

Il litorale laziale ha vissuto ieri una mattinata di sciopero balneare che ha lasciato più di un punto interrogativo. Da Ostia a Fregene, i balneari hanno lanciato una mini-serrata dalle 7.30 alle 9.30, ma la partecipazione è stata fiacca. Molti stabilimenti hanno deciso di ignorare l’azione, portando a una protesta che alcuni hanno definito “gentile” e quasi invisibile.
Edoardo Moscara, concessionario dello stabilimento Belsito di Ostia e voce di Fibe – Confcommercio di Roma, ha definito la manifestazione come una protesta a basso impatto.
“Se il Governo e il Parlamento vanno in ferie senza risolvere la questione delle concessioni balneari, noi chiuderemo gli ombrelloni,” afferma Moscara, sottolineando il malcontento del settore.
Il cuore del problema è la crisi delle concessioni balneari italiane, in sospeso a causa di una procedura di infrazione europea. “Dopo due anni di attesa, vogliamo risposte chiare e definitive per 30 mila imprese,” incalza Moscara. Tuttavia, la protesta non ha avuto l’effetto desiderato.
A Ostia, dei 45 stabilimenti affiliati a Federbalneari, molti hanno mantenuto aperti lettini e ombrelloni come se nulla fosse.
Anche a Fiumicino, nonostante la protesta, i lidi sono rimasti aperti, con un flash mob in mare che ha visto i bagnini di salvataggio in pattini e trombe, ma senza chiusure prolungate.
Il Codacons ha bocciato la protesta come un flop totale. “La chiusura di due ore di stabilimenti è stata deludente e non ha raggiunto gli obiettivi sperati. Scioperare durante la stagione estiva si dimostra una scelta sbagliata, accolta con freddezza dai consumatori e dai gestori,” ha dichiarato l’associazione.
In sintesi, la tanto attesa protesta balneare si è dissolta in un’azione che ha colpito poco e niente, lasciando il settore con più domande che risposte e una sensazione di frustrazione palpabile.
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