

tac_mummia. Foto da Musei VAticaniPurtroppo, la maggior parte delle volte, non si era fortunati e quindi nelle terre egiziane si trovavano solo bende. E allora si ricorreva alla creazione di veri e propri falsi. Gli studiosi affermano che “Sparsi in una ventina di musei, si contano una quarantina di esemplari di questa particolare tipologia di mummie che gli Egittologi hanno comunemente indicato come “mummie di bambino” o “mummie di animali”.

La ricerca portata avanti dalla dott.ssa Amenta, in collaborazione con il Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro dei Musei Vaticani, rientra nell’ambito del “Vatican Mummy Project”, il progetto interdisciplinare di studio delle mummie umane conservate presso il Reparto Antichità Egizie e del Vicino Oriente dei Musei Vaticani.


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