Categorie: Cronaca
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Riaperto il caso Cucchi dopo nuove testimonianze di due carabinieri

I due appuntati scelti hanno raccontato elementi molto rilevanti al fine delle indagini

Finalmente arrivano testimonianze decisamente rilevanti sul caso Cucchi. A parlare sono due militari e le loro dichiarazioni hanno spiccatamente tuonato “rompendo” una disgustosa barriera di omertà.

L’appuntato scelto dei Carabinieri R.C. (queste le, ricorda quel 16 ottobre 2009 in maniera chiara e sottolinea molti aspetti importanti pur non avendo assistito al presunto pestaggio: “Ricordo il maresciallo Mandolini arrivare in ufficio con passo veloce. In quel periodo ero al comando di Tor Vergata. Aveva la faccia tesa. “Come stai?”, gli chiesi. Si mise la mano sulla fronte: “È successo un casino, i ragazzi hanno massacrato un ragazzo arrestato”. Era preoccupato e scosso, mi salutò e andò nell’ufficio del mio comandante, Mastronardi”.

Prosegue il carabiniere: “Non sapevo chi fosse Cucchi, ma quando in tv ho sentito della morte di quel ragazzo ho capito che la persona massacrata di botte era quella di cui parlava il maresciallo Mandolini che il 16 ottobre venne di corsa alla stazione Tor Vergata per parlare col mio comandante”. E ancora: “Il figlio di Mastronardi, Sabatino, anche lui carabiniere alla stazione Tor Sapienza, parlando del caso Cucchi mi disse: “ho visto questo ragazzo male male. Mamma mia come l’hanno ridotto”. La notte dell’arresto Sabatino ha visto Cucchi massacrato di botte e mi disse che non volevano tenerlo nelle celle della caserma per come era combinato. “Me l’hanno portato messo male, era in pessime condizioni.”

UnknownStando a questa ricostruzione, Cucchi fu prelevato dalla sua abitazione dopo la perquisizione di prassi avvenuta intorno all’1:30 di notte (i genitori asseriscono di averlo visto andare via in buone condizioni fisiche) portato alla stazione dei Carabinieri Appia fu pestato e poi trasportato alla caserma Tor Sapienza. Secondo quanto scrive L’Espresso, tutti i militari in servizio quella notte furono “presi a verbale” dalla procura, ma tre di loro mentirono, e pochi giorni fa sono stati interrogati avvalendosi della facoltà di non rispondere.

La seconda, pesantissima, ricostruzione, la fornisce l’appuntato scelto M.R.: “Ero insieme al comandante Mastronardi, mi aveva preso come una figlia e gli facevo da autista. Arrivò da lui in mattinata il collega Mandolini e disse: “I carabinieri lo hanno massacrato di botte”. Dei carabinieri non si erano regolati e avevano massacrato un arrestato e poi avevano cercato di scaricarlo. Ricordo che Mastronardi dopo quel colloquio per giorni ripeteva, mentre eravamo insieme, “guarda che coglione Mandolini, guarda che ha combinato”.

Io penso che il maresciallo andò da Mastronardi perché è un comandante molto influente, molti ufficiali e politici si rivolgono a lui per favori, sia medici, per il vicino Policlinico Tor Vergata dove conosceva tutti, sia per le lauree dei sottuficiali. Quando uscì in tv la notizia della morte di Cucchi ricollegai tutto, ma non sentii mai più nessuno parlare del caso”. “Non mi venne in mente di chiedere spiegazioni, non mi sarebbe mai venuto in mente di chiedere a un mio superiore. Tanto tutti sapevano. Io ci mangio con questo lavoro ma sulla coscienza ho un peso: nessun carabiniere è stato mai toccato per questo caso”.

Schema della colonna vertebrale
Schema della colonna vertebrale

Intanto da una nuova consulenza, consegnata venerdì 11 settembre 2015 ai magistrati, emergono nuovi particolari. Stefano Cucchi aveva una frattura recente a livello lombare, ma non fu mai presa in considerazione dai periti della Corte di primo grado perché catalogata come pregressa, tradotto in parole più semplici, avvenuta diverso tempo prima della notte del 16 ottobre.

Il professor Carlo Masciocchi, Presidente della società italiana di radiologia, è colui che ha formato tale documento, scrivendo anche nella nota: “Ho la forte sensazione che sia stato esaminato un tratto di colonna vertebrale che include solo metà soma di L3.” Senza scendere in particolari medici che non ci competono, spieghiamo che la L3 è la terza vertebra lombare atta al mantenimento e alla stabilità della curva lombare.

Grazie a queste denunce, registrate su nastro e fornite dal legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, la procura di Roma ha deciso di riaprire il caso. Anche la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, che dall’inizio sta battagliando per avere giustizia ha commentato dicendo: “La verità sta vendendo a galla.”

Che sia effettivamente la volta buona, che si renda veramente giustizia a questo ragazzo strappato alla vita senza alcun motivo e che escano fuori i volti di chi fino ad oggi si è nascosto dietro un silenzio codardo.


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