

Troppi ritardi nelle diagnosi delle neoplasie della pelle
Il 2 luglio 205 presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro (piazza Capranica), si è tenuto l’evento ‘Tumori della pelle, c’è neo e neo. L’importanza della diagnosi precoce ma solo per i pazienti a rischio’.
L’incidenza del melanoma in Italia è in costante aumento. Nel 2020 si sono registrati 14.900 nuovi casi, ma si stima che nel 2025 la soglia supererà i 17mila. Si tratta di un incremento annuo del 5%, che preoccupa medici e istituzioni. Ne abbiamo parlato anche in un precedente approfondimento dedicato ai dati 2024 e alla situazione nel Lazio. Insieme al melanoma, crescono anche altre forme di tumori cutanei come il basalioma, che colpisce circa una persona su mille, e il carcinoma spino-cellulare, con 22-23 casi ogni 100mila abitanti.
Nonostante la pericolosità, la buona notizia è che circa l’80% dei tumori della pelle può essere trattato efficacemente con una semplice asportazione chirurgica, se diagnosticato precocemente. Ma proprio sul fronte della diagnosi tempestiva si concentrano le maggiori criticità.
Durante l’evento di oggi è emersa la crescente difficoltà nell’accesso tempestivo ai servizi dermatologici. La domanda di visite specialistiche è in aumento, mentre le risorse sanitarie continuano a ridursi, con conseguenti ritardi che compromettono l’efficacia delle cure.
«Ancora una volta il potenziamento delle risposte sanitarie si può ottenere non solo con il miglioramento degli interventi terapeutici e con l’innovazione», ha dichiarato la senatrice Daniela Sbrollini, vicepresidente della Commissione Affari sociali e Sanità del Senato, «ma anche intervenendo in modo incisivo sull’efficientamento dell’organizzazione dei servizi sanitari grazie al quale le diagnosi di patologie severe come i tumori della cute potrebbero avvenire con tempistiche più idonee a garantire esiti terapeutici positivi, incidendo anche sul contenimento della spesa».
Secondo il comitato tecnico-scientifico dell’Intergruppo parlamentare, basterebbero modifiche organizzative mirate per ridurre significativamente i tempi di diagnosi. Una delle principali criticità, ha spiegato il professor Marco Ardigò, ordinario di Dermatologia all’Humanitas University di Milano, è l’eccesso di richieste non giustificate di visite dermatologiche: «Accade sempre più spesso che le visite dermatologiche vengano richieste senza ragioni fondate… Questo fenomeno produce un serio ingolfamento delle liste d’attesa, generando il ritardo diagnostico e gestionale per quei casi particolarmente a rischio».
Alla base di questa tendenza ci sono scarsa consapevolezza sull’importanza del controllo dei nei e una certa riluttanza nel consultare il medico di base. Anche i comportamenti individuali, spesso scorretti, aumentano il rischio: esposizione eccessiva al sole, uso improprio di creme solari, abbigliamento non protettivo per i soggetti a rischio e ricorso a lampade abbronzanti. A sottolinearlo anche la campagna Save Your Skin, promossa da SIDeMaST e La Roche Posay, che porta screening gratuiti in numerose città per sensibilizzare i cittadini.
«La prevenzione primaria, quindi la protezione dal sole, in particolare dalle scottature e da un eccesso di esposizione – ha osservato il professor Giovanni Pellacani, presidente SIDeMaST – deve iniziare dall’età scolare, quando la pelle è più sensibile. Infatti, avere due scottature in adolescenza aumenta notevolmente il rischio di sviluppare un melanoma in età adulta».
In quest’ottica, si evidenzia il ruolo cruciale della medicina generale. Il primo filtro, spiegano gli esperti, deve essere rappresentato dal medico di base, che dovrebbe essere formato adeguatamente nella valutazione dermatologica di primo livello. «La prevenzione primaria, nel contrasto dei tumori cutanei, è uno dei ruoli cruciali che deve svolgere il medico di medicina generale», ha affermato Gianmarco Rea, segretario regionale Simg Lazio. «La formazione, operata anche dalla Simg ai propri iscritti, verte proprio in tal senso… oltre che nell’uso del dermatoscopio».
Il ritardo nella diagnosi può comportare conseguenze gravi: peggioramento della prognosi, necessità di interventi più invasivi, rischio di metastasi e ripercussioni psicologiche. «Avremmo certamente meno diagnosi tardive – ha dichiarato Monica Forchetta, presidente dell’Associazione Pazienti Italia Melanoma – se vi fossero più campagne di sensibilizzazione sul pericolo rappresentato dai tumori cutanei. Sarebbe indispensabile, perché il melanoma è ancora sottovalutato nonostante l’aumento della sua incidenza specie tra i giovani».
Infine, i relatori hanno proposto due interventi operativi per favorire la diagnosi precoce: il riconoscimento di un codice Lea per prestazioni fondamentali come la Microscopia Confocale in vivo, la Total Body Photography digitalizzata e la Videodermatoscopia digitale.
L’obiettivo condiviso è agire rapidamente con misure concrete – organizzative, formative e di comunicazione – per indirizzare in modo più efficace la risposta del sistema sanitario nella prevenzione e nella diagnosi dei tumori della pelle.
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